Le nove viTe della strega Hillary

Le nove vile della strega Hillary L'agonia della riforma sanitaria ne ha fatto crollare la popolarità, ora tenta di costruire una nuova immagine Le nove vile della strega Hillary La First Lady a sorpresa: viva le casalinghe '. . ■ : : ........... : UNA DONNA AL POTERE WASHINGTON ILLARY è incinta! Il bebé nascerà a primavera!», annuncia il «Weekly World News», lo stesso giornalaccio da salone di bellezza che qualche mese addietro aveva rivelato al popolo che la First Lady aveva già partorito, ma non un bambino qualsiasi, un «bambino marziano», un piccolo Alieno completo di antennine e occhi verdi ritratto da uno sfacciato montaggio nelle sue braccia di mammina felice. «No - ha dovuto spiegare ieri sospirando un portavoce della Casa Bianca - la signora Hillary non è affatto incinta. Avendo appena avuto un piccolo marziano, non ha intenzione di procreare bambini terrestri». Nessuno ha riso alla battutaccia, fra i reporters che prendevano appunti nella cupa Casa Bianca di questi giorni. Nessuno ride o sorride più da mesi, quando si fa il nome di Hillary Rodham Clinton. Neppure Hillary. Ma che sta accadendo alla «Donna numero 1» d'America, alla Signora rampante che neppure due anni or sono era entrata alla Casa Bianca per essere l'alfiere della «Nuova Donna Americana», e che oggi si deve difendere da tutto, dall'impopolarità, dalla noia, dalla fatica, dalle sconfitte parlamentari e persino dagli insulti dei giornali da parrucchiere che l'accusano di tradire il Presidente con un amante extraterrestre? Che è successo all'America che l'aveva premiata come una dei 100 avvocati più importanti del Paese, salutata come l'eroina della «diversità» (si legga: le donne) al potere e oggi brucia la sua effige per le strade, o a un Parlamento che l'aveva ricevuta nelle sue aule come una zarina, fra senatori che sgomitavano per farsi riprendere accanto a lei, e ora finge di non conoscerla, per evitare la ricaduta elettorale della sua crescente impopolarità? La spiegazione semplice al tramonto della Signora è politica. Quando Hillary aveva preteso e ottenuto dal marito la guida del progetto politico centrale della presidenza Clinton - la riforma della sanità americana - il suo avvenire, e il suo successo personale si erano indissolubilmente legati a quel progetto di legge. Ora che la riforma è in agonia, la popolarità della Signora è moribonda. Come dicevano i vecchi cow-boys della Frontiera, «chi vive con il suo cavallo, muore con il suo cavallo». E quando il cavallo della grande riforma sanitaria è morto, la First Lady è rimasta a piedi. La spiegazione ideologica, «politically correct», è invece in chiave femminista. L'America maschile, conservatrice, misogina, le ha fatto la guerra dal primo istante, da quando lei lanciò il fatidico slogan contro «le signore che passano la vita a servire tè e pasticcini» e le ha scatenato contro una campagna di denigrazione sistematica che finalmente sta pagando. Nel circuito delle radio, formidabile network di propaganda spicciola, delle barzellette, dei cabaret, Hillary è stata descritta come una lesbica, un'intrigante, un'ambiziosa, una despota, un'ideologa, una hippy, un'infedele, una speculatrice di Borsa. Grandi settimanali popolari, come il diffusissimo «People» le hanno riservato un posto d'onore fra le «dieci donne peggio vestite» d'America («abiti sempre troppo stretti, troppo colorati, troppo lunghi o troppo corti»). E non c'è maschio americano che non abbia sentito e poi raccontato almeno una volta la più popolare e volgare delle barzellette maschiliste anti-Hillary che imperversano da due anni: «Sapete che cosa vi servono al ristorante se ordinate il Pollo alla Hillary? Due .grosse cosce, un petto piccolo e un'ala sola, l'ala sinistra». Politica e ideologia, maschilismo e femminismo hanno certamente giocato una parte impor¬ tante nell'offuscamento del mito della Prima Signora. Ma c'è qualcosa di molto più velenoso, di molto più