«Ebrei russi, zavorra d'Israele»

«Ebrei russi, zavorra d'Israele» Gerusalemme mmmmmm L'esponente del governo: sono tutti vecchi e invalidi, i giovani vanno in Usa «Ebrei russi, zavorra d'Israele» Dichiarazione-choc del ministro del Lavoro GERUSALEMME. Le dichiarazioni di un ministro israeliano sul conto degli immigrati ebrei dalla ex Urss, dipinti come una zavorra anziché una benedizione per Israele, hanno scatenato una valanga di polemiche nel Paese, che si è visto toccato in un nervo scoperto come quello del ritorno dalla Diaspora, che è la ragion d'essere d'Israele. E' stato il ministro del Lavoro e degli affari sociali, Ora Namir, a far esplodere quella che i giornali ieri definivano «una bomba». Secondo la Namir, «un terzo degli immigrati russi in Israele sono anziani, un terzo invalidi e un terzo donne con figli a carico. Questo significa che dalla ex Urss arriva qui una massa di gente che chiede solo assistenza sociale e pensioni», senza dare al Paese alcun contributo. «Gli ebrei ex sovietici giovani e preparati - aggiungeva il ministro - se ne vanno invece in Europa o negli Stati Uniti». Il ministro ha chiesto perciò di riconsiderare i criteri di ammissione degli immigrati, mettendo dei limiti e facendo una selezione. Negli Aanni Novanta sono giunti dalla ex Unione Sovietica ben mezzo milione di ebrei, soprattutto da Russia, Ucraina, Uzbekistan, Moldavia e Paesi baltici. Alla Namir hanno risposto risentite le associa¬ zioni degli ebrei russi, ma anche il ministro dell'Immigrazione Yair Tzaban: smentando la sua collega, ha detto che tra gli ebrei ex sovietici solo il 15% sono anziani, e solo il 10% donne sole con figli a carico. Amnon Rubinstein, ministro dell'Istruzione, ha aggiunto che «la maggior parte dei nuovi immigrati eccellono nel loro lavoro». Tra essi, ha notato il ministro, vi sono molti ingegneri, medici, tecnici in piena attività. Ma il sasso lanciato dalla Namir ha oltrepassato il problema dei russi, per riattizzare una discussione mai spenta nello Stato ebraico, quella sul sionismo. «Queste idee lanciate non da un uomo della strada, ma da unministro come la Namir - rilevava ieri sul giornale in lingua russa "Viesti" Natan Sharanski, presidente del Forum sionista - sono un lugubre campanello d'allarme, e dicono che forse è morta in Israele l'epoca del sionismo». E il «Jerusalem Post» ha scritto che, se passasse la nuova filosofia di chiusura selettiva delle frontiere, «allora Israele sarà "canaanizzato"». Canaan era il nome, ai tempi biblici, del Paese in cui iniziò ad insediarsi Abramo, il padre degli ebrei. La «canaanizzazione», spiega il giornale, significherebbe che Israele taglia i legami con la Diaspora e lo Stato ebraico diventa «solo un ricordo». [Ansa]

Persone citate: Amnon, Canaan, Jerusalem, Namir, Rubinstein, Viesti