La Cia a Boris: allento hai mafiosi nel governo

La Cia a Boris: allento hai mafiosi nel governo La Cia a Boris: allento hai mafiosi nel governo WASHINGTON DAL NOSTRO INVIATO Situazione imbarazzante. Eltsin è a Washington per ricevere un nuovo appoggio totale e incondizionato da Clinton. E, in contemporanea, all'Hotel Madison, si riunisce il Gotha dell'«intelligence» americana per discutere di lotta alla criminalità organizzata su scala globale. Con la Russia di Eltsin al centro di tutta la discussione. Più di 300 partecipanti, pubblici e privati, rappresentanti di tutte le 25 agenzie specializzate nella caccia ai criminali, ai mafiosi, ai riciclatori di denaro, ai falsari, agli intrusori nei sistemi computerizzati. La Russia fa di nuovo paura, anche se non è più comunista. Il gigante malato - dice Woolsey, direttore della Cia - sta mettendo in pericolo la stessa sicurez¬ za nazionale degli Stati Uniti, con la sua criminalità organizzata, con i legami sempre più stretti con Cosa nostra, con i cartelli colombiani di Cali e di Medellin. Il quadro è impressionante e gli americani mostrano, se non altro, di avere ormai la percezione delle sue dimensioni. Woolsey e Louis Freeh, direttore dell'Fbi, accennano perfino al fatto che «uomini del governo russo sono implicati in attività illegali». Forse è per questa ragione che i russi non sono stati invitati. Non si fidano di loro, anche se William Webster, ex direttore della Cia e padrone di casa come esperto del Centro di studi strategici (Csis), dirà che «non c'è scelta. Con i russi bisogna collaborare nella lotta alla criminalità organizzata». E porta l'esempio italiano. «Sapevamo che in Ita- lia il livello di corruzione dei poteri pubblici era molto alto. Ma sapevamo anche che c'era gente decisa e onesta» (e qui cita Scalfaro). Eppure scambiarono informazioni con l'allora ministro degli Interni Antonio Gava. Comunque con i russi bisognerà rischiare altrettanto, se non di più, anche perché - come racconta l'investigatore Peter Grinenko, dell'ufficio del procuratore distrettuale di New York - «la corruzione in Russia è totale, nulla le sfugge, dal vertice alle attività più minute». E invita, tra l'ilarità generale, gli agenti americani a «stare attenti con chi parlano e a chi si affidano» quando andranno a «dare una mano» ai colleghi russi. Le cifre elencate da Woolsey, Freeh, Claire Sterling, Jack Blum, Rens Lee e decine di altri oratori, succedutisi alla tribuna in quasi undici ore filate di discussione, inducono a riflettere. La Russia è ormai il più colossale laboratorio criminale del pianeta. Dal contrabbando di materiali nucleari, all'export-import illegale di capitali. Due miliardi di dollari fuggono ogni mese illegalmente dalla Russia. Un miliardo di dollari sporchi (prima di tutto traffico della droga) entra altrettanto illegalmente nel Paese per riciclarsi nella seconda fase della privatizzazione. La «maggior parte» delle banche russe - dice Woolsey - «è già in mano a gruppi criminali». Le altre sono tutte, in varia misura, «vulnerabili». Solo l'esportazione illegale di materie prime costa all'erario russo qualcosa come dieci miliardi di dollari al mese. I collegamenti con le mafie internazionali sono in via di gestazione. C'è urgenza di un intervento coordinato per impedire che essi si consolidino. Woolsey, concludendo, dirà esplicitamente che ^intelligence» americana è decisa a fa¬ re anche per conto proprio. «Se la collaborazione tra organi della sicurezza risulterà impedita da diversi fattori, fra cui la mancanza di fiducia reciproca, allora raccoglieremo informazioni anche all'insaputa dei partner». Ma il teorema è di difficile dimostrazione. L'assunto, tutto politico, degli americani pare essere questo: «Bisogna aiutare Eltsin a liberarsi dalla criminalità che assedia la Russia». Quasi che quello che sta succedendo sia un incidente, per quanto grave, di percorso. E se - come suggerisce Claire Sterling - fosse invece il prodotto naturale di una linea di riforma a dir poco avventurosa? Ma la risposta a questa domanda non riesce a darla nessuno. Giuliette Chiesa Criminalità in Russia A destra, Eltsin e Clinton