Matarrese: «Paghiamo un clima da Inquisizione» di Gianni Letta

Matarrese: «Paghiamo un clima da Inquisizione» Matarrese: «Paghiamo un clima da Inquisizione» ROMA DAL NOSTRO INVIATO Presidente Matarrese, ammetterà che 34 società su 38 visitate nello stesso giorno dalla Guardia di Finanza non può essere un fatto normale. «E' vero, ma è l'effetto dei tempi in cui viviamo. Tutto il sistema Italia è sotto inchiesta: dobbiamo collaborare perché ci sia chiarezza. Senza creare dei mostri. Ho sentito definire l'intervento di ieri un maxiblitz, si è parlato di ispezioni all'alba. Non esageriamo. All'alba si va ad arrestare le persone, non a ritirare negli uffici delle carte che non possono scappare». Non si può minimizzare un'operazione simile. Non le sembra? «Sapevo che i finanzieri sarebbero arrivati. Dopo la denuncia di Farina che poteva fare il giudice? E' giusto che indaghi. Però la Finanza si è mossa proprio nel giorno del nostro convegno sulla nuova costituzione del calcio, quella che deve stabilire le nuove regole della Federazione. Se aspettava 24 ore non sarebbe cambiato nulla». Si potevano inquinare le carte. «E come? Se l'Irpef non è stata pagata non è stata pagata. Qui non è come nell'80 con il caso delle scommesse, non ci sono dirigenti che scappano. Non c'è la corruzione del calcio. Vorrei fosse chiara la differenza». Lei è accusato da Farina di omesso controllo sui pagamenti sui bilanci che avrebbero portato al fallimento di grandi club. Che risponde? «Che la Federcalcio non è un comando dei carabinieri né l'ufficio delle tasse. Abbiamo fatto i controlli con gli strumenti che avevamo: quando in estate ci siamo accorti che c'era un'irregolarità nel Cosenza l'abbiamo denunciata e il Cosenza si è messo in regola. Al resto ci pensi lo Stato. E non ci possono rimproverare di aver salvato società come la Roma e il Napoli, aiutandole a trovare una soluzione ai problemi economici e societari. Cosa avrei dovuto fare? Andare a Roma o Napoli e dire: domenica non giocate più? Invece guardate la Roma, che è sana ed è in testa al campionato». Prima la vicenda del Ravenna, adesso l'inchiesta sulle società e il fisco. Ma quale immagine sta offrendo il calcio? «Nei risultati l'immagine di una industria che produce e che vince. Lo ripeto: sono giorni in cui si entra e si esce dai tribunali con facilità. Ne sono amareggiato, ma è così. E' vergognoso che una Federazione sia considerata forte se vince le battaglie legali con il Ravenna e il Catania e non per i successi che ottiene. Al ritorno dai Mondiali ci hanno trattati come filibustieri. Ma il campionato è iniziato lo stesso, noi rispondiamo con il lavoro». E con i debiti che crescono. «Perché un presidente deve rispondere alla piazza. Ho un fratello che ha speso 40 miliardi per rinforzare il Bari: ma che poteva fare? Lo ha detto persino l'avvocato Agnelli: si spendono troppi soldi ma bisogna farlo». Poi però arrivano i carabinieri o la Guardia di finanza. E allora? Non dovreste darvi una regola? ((Abbiamo convocato giuristi, economisti, avvocati perché trovino risposte che si sposino alle nostre esigenze: abbiamo bisogno di leggi, istituiremo controlli. Faremo di tutto. Ma non possiamo impoverire il calcio». Si sostiene che anche questa inchiesta sia parte di un progetto «politico» sul calcio e in generale sullo sport. Lei che dice? «Il sottosegretario Letta ci ha ga¬ rantito che l'autonomia dello sport non si tocca». Allora perché Letta non ferma i deputati di Forza Italia che hanno chiesto con urgenza una commissione d'inchiesta? «Io sono stato parlamentare e qualche mio ex collega mi ha confessato di aver votato senza sapere neppure cos'è una procedura d'urgenza. E poi se un cittadino dovesse dubitare della parola di un sottosegretario alla presidenza del Consiglio..». Lei comunque è un presidente a rischio, con quale spirito assiste a questa inchiesta? «Sono tranquillo. Si vedrà che nella Federazione non ci sono califfi néditta torelli». Campana, il presidente dell'Associazione calciatori, sostiene il contrario. L'accusa ad esempio di non favorire l'ingresso degli atleti nel Consiglio federale.. «Agli atleti potremmo aprire, non ai sindacalisti. E se i calciatori sono lavoratori subordinati perché chiedono il voto: gli operai mica votano il Presidente del Consiglio». E noi che pensavamo il contrario, (m. a.] «Ben venga l'inchiesta, dimostreremo che sono finiti i tempi del Totonero e che fra noi i corrotti non esistono» In alto, il presidente del Modena Farina A sinistra il presidente della Federcalcio Matarrese. A destra, Gianni Letta e Roberto Baggio

Persone citate: Agnelli, Farina, Letta, Matarrese, Roberto Baggio

Luoghi citati: Inquisizione, Italia, Napoli, Roma