Sul Golon i laboristi si spaccano Per Rabin rischio di dimissioni di Aldo Baquis

Un emendamento: per cederlo alla Siria serviranno 70 voti su 120 ISRAELE Un emendamento: per cederlo alla Siria serviranno 70 voti su 120 Sul Golon i laboristi si spaccano Per Robin rischio di dimissioni TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il primo ministro Yitzhak Rabin ha minacciato ieri che potrebbe presto trovarsi obbligato a sospendere i negoziati di pace con la Siria, se andrà in porto l'iniziativa di cinque deputati laboristi che vogliono garantire la presenza israeliana sulle alture del Golan con uno speciale emendamento a una legge già esistente. Di fronte alla sfida dei falchi del partito, il premier è passato già la scorsa notte all'offensiva recandosi a sorpresa ad Aqaba, sul Mar Rosso, per un nuovo incontro con re Hussein. Assieme al principe Hassan e al generale israeliano Ehud Barak, i due statisti hanno discusso le scadenze di un accordo di pace fra i due Paesi. I cinque ribelli laboristi sono guidati da Avigdor Kahalani, un generale della riserva che durante la Guerra del Kippur diede prova di grande ardimento nel respingere l'offensiva siriana sul Golan. Ieri, sfidando le ire del suo primo ministro, hanno presentato alla Knesset un emendamento alla legge con cui nel 1980 Israele ha esteso la sua legislazione a quelle alture. Per abrogarla - propongono - il governo dovrà raccogliere almeno settanta voti dei centoventi disponibili alla Knesset; in caso di referendum popolare, ci vorrà almeno il 65 per cento dei voti. In Parlamento, la coalizione di Rabin dispone oggi di appena 56 seggi. «Se l'emendamento sarà approvato, mi troverò con le mani legate, non potrò più negoziare con Hafez Assad» ha esclamato Rabin durante un'animata seduta del partito laborista. Nel tentativo di isolare i suoi rivali di partito ha tracciato uno scenario pessimistico delle conseguenze di una crisi nei negoziati con la Siria. Rabin ha chiesto un sostegno senza condizioni nei suoi sforzi di trovare un intesa con Assad: «Voglio avere la coscienza pulita - ha spiegato di aver fatto tutto il possibile per prevenire un nuovo conflit¬ to, che potrebbe divampare se non firmeremo un accordo di pace». Rabin ha infine informato i compagni di partito che lunedì sottoporrà la sua politica di pace al giudizio della Knesset. Un esito negativo, ha concluso, sarebbe da lui interpretato come un voto di sfiducia al governo: potrebbe cioè rassegnare le dimissioni. Queste argomentazioni non hanno intimorito i cinque falchi laboristi che ieri, dopo un nuovo burrascoso incontro con Rabin, hanno presentato alla Knesset il loro emendamento. L'iniziativa di «Avigdor Kahalani, re del Golan» è stata accolta con giubilo dai 13 mila coloni di quelle alture: un gruppo di attivisti, che venti giorni fa aveva avviato uno sciopero della fame, ha annunciato la fine della protesta. I coloni hanno giurato «eterna fedeltà al Golan» e si sono impegnati a non abbandonare in alcun caso le loro abitazioni. L'iter parlamentare che attende il problematico emendamento alla legge del Golan è irto di ostacoli: la prima lettura avverrà solo fra 45 giorni, dopo i quali passerà ad una Commissione parlamentare, il cui presidente è favorevole alla pace con la Siria. Per giungere alla seconda e alla terza lettura, i fautori del Golan dovranno impegnarsi per mesi. Aldo Baquis

Luoghi citati: Aqaba, Israele, Siria, Tel Aviv