Sinopoli il trascinatore ringiovanisce Brahms

Con l'Orchestra sinfonica nazionale Rai Con l'Orchestra sinfonica nazionale Rai Sinopoli il trascinatore ringiovanisce Brahms Molta attesa per la nuova formazione il cui rodaggio può portare all'ottimo TORINO. Sotto la bacchetta di Giuseppe Sinopoli si è aperta la prima, attesissima stagione della nuova Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, ormai abbandonata la vecchia pelle e l'antica denominazione di orchestra «di Torino»; opportuno e bene augurante il ritorno proprio in questa occasione di Sinopoli, che con l'orchestra torinese della Rai ha fatto le sue prime prove rivelatrici, mantenendo poi un vincolo costante con il nostro ambiente musicale anche quando la sua carriera internazionale lo ha condotto sempre più spesso lontano di qui. La «nazionalità» dell'orchestra, agli occhi del pubblico degli abbonati che ha esaurito la sala dell'Auditorium, si è manifestata innanzi tutto in una bella vetrina di facce nuove, provenienti dall'assorbimento con le orchestre sorelle di Roma e Milano (fra i contrabbassi, che si lasciano sempre vedere meglio degli altri, si riconosceva solo un sembiante appartenente alla vecchia guardia). E' naturale che tale novità si faccia sentire anche sul piano della fusione sonora e della qualità timbrica; non c'è bisogno di esperienza musicale, basta il buon senso per capire che non è sufficiente mettere insieme il meglio di tre orchestre per ottenerne di colpo una ottima; specie nelle sezioni degli archi, che hanno bisogno di equilibri e integrazioni fra i vari settori e i vari leggii, e poi lungo lavoro di lima attraverso tanto suonare e vivere insieme. Quello che subito si può dire è che non si sentiva nulla della rigidezza dovuta alla paura di sbagliare; ma entusiasmo collettivo e forte passione, accentuata dalla personalità di Sinopoli, trascinatrice quanto più fondata su una razionalità di percezione e d'impianto. Come sentisse di avere in mano uno strumento nuovo, il nostro direttore mi è parso non affondare troppo i colpi, badare di più all'assetto generale e alla costruzione a distanza; specie nella «Quarta Sinfonia» di Schumann, che oscilla perennemente fra dottrina compositiva e fantasia estemporanea e senza una salda visione d'as- Giuseppe Sinop oli sieme tende a disorientare l'a- Iscoltatore; Sinopoli ha lavorato sull'unità discorsiva di pochi colori fondamentali, puntuale tuttavia all'appuntamento con la straordinaria transizione al finale, quando dalle brume più indistinte emergono come una leggenda, come una saga nordica, le fanfare dei corni. Nella «Quarta Sinfonia» di Brahms, rispetto ad altre esecuzioni della stessa opera da parte di Sinopoli, e in genere a una certa mestizia oggi insinuatasi in tutta la musica del tardo Ottocento, colpiva un nuovo slancio vitalistico, non troppo incline all'effusione intima (fra parentesi: come si fa a essere intimi sotto il violento squallore di tante luci? la ripresa televisiva ha davvero bisogno di quel perpetuo mezzogiorno di stagnola sgargiante?). E' un fatto che oggi tutti tendono a invecchiare Brahms, ad allungargli e imbiancargli il folto barbone, proiettandolo contro la luce crepuscolare di Fontane e Storm, sotto la cappa della «finis Austriae»; ma all'epoca della «Quarta» Brahms aveva solo cinquant'anni e nelle pieghe di quest'opera si muove una esuberante energia inventiva: a questa forza positiva si orientava la visione di Sinopoli percepita l'altra sera; ne è uscito un Brahms ringiovanito, specie nella tensione di quel finale che nel virtuosismo della sua costruzione aderisce così bene all'istinto strutturale di Sinopoli, al suo gusto per i tasselli lavorati con assiduità a comporre il mosaico; ma anche nei suoi trasporti di affetto e di grazia: come nell'«Andante», forse il momento più intenso dell'intera serata, per la libertà di alcuni indugi, così emozionanti perché rari, il colore fondo del cantabile, la trasparenza dei piani sovrapposti, dove nessun suono si fa avanti senza che l'ultimo della frase precedente sia svanito; aiutando la bravura del primo clarinettocon la tenerissima, schubertiana uscita allo scoperto alla fine dell'Andante, e quella del primo flauto nella famosa variazione del finale. Giuseppe Sinopoli

Luoghi citati: Milano, Roma, Sinopoli, Torino