Dava via libera ai rifiuti proibiti
Arrestato dirigente Amiat addetto ai controlli della discarica di via Germagnano Arrestato dirigente Amiat addetto ai controlli della discarica di via Germagnano Dava via libera ai rifiuti proibiti In cambio di un miliardo Un malaffare sulla spazzatura da 15 miliardi in tre anni. E per il quale le mazzette sinora scoperte ammontano a un miliardo tondo. Le contropartite: un danno ambientale e uno economico per i cittadini. Di «Rifiutopoli» non è che l'inizio. Lo scandalo scoppia ieri mattina quando gli uomini della polizia giudiziaria prelevano Giovanni Melano dal suo ufficio di dirigente dell'Amiat, l'azienda municipalizzata che si occupa dello smaltimento della spazzatura dei torinesi. Poco prima delle tredici l'uomo compare scortato in Procura, seguito dalla sua amica sentita come teste. Cinquant'anni, originario di Pieve di Scalenghe, Melano appare sconvolto. Parte dal suo caso la collaborazione fra il pool truffe ambientali e le due procure torinesi: un imprenditore pentito, di cui non è stata rivelata l'identità, lo ha accusato confortato dalla testimonianza di un collega e collaboratore - di avergli passato per tre anni, fra la fine del '90 e il 1993, trenta milioni il mese per scaricare nella megadiscarica di via Germagnano 12 mila tonnellate di immondizia tossico-nociva che là non avrebbero mai dovuto finire per tanti motivi. Mentre «mister miliardo» veniva accompagnato in carcere, alle Vallette, emergevano i contenuti del nuovo scandalo che minaccia ben più di un funzionario pubblico, politici e chissà quant'altri. Questa non è l'unica indagine sulla corruzione in «Rifiutopoli» e gli imprenditori che collaborano sono almeno due. I sospetti sono quasi certezza. La dice lunga che il responsabile del trattamento dei rifiuti e (sic!) e della valorizzazione delle risorse abbia messo in tasca un miliardo in soli tre anni e avuti da un solo imprenditore dello «smaltimento spazzatura». In via Tasso dicono a mezza bocca: «Probabilmente doveva spartire quel denaro con qualcun altro». Perché meditasse sul suo improvviso increscioso destino, il pm Giuseppe Ferrando ha spedito subito Mellano in carcere. Senza interrogarlo. 11 suo legale, Gian Andrea Giordano: «Gli ho parlato, si difende». Il gip Simonetta Rossotti lo sentirà domani Le cose sono andate così: nella stanza del pm Cesare Parodi, magistrato della Procura presso la Pretura, finisce un imprendi tore torinese del settore «am masso e cernita dei rifiuti». E' indagato per truffa ambientale Vuole patteggiare: «Qui sotto c'è bel altro. Avevo un problema di autorizzazione e mi hanno nidi cato un certo dirigente». Così co mincia a raccontare del lussuoso «stipendio» a Melano che, in cambio, si incaricava di far entrare nella discarica dell'Amiat rifiuti tossici-nocivi (in gran parte resine fenoliche, scarti della produzione di carte per alimenti e con proprietà cancerogene) facendoli passare per innocua spazzatura urbana, per di più «prodotta» in città e non nel Cuneese, da cui invece proveniva. Il danno è enorme. Il corruttore risparmiava sul costo di smal- timento sino a mille lire il chilo. E il percolato (brutto tecnicismo che identifica il liquido prodotto dal deposito dei rifiuti) di quei pericolosi fenoli è stato incanalato nelle condotte del depuratore Po-Sangone. «Per fortuna la discarica è sicura per quanto riguarda il possibile inquinamento delle falde acquifere - commenta l'assessore Vernetti - ma per l'impianto di depurazione, che è anche cosa nostra, il danno è altrettanto sicuro». E poi c'è il problema, a carico della collettività, dell'anticipato e illegale esaurimento della discarica, previsto «oltre il Duemila», notizia del direttore Amiat, Guido Silvestro. Il Comune dovrà spendere fior di quattrini per allestire un'altra discarica e il danno, in questo senso, è ancora lontano dall'essere identificabile. I regi¬ stri dell'azienda municipalizzata verranno passati al setaccio (ieri la polizia giudiziaria ha perquisito gli uffici), ma almeno in questo caso sembra che Melano si adoperasse per predisporre la documentazione truccata per le autorizzazioni al trasporto dei rifiuti in via Germagnano e poi la facesse sparire. Alberto Gaino Neil' impianto 12 mila tonnellate di scorie tossiche in tre anni Giovanni Melano, dirigente Amiat, entra in Procura dove è stato interrogato dal pm Giuseppe Ferrando (a fianco)
Luoghi citati: Scalenghe
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