«Noi modelle, bambole di un crudele luna-park»

«Noi modelle, bambole di un crudele luna-park» «Noi modelle, bambole di un crudele luna-park» IMILANO L mistero delle modelle affascina. Sole, circondate dalla calca, sul nastro bianco, dentro la luce. Il mondo che suda le assedia. Occhi che non guardano nulla e forse neanche vedono. Chi sono, cosa provano? Come ci si sente in quel vuoto? Trovare una modella che parli di sè o della altre è come cercare risposte sulla siccità da un palmizio. Perciò via dalle molte sfilate - Dolce e Gabbana, Fusco, Burani, Versace - che sfoggiano vecchia disco music e nuvissimi seni d'adoloescente. Meglio la periferia dello show room Paganini - penombra, pianista che suona Debussy, modosi rilassati - e in mezzo Benedetta Barzini, viso antico di bellissima, celebre quando si faceva fotografare da Ugo Mulas, primo volto copertina di «Vogue», poi scomparsa «dentro a una vita normale», ora tornata con disincanto sulle pagine patinate, ma senza alcun affanno, con sguardo caldo, capace di sciogliere il gelo isterico che assedia lo sfilare e le sfilate. Lei è una che sa cosa si prova. Mi spiega quello sguardo assente, quella solitudine perfetta che le circonda? «E' l'incoscienza. Le ha viste? Sono giovani, bellissime, ignare. Si lasciano usare, guardare, pensano di esserci, ma non ci sono». Hanno scelto un lavoro... «No. Per diventare modella basta un minuto. Ti insegnano a camminare e poi cominci. Un viaggio, due redazionali, tre complimenti». Di solito lo fanno per realizzare un sogno. «Peccato che il loro destino sia creare solo sogni altrui». Lei ha detto: 'Il mestiere di modella è crudele, inizia dall'alto e poi scende'. «Prima era un po' diverso, le modelle in fondo erano poche, duravano più anni. Ma oggi, con questo giro pazzesco di sfilate, firme, appuntamenti, il mercato delle modelle è diventato un gigantesco luna park dove si entra e si esce ogni volta che si accende la luce». Quanto tempo dura la luce, tre anni, cinque? «Magari anche dieci. Poi basta, il telefono smette di squillare, e di colpo sei fuori. E quando sei fuori ti crolla il mondo addosso. Provi a pensarci: a 18-20 anni guadagni in un giorno lo stipendio di una persona normale, viaggi, passi da un aereo all'altro, da una spiaggia a un set. Quando scendi da questo otto volante non sai neanche come è fatto l'asfalto o un tram e ti ritrovi da sola». A lei è successo? «No. Io ho sempre vissuto sapendo che la vita vera era altro¬ ve. Ho avuto quattro figli, ho smesso, ho ricominciato, ma continuo a tenere separata la mia vita... Mi spiego: io sono stata fotografata credo un milione di volte, ma quando dico che non esiste una mia foto vera, dico la verità». Sarebbe a dire? «Che quella sui rotocalchi non sono io». Che effetto fa essere fotografata per ore e ore? «Stai dentro a un treno, non sai dove tenerti... Sei investita dalla luce, dal fotografo che ti grida: sei bellissima, dammi ancora quegli occhi, così... Sai che devi produrre segnali, sei assediata dagli scatti, e tu reagisci asse¬ condando l'onda emotiva oppure difendendotene. Il gioco produce una forma. La forma a volte è perfetta e se il fotografo è un artista, c'è anche della passione dentro». La moda che vede adesso le piace? «Non mi piace la moda in generale. Adesso ci vedo molta aggressività, sesso, esibizionismo, forza, tutto in sintonia con i nuovi tempi berlusconiani». Gavino Sanna ha detto: basta modelle, ci vogliono donne vere. Ferrè, più o meno ha detto il contrario. «Ogni anno c'è qualcuno che dice nero e qualcun altro che risponde bianco. Fa parte dello spettacolo». Lo spettacolo che non riguarda quasi mai il vestire... «Sempre meno, per questo si inventano tanti personaggi, tante Schiffer, tante Kristy Hume, per riempire i giornali di storie». E dietro alle storie? «Dietro alle storie c'è la verità. Ragazze costrette a congelare il proprio corpo, le proprie emozioni, a rimanere perfette, a lasciarsi ossessionare dal pancino e dalle tetto... Ma per quanto una ci creda, il tempo la consuma, è inevitabile». E altrettanto inevitabile che la gente continui a sognare la giovinezza. «E perchè? Stiamo diventando un paese di vecchi... Se la moda avesse coraggio potrebbe piantarla con questa delirio estetico della bellezza non sfiorata dagli anni...». Lei crede? «Constato che la moda è sempre di più uno specchio dell'irrealtà, del nulla... Sa come finirà? Che un giorno non serviranno neanche più le modelle, ma solo i loro ologrammi o la loro realtà virtuale. Verranno campionate le migliori chiappe i migliori seni, le labbra più sensuali e poi ogni stilista comporrà la sua donna ideale. Solo 'sua', non è orribile?». Eravamo partiti dalle modelle che sfilano in questi giorni. «E mi chiedeva dello sguardo. Da qualche parte, dentro di loro, sanno che stanno vivendo solo per ciò che sembrano e non per quello che sono. Il loro destino è consumarsi e sparire». Pino Corrias Applausi in sala anche da Giorgio Armani «Il mio incontro con i giudici? L'ho vissuto mediamente male» E l'immancabile Schiffer incassa 65 milioni per mezz'ora di show A destra un modA sinistra l'atBellucci con un ada Dolce"i rmani lata di Dolce Karan E lSc65me gfn«css ellucci odello di Alma. attrice Monica n abito firmato olce e Gabbana A sinistra Isabella Rossellini. In basso Giorgio Armani ieri alla sfilata di Dolce e Gabbana. A destra, Benedetta Barzini, testimonial di Donna Karan A destra un modello di Alma. A sinistra l'attrice Monica Bellucci con un abito firmato da Dolce e Gabbana "i