Bufera sui vertici Secit indagati 8 «super-007» di Francesco Grignetti

Gli ispettori: nessuna fiducia in questo pm Gli ispettori: nessuna fiducia in questo pm Bufera sui vertici Secit indagati 8 «super-007» Avrebbero consentito alVEnimont di evadere novecento miliardi di tasse ROMA. Avviso di garanzia per il direttore del Secit e altri sette superispettori del fisco. Sono accusati dal pm Pietro Giordano di aver chiuso un occhio sulla vicenda Enimont, permettendo una maxievasione fiscale: novecento miliardi di tasse non pagate, per un imponibile di 1500 miliardi mai dichiarato. Cifre gigantesche, come si vede, che Raul Gardini all'epoca non aveva alcuna intenzione di pagare allo Stato: prima provò la strada degli sgravi fiscali (di qui decreti reiterati e decaduti, con tanto di mazzette al seguito), poi l'evasione fiscale (regolarmente condonata un anno dopo a prezzi ridicoli: 19 miliardi e via). La vicenda Enimont, insomma, non finisce di stupire. Ma questa volta a finire sotto inchiesta sono addirittura gli 007 del ministero delle Finanze. Si sono rimpallati tra loro un esposto anonimo per tutto il 1992, ben guardandosi dall'indagare, quando lo scandalo Enimont era ancora lontano dall'esplodere. Ma non tutti erano d'accordo. Uno dei superispettori, Mario Casaccia, che ha la fama di giudice inflessibile, e che già alla Corte dei conti entrò in collisione con i vertici, prima ha tempestato di lettere il direttore Luigi Mazzillo e il ministro Franco Gallo. Poi s'è rivolto alla magistratura ordinaria. Ed è finita con 8 avvisi di garanzia per abuso d'ufficio. Novecento miliardi: tanto, secondo il pm Giordano, avrebbe evaso la Montedison. Era la fase in cui nasceva Enimont. Montedison ed Eni dovevano «conferire» alla nuova società pacchetti azionari e impianti. Ma la Montedison, in tutta l'operazione, ci avrebbe rimesso un mare di soldi in tasse. «E invece hanno cercato in tutti i modi di non pagare le tasse sui conferimenti - spiega Casaccia - tanto che feci i primi esposti sul manca¬ to versamento all'erario delle imposte quando il decreto di defiscalizzazione non fu convertito dal Parlamento». Il Secit lasciò cadere la questione delle plusvalenze. Ma Casaccia ha insistito. E ora il pm Giordano ha sposato la sua ipotesi e accusa otto membri del Comitato di coordinamento del Secit - Mario Costantini, Enrico De Lellis, Michele Del Giudice, Alfonso Ferrucci, Antonio Macchia, Luigi Mazzillo, Antonio Merone, Nunzio Messineo di aver insabbiato il tutto. La reazione di Mazzillo e degli altri indagati, ieri, è stata veemente. In un clima kafkiano, con il Grande Accusatore rintanato nel suo ufficio al piano superiore, i superispettori indagati hanno spiegato la loro versione dei fatti ai giornalisti. Luigi Mazzillo: «Giudizi su Casaccia non ne do. Diciamo che c'è una frattura tra lui e il resto del servizio. Evidentemente anche il magistrato è stato fuorviato». Alfonso Ferrucci: «Ho la massima fiducia nella giustizia e la massima sfiducia nel giudice Giordano. Farò tutto quello che potrò contro questo pm. Ma scherziamo? Noi del Secit avremmo dovuto muoverci sulla base di queste cazzate? Ma noi non siamo alle dipendenze di Casaccia». Mario Costantini: «Non esiste la base giuridica per metterci sotto inchiesta. Il pm ha stabilito un rapporto causale tra una nostra delibera dell'11 ottobre 1993 e il condono di cui si avvalse la Montedison nel 1991. Questo è un classico caso di reato impossibile. Alla data in cui noi avremmo commesso il reato, il vantaggio si era già verificato. Dopo la data del 30 settembre 1991, secondo la legge, non era più possibile fare accertamenti che influissero sul condono». Francesco Grignetti

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