La banca compie 100 anni Un concerto la festeggerà di P. Gal.

La banca compie 100 anni Un concerto la festeggerà Fitto programma al Regio diretto da Callegari La banca compie 100 anni Un concerto la festeggerà TORINO. Undici concerti sinfonici per festeggiare il centenario della Banca Commerciale Italiana in collaborazione con Casa Ricordi sono stati organizzati da Mario Messinis a Milano, Torino, Bologna, Palermo, Cagliari, Venezia, Genova, Firenze, Napoli, Roma, Parma. Sfilano, grazie a questa iniziativa, cento anni di musica italiana, da Verdi a Sciarrino, «in contrappunto con alcune pagine decisive del Novecento storico europeo, da Richard Strauss ad Anton Webern», come lo stesso Messinis scrive sul bel volume pubblicato per l'occasione. Il secondo concerto e avvenuto l'altra sera al Teatro Regio con l'orchestra dell'ente diretta da Daniele Callegari. Apriva il programma la «Ouverture in do diesis minore» di Giovanni Salviucci (1907-1937), una grande promessa della musica italiana del Novecento, precocemente stroncata all'età di trent'anni. In questo brano, arcaismo e modernità si fondono in un avvitamento passionale non poco trascinante. Seguiva la «Partita op. 42 per pianoforte e orchestra» di Alfredo Casella, lavoro legge¬ ro e spiritoso che, passando dalla sinfonia alla passacaglia alla burlesca, rivela tratti sempre più marcatamente parigini nella grazia, nel brio, nel colore. Daniele Callegari, insieme al giovane pianista Benedetto Lupo, ha rifilato la «Partita» a spigoli vivi, lucidando a dovere ogni particolare. Nella seconda parte del concerto è comparsa la musica italiana contemporanea con il delicato finale dell'opera «La station thérmale» di Fabio Vacchi: un gioco di intrecci e di ramificazioni che, tra suoni frullati, brusii leggeri, accensioni e intermittenze, crea un'atmosfera di poetica sospensione, misteriosa e notturna. Concludeva la serata un grande capolavoro del Novecento storico: il «Concerto in sol maggiore» per pianoforte e orchestra di Ravel che Benedetto Lupo ha suonato assai bene, mescolando scatti jazzistici e dolcissimi abbandoni, mentre l'Orchestra del Regio ha seguito il gesto incisivo di Callegari con suono levigato e opportuno nervosismo di tratto. Il pubblico era numeroso ma gli applausi sono stati contenuti. [p. gal.]