«Quel pregiudicato? Lo redimo io»

«Quel pregiudicato? lo redimo io» Autotrasportatore di Venaria denunciato con l'accusa di concorso in ricettazione «Quel pregiudicato? lo redimo io» Ma poi con lui organizza un colpo «Garantisco io per lui. La sua vita cambierà: lo farò lavorare sodo nella mia ditta». Tre mesi fa Vincenzo Giannatasio, 35 anni, titolare di una piccola impresa di au'otrasporti a Venaria, via Berino 35c. era riuscito a convincere gli assistenti sociali sulle sue possibilità di «recuperare» un pluripregiudicato. In poco tempo ha ottenuto l'affidamento di Mario D'Amato, 49 anni, Torino, corso Vittorio 67, detenuto a Porto Azzurro per spaccio di stupefacenti. Sulla carta il compito di Giannatasio era quello di facilitare la riabilitazione sociale dell'amico. Ma i fatti gli hanno dato torto: i due uomini sono attualmente accusati di ricettazione. E per Mario D'Amato la denuncia si è addirittura concretizzata in un fermo di polizia giudiziaria. Ha ammesso di aver «ricettato» un camion Fiat Daily cassonato carico di capi d'abbigliamento in pelle, per un valore di oltre 150 milioni di lire. Per nascondere il furgone con la merce ha utilizzato un garage di Vincenzo Giannatasio, in via Sospello a Torino. «Io non sapevo che quello era materiale che scottava», si è difeso Giannatasio col maresciallo Filogamo della compagnia dei carabinieri di Rivoli. Ma anche all'interno di uno dei camion della sua ditta sono stati trovati quattro montoni della refurtiva. «Li ho accettati solo perché pensavo che fossero un regalo di Mario», ha provato a giustificarsi. Ma gli uomini del capitano Pelizza non gli hanno creduto: è quindi scattata una denuncia per concorso in ricettazione. Il capovolgimento del ruolo di Vincenzo Giannatasio, che da «tutor sociale» si è trasformato, in meno di tre mesi, in un complice di un'azione criminosa, non è l'unico aspetto singolare della vicenda. Ce n'è infatti un altro che riguarda il materiale da riciclare. I capi d'abbigliamento non provenivano da una rapina, ma da una sua simulazione. A fingere di essere stato rapinato era stato, tre giorni fa, Piergiorgio De Lullo, 23 anni, Settimo, corso Agnelli 49, autista della D & D di San Mauro. «Poco dopo Chivasso due uomini incappucciati mi hanno obbligato a scendere dal camion. Mi hanno legato e portato fino a qui, abbandonandomi in un campo», ha raccontato il giovane ai carabinieri di Pianezza. Ma dopo due giorni ha confessato: pressato dai debiti aveva deciso di racimolare alcuni milioni dalla vendita dei capi d'abbigliamento che doveva portare alla Conbipel di Coccona- to d'Asti. E' stato denunciato per simulazione di reato ed appropriazione indebita. Stessa accusa per un collega della D & D, Antonino Clemente, Torino, via Belgirate 4, che ha consegnato il camion a Mario D'Amato. I carabinieri sono riusciti a risalire a lui proprio dalle dichiarazioni di Clemente. Per una notte intera si sono appostati vicino al garage in via Sospello. L'altra mattina la scoperta: Mario D'Amato è stato sorpreso a riordinare gli scatoloni con i giubbotti in renna: «Sì è vero, volevo piazzare la merce. Il garage è di un mio amico». Un paio d'ore e alla caserma di Rivoli è finito anche Vincenzo Giannatasio. Ma lei non doveva garantire l'integrazione sociale di quel pregiudicato? gli hanno domandato i carabinieri. «E' quello che ho cercato di fare - ha risposto lui -, poi è andata com'è andata, ma io sono pulito, con la ricettazione non ho niente a che fare». Grazia Longo Vincenzo Giannatasio titolare di una impresa di autotrasporti