Armistizio Rai direttori congelati di Maria Grazia Bruzzone

Sette giorni di tregua, la Commissione di vigilanza deve approvare il piano editoriale. Censurato il Cda Sette giorni di tregua, la Commissione di vigilanza deve approvare il piano editoriale. Censurato il Cda Armistizio Rai, direttori congelati Moratti: federalismo e liberismo, temi per tutte le reti ROMA. Neodirettori congelati. Alt alla nomina dei vice e alla ristrutturazione aziendale: ma solo finché «entro una settimana» la Vigilanza Parlamentare non avrà approvato il piano editoriale. Il cda al suo posto, sia pur redarguito. E Volcic, Giubilo, Galimberti e Zanetti sulla plancia di comando per altri 8 giorni. Match nullo a San Macuto ieri. Annunciata con un gran rullio di tamburi, la battaglia si è per ora conclusa con una sorta di armistizio non voluto né dichiarato. E una gran confusione in cui tutti si proclamano vincitori. Gioisce l'opposizione per aver costretto gli altri a patti forzandoli a censurare il consiglio di amministrazione per non aver proceduto alle nomine prima di aver ricevuto il placet della Commissione sul piano editoriale. Ma plaude anche la maggioranza che ha strappato un documento tutto sommato «buono». Dove la Commissione non «impegna» il cda ma si limita a «chiedere» (come aveva proposto il presidente Taradash). Le nomine fatte non sono «sospese» ma solo «congelate», come del resto i consiglieri Rai avevano già annunciato l'altra sera, con gesto di disponibilità. Resta solo la «riprovazione» per la «grave scorrettezza» compiuta dal cda. Un voto al quale azzurri e radicali si sono sottratti. Ma, alla fine, il documento lo hanno votato tutti, tranne Pilo e Stanzani. Astenuta, paradossalmente, la Lega da cui tutto era partito. E assente Storace. «Hanno approvato il nostro ordine del giorno», spiega il vicepresidente progressista Mauro Paissan. «La maggioranza si è resa conto che non ce la faceva» è il commento a caldo di Rosy Bindi. «Ora vedremo cosa accadrà nella valutazione del piano editoriale», annuncia perplessa, più che minacciosa. Ma sorride anche Fabrizio del No¬ ce: «Non abbiamo mai negato che una scorrettezza da parte del cda ci fosse stata - minimizza -. L'importante è che nel documento si ribadisca che non viene sfatto quel che i consiglieri hanno fatto, nella loro autonomia». Sorride bonario anche il ecd Alfredo Meocci: «Sono sodisfatto della soluzione unitaria perchè alla fine credo che ogni dilazione faccia male alla Rai». No comment della Lega, vera protagonista della giornata cominciata con Luca Leoni Orsenigo che si presenta all'ufficio di presidenza ancora pieno di verve battagliera. Tra l'imbarazzo degli astanti. Che A un certo punto rendono perplesso anche l'interessato. «Io il telefonino l'ho sempre acceso ma nessuno mi ha cercato», spiega, come dire che a lui nessuno ha detto di cambiare linea. Finché il leghista Nicolini lo prende per un braccio e lo porta a telefonare a Bossi. Che a sua volta però non sa bene cosa di¬ re. Tanto che verso le 3 l'Ansa se ne uscirà con il vecchio documento, quello duro, approvato coi voti di tutte le opposizioni più la Lega. Proprio a quell'ora in sala stampa era piombato Maroni. Spavaldo come sempre, incoccia in corroio Francesco Storace di An, che se ne sta andando via e lo apostrofa in malo modo: «Ma che combinate, voi con quell'Orsenigo». Maroni fa finta di niente. E in mezzo alla ressa di telecamere, se la prende coi cronisti: «Non abbiamo chiesto né direzioni, né sottodirezioni né uscieri. Anzi, se dovessimo scoprire un leghista nominato solo per sbaglio, lo cacciamo. Noi vogliamo solo che alla Rai si parli del federalismo, economico, politico, giuridico, perchè la gente comiunci a capire cos'è. E chiediamo che una rete della Rai sia organizzata in modo federalista». Ma la Moratti ha detto che tutte le reti devono parlare di federalismo come di liberi¬ smo. «Noi vogliamo un impegno ufficiale» ribadisce Maroni. Che uscendo incoccia Marano, sottosegretario alle Poste leghista, venuto a strigliare il suo uomo ignaro. Maroni, non solo lo aveva tenuto all'oscuro della trattativa con Storace avuta la mattina. Ma, come al solito, non aveva messo al corrente nemmeno il gran capo Bossi. Alla fine di tutto, Letizia Moratti può finalnmente continuare a illustrare il piano editoriale. Con le aggiunte e le anticipazioni sul piano triennale, tra le quali non si accennna nemmeno di sfuggita al federalismo. I consiglieri tirano il fiato. Miccio a fine serata fa notare che il dibattito è stato «costruttivo». E nota con soddisfazione che la pidiessina Miriam Mafai ha espresso parole di favore non solo per il piano, ma per i direttori nominati, definendoli «seri professionisti». Maria Grazia Bruzzone

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