Un proiettile lo salva dall'ergastolo di Claudio Cerasuolo
// baby-boss torna libero Assolto Michele Bono, indiziato del delitto di Cosimo Mazzone a Carmagnola Un proiettile lo salvo dall'ergastolo Iperiti: «Non è lo stesso» Un proiettile trovato a bordo della sua auto, dello stesso tipo di quelli usati dai killer, lo aveva incastrato. Ma lo stesso proiettile lo ha salvato dalla condanna all'ergastolo. Ieri, dopo una camera di consiglio protrattasi per tutta la mattina, i giudici della Corte d'assise (presidente Pettenati) hanno assolto Michele Bono, 42 anni, accusato di aver ucciso a colpi di pistola un giovane immigrato calabrese, Cosimo Mazzone, a Carmagnola, il 26 gennaio '93. La detenzione di quell'unico proiettile è costata cara all'imputato: la corte ha inflitto tre anni di reclusione. Per Michele Bono, che è difeso dagli avvocati Antonio Poti e Bertolino, già tra qualche giorno dovrebbero aprirsi le porte del carcere. Arrestato subito dopo il delitto quale principale indiziato, Michele Bono era stato raggiunto in carcere da una custodia cautelare spiccata dalla Procura di Alba per concorso in associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga. Ma il gip ha ritenuto non doversi procedere per l'accusa di associazione. E' rimasta l'imputazione di spaccio, per la quale i termini di custodia cautelare sono scaduti. Cosimo Mazzone, 21 anni, calabrese, piccolo spacciatore di droga, era stato giustiziato da due killer la notte mentre stava rientrando al campo nomadi di via Cappellini, a Carmagnola, dove aveva la sua roulotte. Era l'una passata, quando in via Sommariva all'altezza del civico 51 un'auto gli si era affiancata: dal finestrino abbassato era partita una raffica di colpi. Trasportato all'ospedale, il giovane aveva trovato la forza di mormorare: «Erano in due, su una Thema scura». Poi era entrato in coma e alle 12 del giorno dopo era spirato. Nella roulotte di Mazzone i carabinieri avevano sequestrato tre etti e mezzo di eroina e 5 milioni e mezzo in contanti. I sospetti erano subito caduti su Michele Bono, già condannato a 14 anni di reclusione per il sequestro Bongioanni e sospettato di voler controllare il mercato della droga a Carmagnola. Bono aveva di recente litigato con la vittima per una questione di soldi. Aveva messo a disposizione di Mazzone un alloggio della sorella, con l'intesa che egli avrebbe pagato i mobili, tre milioni e mezzo, ma Maz¬ zone non aveva mantenuto l'impegno. Al momento dell'arresto i carabinieri avevano sequestrato sull'auto dell'indiziato un proiettile cai. 7,65, marca Geco: dello stesso tipo di quelli usati dai killer di Mazzone, avevano stabilito i periti. Ad aggravare la posizione di Bono era stato il consulente del pm Testi: «La marca del proiettile è piuttosto rara, viene normalmente utilizzata dall'esercito tedesco. Il proiettile sequestrato è stato messo in canna e poi "scarrellato" maldestramente: in questa manovra l'arma ha lasciato segni particolari, gli stessi che ho trovato sui bossoli utilizzati per il delitto». Il consulente della difesa, Aurelio Ghio, aveva avanzato seri dubbi su quei «segni particolari» e la corte aveva disposto una ulteriore consulenza, affidata al Cis dei carabinieri di Roma. Le conclusioni degli specialisti, colonnello Lombardi e maresciallo Cataldo, hanno contraddetto clamorosamente il verdetto del consulente del pm: «La marca Geco non è affatto rara, si trova in vendita in molte armerie. I segni riscontrati sono irrilevanti, possono essere stati prodotti da una caduta accidentale: non esiste alcun elemento scientifico per stabilire un'identità con i segni riscontrati sui bossoli del delitto. Esaminando la punzonatura della marca Geco sui reperti si può invece escludere che siano della stessa annata o partita». Claudio Cerasuolo La pallottola era stata trovata sulla sua auto simile a quelle sparate dai due killer A fianco, Michele Bono che presto uscirà dal carcere. In alto Cosimo Mazzone ucciso a colpi di pistola
Luoghi citati: Alba, Carmagnola, Cis, Roma
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