profondo nella ascesa e nella caduta di Hillary Rodham in Clinton: c'è il fallimento di un messaggio e di un esperimento politico che va oltre le barzellette e gli slogan. C'è il continuo fallimento della sinistra americana nella sua ricerca di nuove ragioni d'essere. E di nuove ragioni per governare un'America che ormai vede nel potere politico non la soluzione, ma il problema. La ditta Bill & Hillary, la «Billary» come fu battezzata, dimenticò in fretta di essere stata eletta con un voto di minoranza e di avere sconfitto Bush solo perché l'elettorato conservatore era stato spezzato dal terzo uomo, Ross Perot. Confusi tra il fiacco mandato e le proprie convinzioni ideologiche, la «Billary» ha finito per fare troppo, agli occhi di chi li teme, e per fare troppo poco, agli occhi di chi li sosteneva. Ricetta infallibile, in politica, per scontentare tutti. Di questa contraddizione Hillary era il simbolo più visibile ed ora paga più visibilmente la crisi della «ditta». E' divenuta la «macchia di Rohrsach» di tutto ciò che l'America avversa nella Presidenza, ha scritto un giornale ricordando il test che gli psicologi usano per scoprire le reazioni inconsce dei pazienti. Quando gli americani vedono Hillary, si scatenano incosci ostili, scatta un'antipatia profonda. Per questo, la Signora è scomparsa per settimane dalla scena politica, è stata rinchiusa dietro i cancelli della Casa Bianca nell'ultimo sforzo di migliorare l'immagine del marito e solo nelle ultime ore, dopo la visita di Boris e Naina Eltsin, è ri- comparsa in pubblico, ma con un immagine ben diversa. La «nuova Hillary» in edizione elettorale (fra 4 settimane si svolgeranno le elezioni legislative e il suo partito teme una batosta solenne) è tutta in chiave «soft», non minacciosa, non ambiziosa, non ideologica. Il protocollo dell'incontro con gli Eltsin le ha offerto l'occasione per la metamorfosi pubblica dopo il lungo oscuramento e si sono ascoltate frasi sbalorditive, che appena qualche mese fa avrebbero fatto infuriare la Prima Signora: «... con Naina abbiamo parlato di figli, di cucina e di mariti». Interviste e discorsi pubblici le hanno permesso di «ricalibrare», di nuovo su toni morbidi, la sua retorica. Non più espressoni professorali, come all'inizio, ma timide, quasi umili: «... questi mesi e queste sconfitte mi hanno dato molte lezioni ...ragazzi, che lezioni...», ha detto. E alla Casa Bianca, dove la squadra di donne imposte da lei al marito sembra essere in declino, circola la voce che la «New Hillary» si muoverà più sulla falsariga di antiche First Lady. Beneficenza, cariche di rappresentanza, problemi della famiglia e suggerimenti dietro le quinte al marito sono le nuove parole d'ordine per i prossimi mesi sulla traccia di Eleanor Roosevelt, forte, ma non stridula presenza nella Casa Bianca di Franklyn Roosevelt: proprio una biografia della signora Roosevelt è il libro che in questi giorni Hillary tiene sul comodino. La lezione sembra dunque chiara e non è certo una lezione nuova per le donne: il limite della ambiziosa, magnifica carriera di Hillary Clinton era l'uomo, il marito, che le aveva tirato la volata verso il potere. E lei era divenuta la zavorra, la testimonianza vivente della debolezza di un Presidente che appariva spesso come una sorta di «principe consorte». Non è più tempo di Pigmalioni e di Regine Madri. Perché la rivoluzione sessuale avvenga davvero e si completi, non serve un'ambiziosa, egocentrica First Lady alla Casa Bianca. Ci vorrà - presto - una donna Presidente eletta non dal marito, ma dal popolo americano. Vittorio Zucconi Nei prossimi mesi un fitto calendario di «tradizionali» visite di beneficenza «Mi attaccano e mi odiano perché sono il simbolo della riscossa femminile» Hillary Clinton abbraccia un bambino durante una cerimonia pubblica (FOTO REUTER] La First Lady occupa sempre più spesso le copertine delle riviste scandalistiche e dei magazines

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