Armati dulla giovane età di R. Cri.

Armati dulia giovane età Armati dulia giovane età Così i minorenni sono arruolati nell'esercito della malavita ROMA. Alcuni sono assassini di professione, altri per vendetta. In comune hanno l'età giovanissima (alcuni meno di 14 anni). E l'assoluta mancanza di pietà o pentimento. Sono i baby killer, un esercito in crescita che spaventa, che divide l'opinione pubblica tra chi vorrebbe punizioni severe e chi invece mette sotto accusa la violenza della società. Antonio Moccia è stato un baby killer. Nel 1981, a 13 anni (e quindi non punibile dalla legge italiana), uccide Antonio Magliulo, capo di una famiglia di camorristi rivali di Afragola, nel Napoletano. L'omicidio avviene nel cortile del tribunale. Magliulo vi era stato portato in manette: doveva rispondere dell'omicidio di Vincenzo Moccia, padre di Antonio. Il ragazzino riesce a entrare con una calibro 38, attende la fine dell'interrogatorio e quindi porta a termine la sua vendetta davanti a decine di testimoni. Nel 1988 è il sedicenne Michelino Papi, figlio di camorristi, il protagonista di una faida ad Acerra. Con il fratello organizza una spedizione punitiva contro un esponente del clan rivale. I due entrano all'alba nel bar del mercato ortofrutticolo di Casoria, un altro paese in provincia di Napoli. Sparano all'impazzata: il loro nemico si salva, muoiono invece un bambino di 11 anni, Andrea Esposito, e due avventori. L'anno dopo a Quindici (Napoli), Guerino Scarfuri, 15 anni, nella piazza del paese affronta e uccide un giovane di 19 anni. Il movente secondo le sue stesse parole: «Mi prendeva in giro». Nel '91 a Centocelle (Roma), Armandino S. viene accoltellato. Non c'è bisogno di indagare. Si fa avanti baldanzoso il quindicenne M. M.: «Sono stato io. Importunava la mia ragazza». A Casal di Marmo, periferia romana, dove vanno a finire i giovani «difficili», c'è una cinquantina di ospiti. Otto di loro hanno ucciso, e sempre «per un buon motivo». Michele, 16 anni e mezzo, un pastorello di Monte Sant'Angelo (Foggia), confessa di aver ucciso Matteo Libergolis, figlio di Francesco, uno dei più noti boss del Gargano. E' il marzo del '92. La molla è ancora una volta la vendetta: nel marzo di tre anni prima erano stati uccisi i fratelli Giuseppe e Pietro Alfieri, rispettivamente padre e zio di Michele. Libergolis, anche se mai incriminato, era considerato il killer. Sempre nel '92, Luigi Ragosta, 17 anni, uccide il gestore di un'autorimessa. La vittima è Maurizio Estate, di 20 anni: la sua colpa è quella di aver impedito mezz'ora prima lo scippo di un «Rolex» dal polso di un'automobilista. Un «inaccettabile» gesto di civiltà, punito a colpi di pistola, [r. cri.]

Luoghi citati: Acerra, Afragola, Casoria, Foggia, Monte Sant'angelo, Napoli, Roma