IL DOTTOR OSCAR E MISTER HYDE

IL DOTTOR OSCAR E MISTER HYDE IL DOTTOR OSCAR E MISTER HYDE Doppia vita di Parazzoli scrittore e re del tascabile mo piano, con la passatoia rossa. A volte incontravo Arnoldo Mondadori davanti all'ascensore: non sapevo mai se andare con lui o no. Dava soggezione. Girava la sera per vedere se le luci erano spente. Un giorno fece una piazzata al suo fattorino preferito perché aveva fatto cadere un libro: il libro per lui era sacro. Forse pensava che la copia si era rovinata e non era più vendibile, però il principio era la sacralità». Quali scrittori frequentava? «Divenni amico di Riccardo e Ada Bacchelli. Mi invitavano a pranzo nella loro casa di via Borgonuovo con un servitore somalo in giacchetta bianca. C'era un lungo corridoio oscuro con la porta del gabinetto sempre aperta. Lo studio del Maestro era in fondo: un santuario. Lui era là, enorme. Scriveva con pennini a manina, che non si trovavano più. Domenico Porzio riuscì a scovargliene una scatola e gliela regalò per Natale. La sala da pranzo aveva una bellissima vetrata da Butterfly che dava su una magnolia. «Dino Buzzati arrivava con un meraviglioso mantello nero foderato di rosso. Era gelido e gentile. «Mario Soldati chiamava da lontano: "Ferruccio!", agitando il bastone. Raccontava, beveva, fumava, lo si portava a cena con Gianni Brera al Riccione: erano più i piatti che rimandavano indietro di quelli che mangiavano, e i vini sapevano sempre di qualcosa di cui non dovevano sapere. Si finiva alle due di notte senza avere né mangiato né bevuto. «Un giorno venne Jack Kerouac. Da Londra aveva telefonato il nostro agente: "Attenzione, sono riuscito a metterlo sull'aereo! E' completamente fatto". Non si reggeva in piedi, voleva bere ancora. Chiamai .un dottore, che per fargli un'iniezione dovette inseguirlo per tutta la stanza d'albergo. Kerouac aveva i calzoni abbassati e in italiano gridava: "Mi mette in culo! Mi mette in culo!". Si calmò quando venne Fernanda Pivano. Era come se fosse arrivata la mamma». Torniamo agli Oscar. Perché Leonardo Mondadori chiamò lei? «Non ero più soltanto un funzionario editoriale: pubblicavo libri miei. Leonardo mi cono¬ «Ero all'ufficio stampa, che stava diventando un'agenzia di intrattenimento e turismo. Negli uffici stampa si guarda fuori dalla casa editrice, non dentro. Ero stufo. Per la tesi di laurea alla Cattolica con Mario Apollonio avevo studiato l'editoria fra le due guerre, il passaggio da un Treves a un Mondadori, dall'artigianato all'industria. Stavo dimenticarlo tutto... Avrei voluto fare carri'-ra universitaria, ma avevo bisogno di soldi. Durante l'Università lavoravo a varie riviste, come La rivista di ostetricia, e scrivevo fumetti western. Un mio personaggio era Clint Duecolpi: il primo colpo avvertiva, il secondo era sempre in mezzo agli occhi». Com'era quella Mondadori di via Bianca di Savoia? «Blocchi di appartamenti incorporati, scalette pericolosissime, parquet scricchiolanti, stanzoni con pannelli di legno, penombre. I grandi erano al pri¬ sceva... Ho cominciato a scrivere a 40 anni. Prima ero bloccato: avevo quattro figli e non ero sicuro di avere un'espressione mia. Avevo il mito degli americani: "Bello, questo dialogo! Sembra Hemingway", mi dicevo. Invece no. Era falso. Gli americani sono stati una grande risorsa e una grande rovina per l'Europa. E riscoprii la religione: ti viene una sorta di paura, senti un vuoto, cominci ad agitarti per stare a galla. Mi misi disperatamente a studiare i padri della Chiesa, i catechismi, gli scrittori cattolici. Il primo fu Agostino, come sempre accade. Ho cominciato a scrivere e non mi sono più fermato. Il primo romanzo vero fu II giro del mondo, da Bompiani nel '77. Entrò nella cinquina del Campiello. Da allora mi hanno appiccicato l'etichetta di scrittore cattolico, che non ho mai gradito perché per me non esiste». Manager e scrittore. Come convivono i due Parazzoli? «Il dottor Jekyll ha diretto gli Oscar, fa l'editore. Il Parazzoli cattivo, il signor Hyde, scrive. Sono schizoide: la società italiana, frastornante e spettacolistica, non mi piace; ma come manager ci vivo dentro. Io sono due io che si sbeffeggiano. Si salvano con l'ironia». Claudio Altarocca II -.1111: ; premio grinzane cavour 1NZANF CAVOUR NE PIEMONTE seconda udizione di

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