Due miliardi sotto il comò di Alberto Gaino

La Finanza recupera parte del bottino (800 milioni di dollari) costato la vita di otto persone La Finanza recupera parte del bottino (800 milioni di dollari) costato la vita di otto persone Due miliardi sotto il comò Titoli rapinati dalla mafia a New York Conservava ventimila azioni della General Motors Corporation sotto il comò, nella sua villetta sulla collina di Arenzano. All'indirizzo di Ruggiero Di Benedetto, anonimo rappresentante di orologi sulla riviera ligure di Ponente, arrestato e scarcerato, la Guardia di finanza ha recuperato una piccola parte del bottino stratosferico di titoli rapinati undici anni fa sul vagone portavalori di un treno, nei sobborghi di New York. La caccia ha portato la Cia e l'Fbi in ogni angolo del mondo. Lo scenario è di quelli in cui non manca proprio nessuno: nemmeno la mafia, sospettata di aver organizzato il grande colpo. E naturalmente ha coinvolto numerosi servizi segreti. Compresi quelli italiani che hanno dato il via all'«Operazione Wall Street». Una nota del Sismi indica in ben 800 miliardi di dollari il valore di quella montagna di azioni delle maggiori compagnie nordamericane. Persino in Procura stentano a credere a cifre simili e nelle conferenza-stampa di ieri Alberto Giannone, il magistrato che coordina le indagini del Gruppo operativo antidroga e del Gruppo investigativo criminalità organizzata della Guardia di finanza torinese, corregge il tiro e parla di 800 milioni di dollari. Ma nel primo pomeriggio le «Fiamme gialle» precisano che i servizi segreti italiani avevano segnalato proprio quel megabottino. E aggiungono: «Fu una rapina sanguinosa, con otto morti o giù di lì, di cui si è sempre parlato molto poco per evitare di provocare il panico sui mercati finanziari». Quando le fonti sono i servizi segreti è quasi scontata una scia di mistero e non aiuta nel risalire ai particolari mettersi in contatto con i potenti archivi elettronici dei giornali americani: «Troppe rapine con troppi morti anche in quel periodo». Chiedono giorno e mese, i nomi delle vittime. «Altrimenti la ricerca è inutile». Un altro mondo. Quel che è certo è che sotto il comò di Ruggiero Di Benedetto (originario di Foggia, classe 1932) c'erano titoli per quasi due miliardi di lire. Il «custode» aveva avuto in consegna le azioni da una strana coppia di affaristi, un rappresentante di moda, che fa la spola fra l'Italia e gli Stati Uniti, e un finanziere con precedenti per bancarotta fraudolenta. Sono Francesco Ribezzo, 36 anni, nato a Rovigo, e Francesco Catalani, pisano, di un anno più anziano. Il primo era già stato pizzicato per un traffico di cocaina con la Svizzera e condannato a otto anni. Per l'accusa sarebbero costoro i «dirigenti» dell'organizzazione, con contatti dalla Toscana al triangolo industriale. Ricettazione e riciclaggio sono i reati di cui si cercano le prove. Contro Ribrezzo c'è il sospetto che il rappresentante sia stato il corriere dei titoli, trasferiti in Italia nel corso di più viaggi in valigie dal doppiofondo. Scalo di partenza: Miami. Un particolare importate: le azioni sarebbero state poi smerciate al 30 per cento del loro valore nominale. Catalani avrebbe invece utilizzato una sua finanziaria con sede a Lucca per «sparpagliare» le azioni fra molte società in crisi, ricorrendo a fittizi aumenti di capitale. Gli uomini del colonnello D'Arcadia e del capitano Giordano sono risaliti a numerosi imprenditori con un denominatore comune: guai con la giustizia per emissione di assegni a vuoto. Ne hanno già denunciati sei alla Procura della Repubblica che ne ha «secretato» l'identità per non pregiudicare gli sviluppi delle indagini. L'inchiesta porta diritta a istituti di credito piemontesi, liguri e lombardi dove erano già stati presi i contatti per riciclare i titoli. Il canale: cessione in garan¬ zia delle azioni per far ottenere linee di credito agli imprenditori coinvolti e sparsi per l'Italia. Una via sicura quando i controlli non si fanno. Il procuratore aggiunto Marcello Maddalena: «I contatti con funzionari compiacenti erano stati avviati con un certo successo». L'operazione è scattata all'improvviso solo per evitare che fosse scoperto un finanziere infiltratosi nell'organizzazione e che ha portato una pattuglia del Goa nella villetta di Arenzano, a cercare il tesoro sotto quel comò. Alberto Gaino La Finanza denuncia tre persone Le azioni utilizzate per ottenere crediti ad aziende in difficoltà Accanto, il procuratore Maddalena e gli ufficiali che hanno condotto l'indagine. Sopra, i titoli sequestrati

Persone citate: Alberto Giannone, Catalani, D'arcadia, Francesco Catalani, Francesco Ribezzo, Marcello Maddalena, Ponente