«Esistono giudici intoccabili» di Ruggero Conteduca

«Esistono giudici intoccabili» «Esistono giudici intoccabili» Sgroi: per le loro benemerenze hanno l'immunità disciplinare ROMA. Esplode il caso dei magistrati intoccabili. E non nei palazzi del potere, sui giornali o nel chiacchiericcio polemico che si è sempre sviluppato attorno all'azione dei giudici di Tangentopoli. La bordata, questa volta, parte dal Consiglio superiore della magistratura, l'organo di autogoverno dei giudici, nel giorno di «presentazione» del neo-ministro di Grazia e Giustizia, Alfredo Biondi, per la prima volta in visita a palazzo dei Marescialli. Ad attaccare i giudici di Mani pulite, a ventiquattr'ore dall'esternazione del pm milanese Piercamillo Davigo, deciso a «rivoltare l'Italia come un calzino», scende in campo, inaspettatamente, il numero «uno» dell'accusa in Italia, il procuratore generale della Cassazione, Vittorio Sgroi. Sgroi, assieme al ministro Guardasigilli, è uno dei due titolari dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati. Ma di fronte agli episodi di questi ultimi sembra voler gettare la spugna e dichiarare la sua impotenza. «Ho il timore - dice il procuratore generale prendendo la parola nel corso del plenum - che qualche magistrato possa aver acquisito una immunità disciplinare per aver acquistato benemerenze». «Mi chiedo - si domanda l'alto magistrato - quanto il titolare dell'azione disciplinare possa ritenersi libero di esercitarla senza che l'esercizio di tale azione venga letto come atto di ritorsione». Non si sente libero il procuratore, che denuncia implicitamente il tifo da stadio dell'opinione pubblica e di alcuni partiti politici a favore dei giudici milanesi. Uno stato d'animo collettivo che impedirebbe, in molti casi, di avere nei loro confronti l'imparzialità che dovrebbe invece garantire un identico comportamento nei confronti di tutti. «Ogni giorno si assiste - commenta infatti Sgroi - a condotte che se non provenissero da magistrati che appaiono spesso sui giornali potrebbero portare all'apertura di azioni disciplinari». Sgroi non lo dice, né nel corso del suo intervento, né subito dopo quando viene pressato dai giornalisti. Ma è facile indovinare come il suo pensiero corresse a Di Pietro e ai suoi colleghi del pool più volte protagonisti di iniziative sfociate spesso in dure polemiche. Il Consiglio ha ascoltato in silenzio la «requisitoria» del procuratore generale. Ma non senza preoccupazione. Ai cenni di assenso dei consiglieri laici di parte governativa ha fatto riscontro ima decisa presa di distanze da parte di numerosi consiglieri togati. Un intervento «allarmante», è stato giudicato da Marco Pivetti di Magistratura democratica, la corrente più a sinistra dell'Associazione nazionale magistrati. «Essendo il titolare dell'azione disciplinare - osserva Pivetti - è grave che sia lo stesso Pg a dichiarare di non averla esercitata, quando doveva esserlo, secondo i criteri istituzionali». Secondo il consigliere di Md, insomma, Sgroi avrebbe peccato di omissione di atti d'ufficio. «Il carattere ambiguo e generico dell'affermazione - aggiunge Pivetti - la rende inquietante ed è quindi necessario che il procuratore specifichi al più presto cosa ha inteso dire e faccia riferimento a casi concreti». Più diplomatico il ministro Biondi. «I magistrati si dividono solo per funzioni - dice -. Non ce ne sono di immuni o di meno "attingibili". Dipende dal grado, speriamo mai realizzabile, di entità disciplinare dei comportamenti. E' sempre con grande dispiacere che prendo queste iniziative. Quelle poche che ho preso - precisa però - si sono sempre fondate su fatti molto precisi». Ruggero Conteduca

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