Pico un eretico nel cosmo di Umberto Eco

A 500 anni dalla nascita, Mirandola celebra il grande umanista A 500 anni dalla nascita, Mirandola celebra il grande umanista Pico, un eretico nel cosmo Umberto Eco.- ci ha spinti verso l'ignoto MIRANDOLA DAL NOSTRO INVIATO «Non ti ho fatto né celeste né terreno né mortale né immortale affinché, quasi di te stesso arbitro e sommo artefice, tu possa scolpirti nella forma che avrai preferito. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori proprie dei bruti, potrai rigenerarti secondo la volontà del tuo animo...». Ha la voce rotta dalla commozione, Eugenio Garin mentre conclude la sua prolusione citando il celebre passo dell'Orazione della dignità dell'uomo di Pico della Mirandola: «Se l'esistenza dell'uomo ha un senso - fa osservare -, non può essere che sul piano di questa personale liberazione». Garin, che dagli Anni 30 studia Pico, rompe l'impazienza del teatro di Mirandola, gremito fin sul loggione per la prima di sei giornate di studio dedicate al grande umanista a 500 anni dalla morte. Il suo intervento mette fine ai fischi lanciati contro Felicia Bottino, assessore regionale alla Cultura della Regione Emilia Romagna che, nei saluti, aveva «usato» il Rinascimento per condannare «l'effimero» di questo governo. Sul palco c'è anche Umberto Eco, che scherza quando prende la parola, paragonando Garin a Claudia Schiffer: «Dopo di lei, a un concorso di bellezza è inutile sfilare». Si addentra in una analisi molto tecnica sul recupero operato da Pico nei confronti della lezione cabalistica di Raimondo Lullo, il teologo trecentesco che sognava di ottenere per mezzo dell'arte combinatoria su pochi elementi primi una comprensione totale della realtà. Eco parla per un'ora, con abbonandanti citazioni latine che spesso non traduce, creando qualche sgomento fra il pubblico. E' distratta anche Carol Pico, svizzera, ultima discendente di Giovanni. Attentissimi, invece, papà e mamma Pivetti, di queste parti, che hanno atteso invano la figlia bloccata a Roma dalla Finanziaria. Ma Eco si riscatta dagli sguardi interrogativi con la solita frustata geniale: Pico, recuperando Lullo, spinge l'uomo verso l'ignoto; è stato lui, con i suoi scritti, a far esplodere il bisogno di indagare i misteri del cosmo. Poche parole per riaprire un nuovo capitolo da discutere, da indagare su Giovanni Pico, morto a 31 anni, forse avvelenato a Firenze il giorno stesso in cui Carlo Vili giunge in città abbattendo la repubblica savonaroliana. Amico di Lorenzo il Magnifico, del Polizano, di Marsilio Ficino, grande collezionista di testi ebraici, in fuga verso Parigi perché imputato di eresia - accusa dalla quale lo assolverà Papa Borgia - diventa fervente sostenitore del Savonarola. Una vita avventurosa, passata attraverso il rapimento di una donna aretina già sposata con successiva battaglia, morti e biasimo. Elementi che lo fanno soggetto di aneddotica e banalità nell'800. E' il ragazzo bizzarro che si occupa di occultismo, cabala, astrologia, cianfrusaglie ebraiche e che ha una grande memoria. Deve arrivare il primo decennio del '900 perché lo si riscopra. Gli studi partono dalla Germania. E non è un caso che l'approfondimento continui negli anni bui del nazismo, commenta Garin: «Pico è l'uomo che si fa accusare d'eresia per il suo edificante progetto di pace filosoficoreligiosa. E' il nobile filosofo che porta a Roma 900 tesi (novecento, numero magico) da discutere per fondare un nuovo incontro spirituale fra gli uomini dimostrando loro, attraverso un discorso razionale, la sostanziale convergenza delle varie dottrine». E' l'uomo che salva l'astrologia vera da quella divinatrice, la magia buona dalla cattiva: le 26 Conclusioni di Pico sulla ma¬ gia approvano le condanne della Chiesa quando colpiscono la «magia comune» del tempo, perché basata sui demoni; la sua, al contrario, è legittima, perché è «magia naturale», viatico per la conoscenza teologica, che opera unendo e così attivando, forze che altrimenti sono disperse tra terra e cielo. Alla sua origine - come spiegherà nei prossimi giorni lo studioso americano Brian Copenhaver - sta la grazia divina. Dopo di lui un altro Pico seguirà le stesse orme, negli studi e nell'avventura dell'esistenza. Giovanfrancesco, suo nipote e primo biografo, «personaggio greve», come lo definisce Garin, è ancora tutto da scoprire. Verrà presentato qui, nei prossimi giorni, con nuovi studi. Nella mitologia locale è il «cacciatore di streghe», pensatore illuminato che però mandò al rogo decine di persone al fianco dell'inquisitore e che fece rinchiudere una suora nella torre del suo castello perché la sentiva in odore di santità e non voleva si corrompesse. Il castello dei Pico è vicino al teatro dove si tiene il convegno. Ma «Pico» era anche il nome del cinema a luci rosse allestito nel maniero di famiglia e chiuso di recente perché la torre è pericolante. Forse, beffa della storia, è proprio quella della suora di Giovanfrancesco. Pier Luigi Vercesi Al convegno Garin e l'ultima erede dell'umanista, morto avvelenato a 31 anni P v > Giovanni Pico della Mirandola: nel suo paese natale si è aperto un grande convegno di sei giorni, fra cabala e filosofia. A lato Umberto Eco, intervenuto ieri

Luoghi citati: Emilia, Firenze, Germania, Parigi, Pico, Roma