Un saggio di Berlin su De Maistre «padre» del fascismo

Un saggio di Berlin su De Maistre «padre» del fascismo Un saggio di Berlin su De Maistre «padre» del fascismo smo tanto fervido e tanto fallace. Come Pareto, de Maistre credeva nelle élites, ma senza la cinica indifferenza di Pareto riguardo alla scelta di particolari scale di valori morali: quella adottata dall'elite e quella, diversissima, predicata dall'elite alle masse (era co- ne scettica. Per quanto acuto fosse il suo sguardo, neppure de Maistre avrebbe potuto prevedere che sarebbe venuto un giorno in cui le risorse tecniche della scienza si sarebbero combinate con quelle non della ragione ma dell'anti-ragione, in cui il liberalismo si sarebbe trovato di fronte non uno ma due nemici - il dispotismo dell'organizzazione scientifica razionalistica da un lato, e le schiere del bigottismo mistico antirazionalistico dall'altro - e in cui queste due forze, celebrate rispettivamente dai seguaci di Voltaire e da quelli di de Maistre, avrebbero fatto causa comune, realizzando quell'alleanza che Saint-Simon aveva vaticinato con un ottimi- IALLI della Loggia nella sua I i Intervista sulla destra I (scritta con Lucio Caracciol¥ lo per Laterza) vede in De " I Maistre il padre della destra reazionaria, sgorgata dal trauma della Rivoluzione francese. «Questa destra nasce contrapponendosi frontalmente ai rivoluzionari, negando la legittimità del loro potere dice Della Loggia -. De Maistre contesta l'ideologia illuminista, il razionalismo dei rivoluzionari, e soprattutto demolisce il postulato della sovranità popolare; Secondo lui, infatti, prima nasce la sovranità e solo dopo viene il popolo; al massimo può concepire che sovranità e popolo esistano contemporaneamente come termini di un'endiadi tenuta Dfmimico Fisichella permanente per sradicare la vecchia società, cercano sempre nuovi nemici da combattere». Fisichella colloca De Maistre nel giusnaturalismo classico, lontano dalle visioni dei fascismi, dei totalitarismi. «Sia il nazionalsocialismo, sia il bolscevismo si iscrivono in una logica immanentistica, prassistica, mentre il giusnaturalismo postula l'esistenza di leggi iscritte nei cuori di ciascuno che nessun potere ha il diritto di violare. De Maistre riconosceva il diritto alla resistenza nei confronti del sovrano. Quindi siamo lontani dall'impostazione che non riconosce nessun limite; come ha detto la Arendt, nelle dittature tutto è possibile. Per De Maistre non tutto è possibile». La salvezza è in un'istanza metafisica. «Tutti gli uomini partecipano della possibilità della grazia. La presenza di Dio nell'impianto teorico garantisce a chiunque una misura di libertà che nemmeno il sovrano può violare. De Maistre non è un precursore dei totalitarismi, anche se ha fortemente polemizzato con la nascente democrazia rappresentativa». De Maistre «padre» della destra radicale? «Sì, se eliminiamo gli equivoci. Contesto per esempio che il nazionalsocialismo, come movimento e regime, sia di destra. Perché l'unica vera opposizione con il quale si e confrontato è quella di destra, aristocratica. Ed è alle radici di questo pensiero, se voghamo, che De Maistre si trova». [b. v.] Cognome Nome Via C.A.P. - Città Avete già acquistato un AudioLibro della serie "Gli AudioLibri di tuttolibri"? □ ® ANTON CECHOV La signora col cagnolino - Il monaco nero □ © J. W. GOETHE I dolori del giovane Werther □ © EDGAR ALLAN POE I misteri della Rue Morgue - La lettera rubata □ © BEPPE FENOGLIO La malora □ © TAMA JANOWITZ Schiavi di New York □ © F. DOSTOEVSKIJ Le notti bianche Quali autori vorreste poter ascoltare oltre a quelli sopra elencati? munque convinto che troppa luce non fosse una buona cosa per la maggioranza