In Germania massacro tra profughi due bruciati vivi

In Germania massacro tra profughi; due bruciati vivi Con taniche di benzina hanno incendiato il container in cui vivevano. Il Paese ha temuto un nuovo attacco dei naziskin In Germania massacro tra profughi; due bruciati vivi Le vittime sono fratello e sorella, albanesi del Kosovo. La polizia arresta due turchi BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sono bruciati vivi nella roulotte che li ospitava dal loro arrivo in Germania, dove speravano di trovare asilo. Per i due albanesi del Kosovo, una ragazza handicappata di 23 anni e il fratello di 11 che ha tentato invano di salvarla, non c'è stato niente da fare: quando i soccorsi sono arrivati i loro corpi erano irriconoscibili. E' accaduto poco prima dell'alba a Herford, una cittadina del Nord Reno Vestfalia poco lontana da Duesseldorf: e per alcune ore la Germania è ripiombata nell'incubo dei roghi neonazisti, della caccia allo straniero, delle stragi nere di Moelln e Solingen. Invece, dietro l'attentato che ha distrutto la tendopoli per rifugiati, «al 99 per cento» non c'è odio razziale, assicura la polizia. La morte dei due giovani sarebbe il frutto di una vendetta della quale sarebbero responsabili due turchi di 43 e 40 anni, arrestati ieri pomeriggio ad Amburgo. Paradossalmente, sono stati in molti a tirare il fiato all'annuncio della procura federale di Karlsruhc, che ha subito avocato a sé le indagini nel sospetto di un atto di terrorismo politico. Per quanto atroce, la morte dei due giovani stranieri in attesa d'asilo diventa infatti un «semplice» atto di violenza, e perde le devastanti risonanze di tanti episodi analoghi. L'allarme era stato tuttavia immediato, anche perché un altro rogo - senza vittime, questa volta - aveva poco dopo danneggiato un ostello d'immigrati ad Hannover. Un semplice guasto, un corto circuito che in un primo momento era sembrato invece la conferma di una nuova ondata di violenze xenofobe, mentre il movimento «ProAsyl» chiedeva ai tedeschi di scendere in piazza a migliaia, in tutto il Paese, in segno di solidarietà alle vittime del razzismo. Nel pomeriggio l'allarme è rientrato. Ma la polizia ha annunciato di aver rafforzato le misure di sicurezza in prossimità degli ostelli per stranieri. La situazione, per molti «Asylanten», resta infatti difficile e a rischio, nonostante il numero delle aggressioni a sfondo xenofobo sia diminuito, quest'anno, rispetto al '93. Secondo dati ufficiali, in otto mesi sono state 961, il 27 per cento in meno, ma episodi recenti hanno riacceso i timori. Due settimane fa, i servizi di sicurezza federali hanno denunciato il pericolo di un «Sessantotto dell'estrema destra». Contemporaneamente, numerosi agenti di polizia, ad Amburgo e a Berlino, sono stati sospesi dal servizio perché sospettati di «comportamento a sfondo xenofobo» (quelli di Amburgo sono stati reintegrati ieri sera). Avrebbero maltrattato cittadini stranieri abbandonandosi alla violenza; in casa di uno di loro, inoltre, è stato trovato materiale di propaganda neonazista. Proprio ieri si è aperto il processo i un gruppo di skinheads, responsabili di atti di vandalismo al memoriale di Buchenwald. Perché l'avete fatto?, ha chiesto il giudice. «Per divertirci», hanno risposto. Perché era tramontato l'appuntamento con un raduno di skin, in Baviera. Perché, una volta entrati nell'ex campo di concentramento a pochi chilometri da Weimar, in Turingia, non hanno sapulo resistere alla «tentazione» di disegnare svastiche e minacciare di morte un'impiegata e altri visitatori. Nonostante i più stretti controlli di polizia e le sentenze più severe, nonostante la mobilitazione di vasti strati della popolazione, nonostante la denuncia di governo e opposizione, nel Paese avviato alle elezioni rimane un'ombra, una ferita recente e mai rimarginata. Un segno di «anormalità» sul quale gravano i ricordi della strage xenofoba di Solingen, dove nella primavera del '93 le vittime del terrore neonazista sono state cinque. E della strage di Moelln, dove nel novembre di due anni fa tre turche sono bruciate vive, in un rogo rivendicato al grido di «Hcil Hitler». [e. n.] La casa dove sono morti bruciati due asylanten albanesi per mano di altri due immigrati di origine turca

Persone citate: Hitler