Una macabra coincidenza Va in mostra il Titanic di Fabio Galvano

Una macabra coincidenza Va in mostra il Titanic Una macabra coincidenza Va in mostra il Titanic LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I fotografi dei giornali inglesi la ritraggono dietro un oblò arrugginito, gli spessi occhiali e i capelli bianchi ovvia concessione ai suoi 82 anni. Millvina Dean è il tocco più umano della mostra più contestata, che per giunta apre i battenti in un momento infausto. E' la più giovane dei nove superstiti del Titanio: aveva poche settimane quando, sul transatlantico della morte, perse il padre (si salvarono invece la madre e il fratello). Sotto l'imponente colonnato del National Maritane Museum di Greenwich pare un po' spersa di fronte alla ressa di fotografi. Ma non polemica: «Una mostra bellissima», dice: «Un vero tributo a quella tragedia del mare». Millvina Dean non appartiene, ovviamente, alla schiera che comprende anche qualche reduce di quella tragica notte di domenica 14 aprile 1912; la schiera che da mesi si oppone energicamente alla prima esposizione pubblica degli oggetti trovati sul fondo del mare attorno al corpo squartato della regina dei mari (attorno, si badi bene, e non dentro). Non è fra quelli che nelle ultime ore, dopo la tragedia del traghetto Estonia, ha chiesto che la controversa mostra sul Titanio venisse sospesa o rinviata. «E' una storia che merita di essere raccontata», si difendeva ieri con i giornalisti il responsabile delle mostre del museo, Stephen Deuchar: «E' un tributo a chi è morto, nonostante le attuali circostanze». «Si lascino in pace in morti», invoca invece Don Smith, nipote del capitano Edward Smith morto con altre 1522 persone quando la nave «inaffondabile» speronò un iceberg nel viaggio inaugurale. «Rinviare la mostra sarebbe stata una decisione eccentrica», taglia corto Eric Kentley, l'esperto di tecnologia navale del museo, che ha partecipato alle immersioni di quest'anno della Rms Titanio Inc., la società di New York che fa capo a Robert Ballard e che con l'ausilio del batiscafo francese Nautile ha già svolto tre campagne di recupero. Mancano le storie umane, alla mostra di Greenwich: manca la storia del miliardario americano Guggenheim che decise di morire in smoking e con il sigaro in bocca; o quella di Wallace Hartley, che portò la sua orchestrina sul ponte e suonò fino alla fine; o quella ancora di Joseph Bruco Isnay, il presidente della compagnia di navigazione che si mise vigliaccamente in salvo sulle prime scialuppe destinate a donne e bambini. Ma emerge un'altra storia: quella della nave maledetta e ancor più di una società e di un'epoca che finivano, travolti dal rinnovamento del nuovo secolo, dalla Grande guerra, anche da tragedie come questa. Eccoli, gli oggetti di quel mondo: recuperati da 3800 metri di profondità, sparsi nella melma del fondo mentre la nave spaccata in due all'altezza dello scalone centrale - i tronconi sono a 600 metri di distanza - s'inabissava e si torceva sotto la pressione di quella montagna d'acqua. Eccoli, attorno ai drammatici modellini del relitto, fra i filmati delle immersioni (la scoperta risale al 1985, i recuperi hanno la data di tre campagne nel 1987, 1993 e 1994). Tutti con una storia. Il vassoio argentato che fu il primo oggetto recuperato, la campana con cui il marinaio Fred Fleet diede l'allarme dal pennone con tre rintocchi, il telegrafo di macchina con cui dal ponte si tentò un disperato «indietro tutta». E poi le suppellettili della nave, dai lampadari ai puttini che ornavano le scalinate di prima classe, dai piatti ai pentoloni della cucina; e soprattutto gli oggetti personali che sono la vera testimonianza di un'epoca che con il Titanic finiva. Orologi, occhiali, penne stilografiche, anelli, pipe, scarpe, pettini, rasoi, pennelli da barba, portasigari, persino una cravatta nera a farfallino trovata fra biglietti da visita (John Mitchell, forniture idrauliche, impianti gas in Londra) e resti di scatole che avevano racchiuso biscotti e sigari. Una specie di capsula del tempo, conservata per tutti questi anni sotto il mare: persino un paio di biglie, perché non bisogna dimenticare che a bordo c'erano 113 bambini e che 53 morirono. La mostra - «Il relitto del Titanic» - aprirà i battenti martedì e resterà aperta lino ad aprile; e le polemiche, probabilmente, si riaccenderanno. Ma ieri, fra le bacheche del Titanic, la consegna era ciucila della misura e del rispetto. Non a caso, forse, si è deciso di non includere se non fotograficamente la «borsa dello scia¬ callo»: quella contenente denaro, argento, gioielli provenienti «da fonti diverse»; la borsa dell'uomo che passava rovistando di cabina in cabina, mentre la nave affondava e i passeggeri in preda al panico cercavano una via di salvezza che non c'era, perché le scialuppe bastavano appena per metà delle 2228 persone a bordo. Un lavandino di marmo, con lo stemma della White Star Line; la sirena staccata da uno dei quattro fumaioli; i ghirigori di ghisa di una panchina sul ponte; e poi bottiglie, bacinelle, cioccolatiere d'argento, la giacchetta bianca di uno dei 325 camerieri di bordo, gli attrezzi dei meccanici e degli elettricisti, una copia del Southern Echo del 9 aprile, il giorno prima della partenza, in cui si legge del Titanic a Southampton, persino un vaso da notte e un blocco di carbone da 50 chili trovato in prossimità di una delle immense caldaie. Fra i 150 oggetti la storia del recupero, le tecniche per il restauro reso difficile dalle infiltrazioni di sale in tre quarti di secolo. Come rinunciare a tanto? E infatti, nonostante la polemica, la mostra è pronta. «Sarebbe deplorevole - si difende Ballard da un pannello che vuole sottolineare il rigore etico delle sue esplorazioni - se il luogo fosse danneggiato e profanato, e se gli oggetti venissero venduti a collezioni private». Quello del Titanic, dice Ballard, è un cimitero «tranquillo e in pace, adatto al riposo di ciò che resta della più grande tragedia del mare». Ma ammonisce Eva Hart, anche lei una delle sopravvissute: «E' una tomba, e la nave è il suo monumento. Si lasci quelle cose dove sono». Per il Titanic non c'è ancora pace. Fabio Galvano Londra, esposti fra le polemiche i reperti del transatlantico I detrattori «Avete profanato un cimitero sotto le onde» SgsdMQued| Sopra, la più giovane superstite del Titanic, Millvina Dean Qui accanto un modellino e una scatola di piatti |FOTO REUTER]

Luoghi citati: Estonia, Greenwich, Londra, New York