dell'umanità). Come Georges Sorel, il conte savoiardo credeva nella necessità di una mitologia sociale e nell'ineluttabilità delle guerre, sia nazionali che sociali; ma, diversamente da Sorel, Calli della Loggia CON LUI NASCE LA DESTRA RADICALE AVVERSA AI DIRITTI DEL CITTADINO insieme dal monarca, espressione simbolica della legittima sovranità. Il popolo non può essere sovrano, giacché per esercitare la propria sovranità ha bisogno della rappresentanza. Ma che sovrano è colui che può esprimere questo suo attributo solo indirettamente? La destra à la De Maistre è dunque radicale, controrivoluzionaria, avversa ai diritti non accettava l'idea che i capi della classe vittoriosa dovessero veder chiaro nei miti che ispiravano le masse (solo con l'adesione a questi miti era possibile, e diventava doveroso, guidare le masse alla vittoria). Come Nietzsche, detestava l'uguaglianza, e vedeva nella nozione di libertà universale soltanto una chimera assurda e pericolosa; ma non si ribellava contro il processo storico, né intendeva spezzare la cornice entro la quale l'umanità aveva compiuto fino ad allora il suo travagliato cammino. Non si lasciò incantare dai feticci sociali e politici del suo tempo, e vide la natura del potere politico con la stessa chiarezza - e la mise a nudo con lo stesso rigore - di Machiavelli e di Hobbes, o, più tardi, di Bismarck e di Lenin. Per questa ragione i leader cattolici dell'Ottocento, sia ecclesiastici che laici, gli resero bensì un largo omaggio formale, come a un teorico vigoroso e devoto, ma si sentivano a disagio nell'udire il suo no- dell'uomo e del cittadino. L'oggettiva radicalità di posizione dei rivoluzionari francesi non poteva non produrre la parallela radicalità dei controrivoluzionari. In questo evento originario è racchiuso il destino futuro della destra europea che chiamiamo radicale». Anche l'antiscientismo di De Maistre è un segno di appartenenza: «Fondarsi sulla ragione secondo la destra significa portare la società al caos, rendere impossibile la sua esistenza organica. La ragione eccita le dispute, disintegra l'ordine sociale. Le nostre società sono tenute insieme dai dogmi e dai pregiudizi, non certo dalla ragione: questo è il rovesciamento di Rousseau operato da De Maistre e Burke». [b. v.] Marco larchi UN AUTORE SEMPRE NEL LIMBO PRIGIONIERO DELLE ETICHETTE BESTINO marginale quello di De Maistre. Inattuale quando cigolavano le ghigliottine e scandaloso duecento amai dopo, quando su di lui pende il marchio della reazionarietà. Risultato: pochi in Italia lo conoscono davvero. Marco Tarchi studioso fiorentino («impropriamente collocato nel ventaglio della nuova destra») e ospite nel suo Diorama letterario di molti autori condannati al silenzio, spiega questa apnea: «De Maistre è uno di quegli autori sui quali vigeva l'interdetto implicito per tutta la cultura considerata di destra. Non sono mai stati letti, studiati, compresi per ciò che avevano davvero scritto. La sinistra li riteneva infrequentabili seguendo la lezione togliattiana (anche se poi la riscoperta di questi pensatori della crisi è opera di intellettuali anticonformisti come Cacciari o Marramao). La destra sapeva che erano maledetti e li trattava da icone sacre. Ma come sempre accade, i fedeli di un culto non possono compiere una lettura critica e esegetica. De Maistre, come altri, era esibito a comando, usato, citato, più che letto. E così il conte savoiardo è finito in un limbo intellettuale, prigioniero di due etichette antagoniste». Concorda con la tesi di Berlin che vede De Maistre come un pensatore agghiacciante e affascinante nella prefigurazione del fascismo? «Non credo sia una lettura corretta.

Luoghi citati: Italia, New York, Pareto