La recita dei matti da ascoltare di Maurizio Assalto

«Esci dal tuo isolamento» «E dove vado?» Battute fulminanti, gag sapienziali: un libro nato in manicomio La recita dei matti da ascoltare «Esci dal tuo isolamento» «E dove vado?» JL matto allo psichiatra: «Voglio andare a casa perché mi fa male un dente». «Be'... allora andrà dal dentista, non a casa!». «No, a casa, perché a me fa male un dente sano». Sembra una barzelletta, una delle tante variazioni sul tema classico. Invece è un dialogo avvenuto realmente, o almeno così assicurano (e non c'è ragione di dubitarlo) gli autori di Verrà mai il giorno in cui non ci sarà la sera?, un volumetto che Baldini & Castoldi sta per mandare in libreria, con fascetta tale da eliminare ogni dubbio: «I numeri di chi dà i numeri». L'ennesima puntata della saga formichista: solo che a metterla insieme non sono questa volta gli implacabili Gino & Michele, ma due semigiovani psichiatri di stanza a Mantova, Enrico Baraldi e Alberto Romitti, che hanno raccolto il materiale in quattro anni di lavoro nel repartino dell'ospedale civile. Ridere, piangere, meditare? Tutte queste cose, una dopo l'altra, o magari insieme. C'è la paziente che si fa venire dei dubbi: «Non so perché, questa mattina, ho cagato la merda». E il paziente che partecipa con gli altri ricoverati, i medici e gli infermieri alle bisettimanali riunioni di reparto (il democratico-assembleare vagheggiamento post-180...) e, nel bel mezzo di verbose elucubrazioni, se ne esce con geniale scelta di tempo: «Scusate, posso fare una domanda: chi è che sta cagando?». Ci sono frasi che sembrano pure esercitazioni nonsense: «Ho trentasei anni e quaranta di contributi»; «Sono nata da una gravidanza isterica»; «Le mie mestruazioni si sono suicidate»; «Ho avuto uno scompenso di cuore alle gambe». E altre che si aprono a una mesta consapevolezza: «Sono venuto [al repartino, per sottopormi al "trattamento sanitario obbligatorio", in gergo TSO] per mia scelta sotto la spinta dei carabinieri». Che introducono il germe del conflitto: «Non sempre sono d'accordo con quello che dico». Che schiudono le porte alla speranza: «Vorrei andare al bar accompagnato da solo». Che spalancano abissi di disperazione: «Esci dal tuo isolamento!». «... E dove vado?». I matti non sono stupidi. Stupidi sono quelli che non sanno stabilire i nessi fra le cose, incapaci di passare da una causa a un effetto, e viceversa. I matti non ignorano la legge della causalità: soltanto, la disarticolano, la devastano, la rovesciano. E in questo rivelano a volte una insospettata profondità di visione, una inquietante capacità di penetrare nei segreti più profondi. E' vero: non riescono a dare vita a «un» mondo parallelo, non costruiscono «una» realtà alternativa, perché i loro nessi causali capovolti non sono fissi ma fluttuanti, mutevoli, precari, e i loro mondi sono infiniti, instabili e incongruenti. Epperò proprio per questo i matti sono forse più vicini a quel fondo inconoscibile che sta dietro alle apparenze, e che i filosofi hanno chiamato «noumeno»: irraggiungibile con i sensi e con la ragione, al di là delle categorie di spazio e tempo («Ho studiato fino a ven¬ t'anni, poi ho lavorato per sei mesi: in tutto fanno un secolo»), così come del principio di non contraddizione («Quando avevo la tua età non ero ancora nata»). Svincolati dalla monocrazia di un unico principio di realtà, occhi fissi sulla sostanza caotica dell'essere, sul punto dove le apparenze eternamente si producono e incessantemente vengono distrutte: ecco perché i matti sono spesso più liberi e creativi, genialmente artistici e geniali. Hòlderlin, Nietzsche, Van Gogh... Ma anche tanti anonimi, una gran massa di poveretti come qualche ospite di passaggio al repartino di Mantova, che neppure se ne rende conto, ma dal dolore del suo cuore, una volta sola in tutta la vita, magari, estrae una sprazzo di poesia: «Dottore, mi ascolti, si aggrappi ai miei sogni». E dalla confusione della sua notte, un'ironica verità: «La psichiatria è una malattia come un'altra». Maurizio Assalto La follia: esclusione dal mondo, che diventa a volte capacità di penetrarlo più a fondo. Nella foto grande alcuni ricoverati in un repartino psichiatrico

Persone citate: Alberto Romitti, Baldini, Castoldi, Enrico Baraldi, Gino & Michele, Nietzsche, Van Gogh

Luoghi citati: Mantova