« I tassi possono scendere» di Stefano Lepri
« « I tassi possono scendere» Ditti si appella ai sindacati Ripensateci sulla Finanziaria MADRID DAL NOSTRO INVIATO «Ho molta fiducia che i tassi di interesse scenderanno» grazie alla legge finanziaria '95: Lamberto Dini parla poco ma prende di petto la questione italiana come sarà discussa nei consessi internazionali riuniti qui nei prossimi giorni. L'alto livello dei tassi di interesse ha indicato negli ultimi mesi una sfiducia della finanza di tutto il mondo nelle capacità di recupero del nostro Paese, rende il caso italiano unico tra i grandi del G-7, e il più preccupante in Europa dopo quello svedese. Rivolto all'Italia, il ministro del Tesoro si appella ai sindacati, perché studino bene le carte e i numeri della manovra '95 e rivedano il loro giudizio. Ma a quanto pare dalle prime impressioni - non ufficiali - dei dirigenti del Fondo monetario, che riunirà qui la sua assemblea annuale martedì, la fiducia delle istituzioni internazionali e dei mercati dipende proprio da ciò che a Cgil, Cisl e Uil non piace. Riusciranno probabilmente gfaditral Fmi gir interventi-sutìeTpensioni, solleveranno dubbi i tre condoni sul cui gettito aleatorio e una tantum si fondano i;ran partedelle fitove entrate. Volato a Madrid per presiedere ieri mattina una sessione del di dibattito sul futuro delle monete, Dini ha cominciato, e continuerà al suo ritorno qui domani, quei contatti che spera gioveranno all'immagine dell'Italia. Con un disegno di legge finanziaria, dice, che prevede «aggiustamenti strutturali e qualitativi» dei conti dello Stato, gli alti differenziali di interesse con gli altri Paesi «sono interamente ingiustificati». Sui dati di ieri, il «rischio Italia» misurato sui tassi di interesse a lungo termine del debito pubblico era di quattro punti rispetto alla Germania. Nella crisi di agosto aveva sfiorato i 5, nei momenti migliori si era ridotto a due e mezzo. Il cattivo stato della finanza pubblica è il tratto comune di tutti i Paesi dove i tassi di interesse sono aumentati maggiormente. Quando i ministri del Tesoro e i governatori delle banche centrali del G-7 si riuniranno qui domani alla vigilia dell'assemblea del Fmi, il consueto confronto delle politiche comporterà uno sguardo attento sulla situazione italiana. «Le nostre cifre sono realistiche» affer- ma Dini, di fronte ai primi dubbi espressi da qualche analista finanziario e da economisti. Quanto all'ammontare complessivo della manovra, Dini ricorda che è un po' maggiore di quanto previsto a luglio appunto per far fronte all'aumento dei tassi di interesse registrato negli ultimi mesi. Questo aumento, che se in Italia è stato più forte è comunque un fenomeno mondiale, sarà argomento inevitabile della riunione dei ministri del G-7. Come si ricorderà, al G-7 di luglio a Napoli i capi di Stato e di governo decisero che per il momento non ci si poteva fare nulla e che bisognava aspettare che i mercati si calmassero. Da allora, oltre Atlantico la spinta verso l'alto si è placata ma in Europa è proseguita. Benché tutti i governi indistintamente abbiano proclamato che non ci sono motivi per una ripresa dell'inflazione, i mercati continuano ad andare per la loro strada. Già il Fmi, nell'approntare una agenda per i vertici, consiglia a banche centrali e governi comportamenti non equivoci verso l'inflazione, meglio più rigidi che troppo poco. In più, sulla ripresa forte della produzione che ormai si è diffusa dagli Stati Uniti all'Europa continentale pesa il timóre inafferrabile di un crollo delle quotazioni di Borsa - troppo alte a Wall Street che si propaghi di Paese in Paese. «Gli equilibri monetari internazionali sono stabili - ha detto ieri Dini - quando c'è un Paese dominante e gli interessi degli altri non sono troppo divergenti. Chiaramente non è questo il caso al giorno d'oggi». D'altra parte la cooperazione ò indispensabile perché, come ha ricordato ieri il capo del governo ospite, Felipe Gonzàlez, di fronte a movimenti di capitale come sono possibili oggi, «nessuna nazione ha mezzi sufficienti per affermare la propria sovranità da sola». E con la cooperazione un governo dei mercati non è impossibile: ha avuto l'onore di una citazione pubblica ieri, nel convegno sul cinquantenario del Fmi e della Banca mondiale, uno studio della Banca d'Italia che uscirà a giorni in libreria: in tutti i 17 casi in cui le banche centrali hanno compiuto massicci interventi concordati sulle monete, gli effetti sono stati positivi. Stefano Lepri
Persone citate: Dini, Felipe Gonzàlez, Lamberto Dini
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