Narcotizzati e bruciati vivi

Lo spaccio di eroina dietro l'orribile delitto di Porta Nuova Lo spaccio di eroina dietro l'orribile delitto di Porta Nuova Narcotizzati e bruciati vivi Vittime due tunisini, via al processo Narcotizzati e bruciati vivi: questa l'orribile fine di due tunisini, Mohammed Arfaqui detto Gaera, e Mohsen Boularees, rimasti intrappolati, la notte del 23 febbraio del '93, nel vagone ferroviario al quale i trafficanti avevano dato fuoco. Ieri in corte d'assise è cominciato il processo ai presunti responsabili della duplice esecuzione. Si tratta di tre tunisini: Monder Ansi, 20 anni, Ali Ben Imed, 24 anni, e Mohammed Hajammed, 29 anni, ritenuti gli esecutori materiali, di Mario Melodoro, 49 anni, originario di Manduria, come mandante, e della sua convivente Luciana Ghiberti, 29 anni. Melodoro è stato arrestato nell'aprile del 93 perché accusato dalla Procura di Palmi di essere uno degli affiliati della cosca Cataldo Comisso, il clan che distribuisce cocaina e eroina dalla Calabria al Piemonte. A Torino, Melodoro è ritenuto il boss che smerciava in città utilizzando spacciatori tunisini. La vicenda di cui si occupa il processo è ambientata al fondo della stazione di Porta Nuova, dietro il Lingotto, tra carri ferroviari in disuso, un angolo della città diventato rifugio per gli extracomunitari appena arrivati in città. Le due vittime erano nel giro della droga e avrebbero fatto quella orribile fine proprio per non aver saldato un debito con Melodoro. Gaera si era rifiutato di restituire dodici milioni al boss per una partita di droga perché la merce non era «buona». Qualche giorno prima del raduno nel carro ferroviario lo aveva minacciato con ima pistola. Secondo l'ac¬ cusa, la sera del 23 febbraio, Melodoro accompagnato dai tre tunisini, aveva dato appuntamento a Gaera e al suo amico Mohsen Boularees per chiarire la questione. Si erano messi a discutere accanto ad un fuoco acceso nel carro. Melodoro aveva offerto una dose in segno di pace, poi una birra. I due tunisini l'avevano tracannata senza sapere che la bevanda era drogata: dentro erano state sciolte 25 pastiglie di Roipnol, Dopo averli narcotizzati, è scattata la vendetta: qualcuno dei presenti ha dato fuoco al pagliericcio dove giacevano i due tunisini, poi il quartetto si è allontanato. Alle 3 di notte un ferroviere diede l'allarme. Ma quando arrivano sul posto i vigili del fuoco trovarono solo le lamiere contorte del carro e tra i detriti fumanti i corpi dei due disgraziati, irriconoscibili. Ieri è stato sentito il vicequestore Dispenza che aveva condotto le indagini. Oggi toccherà agli agenti di polizia giudiziaria e ai vigili del fuoco intervenuti sul luogo del delitto. Mario Melodoro personaggio non nuovo alle cronache giudiziarie è accusato di essere il mandante dell'esecuzione

Luoghi citati: Calabria, Manduria, Piemonte, Torino