« Ho dato 2 miliardi a Craxi »

« « Ho dato 2 miliardi a Craxi » Scbimberni: me li chiese lui nell'86 MILANO. Ai tempi d'oro di Foro Bonaparte lo chiamavano il «taciturno». Adesso davanti a Di Pietro snocciola dati, cifre (miliardarie), conti svizzeri e circostanze contro Bettino Craxi. Accusa, Mario Schimberni, ex presidente della Montedison, ex commissario straordinario delle Ferrovie dello Stato, simpatie per il garofano ma occhio di riguardo pure alla de. Accusa, Schimberni: «Fu Craxi a chiedermi quei soldi». Poi elenca: due versamenti da 600 mila dollari ciascuno, 14 aprile e 16 luglio '86, conto svizzero «shan pin» nella disponibilità di Bettino Craxi per conto del psi. Mica noccioline: un milione e 200 mila dollari, pari a quasi due miliardi di lire. Una cifra enorme, una goccia nel mare delle tangenti finite in Svizzera, che ancora stanno inseguendo i magistrati di Mani pulite. Come quelle transitate sul conto «FF 2927» nella disponibilità dell'agente di cambio romano Giancarlo Rossi, alla ricerca delle quali Di Pietro e il giudice per le indagini preliminari Maurizio Grigo si sono recati lunedì a Ginevra. «E' stata una trasferta utile ai fini delle indagini», dice Grigo. E si sa che nelle mani dei magistrati ci sarebbero elenchi dettagliati: con nomi, cifre, conti occulti di uomini politici che hanno intascato tangenti, e non solo per la vicenda Enimont. Poi c'è la vicenda del conto «shan pin». E nel mirino sempre Craxi, rifugio ad Hammamet in Tunisia, tonnellate di carte processuali contro. Come quelle accuse che gli lancia adesso Schimberni, non il primo dei suoi ex amici ad aprire il fuoco contro di lui. Intanto l'inchiesta continua anche su altri filoni. Ricco, come sempre, quello delle tangenti pagate dagli stilisti per evitare fastidiosi controlli fiscali. C'è un arresto. Si è costituito Salvatore Morello, nel '90 vicedirettore dell'ufficio Imposte dirette di Milano. Morello è accusato di avere intascato una mazzetta (100 milioni) dalla Giorgio Armani spa, una delle grandi case di moda finite in Procura. Armani, ma non solo. Dopo Krizia, il gioielliere Buccellati, Basile e Ferrè, altri protagonisti della moda italiana rischiano di dover sfilare davanti a Di Pietro. Quattordici le griffe nel mirino. Tutte con il loro peccato: aver pagato i finanzieri o gli 007 del Secit per evitare noie fiscali. [f. p.] Mario Schimberni ex presidente della Montedison

Luoghi citati: Ginevra, Milano, Svizzera, Tunisia