«Quei capricci del Colle»

«Quei capricci del Colle» «Quei capricci del Colle» Ferrara: fa il pignolo solo con noi IL PORTAVOCE GUERRIERO TROMA EMPISMO, eleganza e cattiveria fanno già un buon portavoce. Se a queste virtù si aggiunge un certo gusto irriverente, un po' di autocompiacimento e di spettacolarità il portavoce degli Anni Novanta rischia di essere quasi perfetto. Giuliano Ferrara, ieri, ha sbrigato la pratica Scalfaro dimostrando che tra la comunicazione aggiornata di Palazzo Chigi e quella, paludatissima e gravemente soporifera del Quirinale, ci sono almeno vent'anni di differenza. Non li misura solo l'entrata in scena shakesperiana, come un Riccardo IH in fuga che alla battaglia di Bosworth Ficld offriva il suo regno per un cavallo. Per lievemente sfottere Scalfaro Ferrara ha infatti declamato: «Un orario, un orario, il mio ministero per un orario!». A significare che con il governo Amato il Presidente non era slato così pignolo, riguardo all'orario in cui fu presentata la Finanziaria. In realtà, lo sfalsamento tra apparati di persuasione, il gap comunicativo che ronde Palazzo Chigi pure troppo moderno rispetto a un Colle irrimediabilmente arcaico trova conferma nella naturale, forse addirittura gioiosa insolenza con cui il ministro ha definito un «capriccio» la questione sollevata dal presidente della Repubblica. Veramente Ferrara ha parlato anche di «arbitrio», però il riferimento al capriccio, con quel tanto di infantile che il concetto si tira dietro, era senz'altro più efficace. In ogni caso a fine giornata gli argomenti reali che stavano a cuore al Quirinale erano ormai sfumati da un bel pezzo in un'indistinta nebbia procedural-istituzionale. Di Scalfaro appena si ricordavano, forse, gli intenti: decifrabili a fatica in una lettera scritta con il fiatone e indirizzata, per giunta, alla Pivetti. Di Ferrara, invece, restava impresso - almeno per oggi - lo scoppiettante contrattacco dispiegato ad uso dei media e soprattutto ai danni del Capo dello Stato. Ancora una volta il portavoce-giocoliere di Palazzo Chigi riusciva ad attirare l'attenzione e ad elevarsi provvisoriamente dal cicaleccio riuscendo ad offendere senza (apparentemente) far male e a far male senza (apparentemente) offendere. Così, la formula alla base di tale sofisticatissimo effetto sembra derivare - oltre che da doti ancestrali e personali - da una tensione tra cortesia formale e sostanziale impertinenza. Come se insieme con Ferrara, già showman sperimentato, facesse il proprio ingresso nella vita del Palazzo la «dichiaraitment», inquietante mescolanza cacofonica tra dichiarazione ed entertainment. Una decina di righe d'ibrida ed efferata validità due o tre volte al giorno. Messaggi secchi e ben recitati nelle conferenze stampa. E stimoli, di discutibile innocenza, alla curiosità dei giornalisti: «Vorrei sapere - ad esempio - quando e soprattutto a che ora è arrivata al Quirinale la legge finanziaria del governo Amato» (e poi naturalmente si scopre che in quel caso il ritardo è stato peggiore di quello lamentato dal Presidente a proposito del governo Berlusconi). Quindi: «Mi limito», «ritengo rispettosamente», «con deferen¬ za» e «ossequio» - per restare al cerimoniale di ieri - e poi, zàcchete: Scalfaro non rompa le scatole. In particolare: è meglio che stia zitto («L'estate è finita. Ora siamo in autunno. E questo vale anche per il Quirinale»); ed è meglio pure se evita uscite ingiuste e trombonesche (il «ridondante eccesso di critica»). In definitiva la dichiarazione d'attacco del portavoce, con la sua polemica schermata e la sua controllata tracotanza, si presta mirabilmente ad essere compresa e tradotta all'impronta. Anche quando, come accaduto ieri con Franco Bassanini, la tortuosità dell'offesa sconfina nel virtuosismo della foggia, ma Ferrara accusa l'esponente pidiessino di parlare «in uno stato di vaghezza psicologica che, se protratta oltre nel tempo, potrebbe risultare davvero allarmante». E un tempo - guarda i casi della storia - erano i comunisti a dichiarare matti i loro avversari. Filippo Ceccarelli Il ministro «Così si reca un danno alla manovra» te. «Sì, so che si parla del partito Scalfaro-Pivetti», sorride tuzioni va intensificandproprio in questi giorni? UIl ministro «Così si reca un danno alla manovra» «Quei caFerrara: faGiuliano Ferrara minisper i rapportcol Parlamene portavoce del governo Giuliano Ferrara ministro per i rapporti col Parlamento e portavoce del governo

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