Dietro lo scippo la voglia di scoop

Napoli, denunciati due fotografi tedeschi: «Avremmo restituito la refurtiva» Napoli, denunciati due fotografi tedeschi: «Avremmo restituito la refurtiva» Dietro lo scippo la voglia di scoop Assoldano due ragazzi: «Derubate quell'uomo» NAPOLI. Due ragazzi sfiorano il pensionato che cammina a passo lento: un breve, impercettibile contatto, quanto basta per sfilargli dalla tasca il portafogli. Dall'altra parte della strada, due reporter «armati» di Nikon e teleobiettivo fissano con scatti rapidi le sequenze del borseggio. Uno scoop? Il dramma della delinquenza giovanile colto al volo con un colpo di fortuna? Napoli che si conferma città malata di violenza? Niente di tutto questo: quei due ladri immortalati in azione recitavano il soggetto scritto appositamente per loro da fotografi a caccia di immagini-verità, da rivendere al settimanale tedesco «Stern». E per confezionare il servizio, non hanno esitato a pagare un paio di balordi reclutati nella casbah dei Quartieri Spagnoli. Non è la prima volta e, forse, non sarà l'ultima. Nella capitale dello «scartiloffio», in parecchi hanno cercato di sceneggiare la realtà, spesso anche più amara e difficile di quei filmati, foto e interviste costruiti a tavolino e spacciati per sconvolgenti documenti: un assassino minorenne che si accusa di un triplice omicidio, un adolescente che giura di fare l'armiere della camorra, una foto di gruppo dei parenti di un morto ammazzato, scelti tra i passanti da una troupe giapponese. E se il G7 ha fatto vedere al mondo l'altra faccia di Napoli, si continuano ad esportare con successo soprattutto i suoi guai. Ma ai due fotoreporter calati da Amburgo è andata malissimo. La polizia ha colto sul fatto sia i due borseggiatori che gli autori del finto reportage. Per Gunther Monn, 36 anni, e Markus Asam, di 31, è scattata una de¬ nuncia: concorso in furto aggravato c istigazione a delinquere. Stessa accusa per l'interprete, Gabriella Angheleddu, 29 anni, originaria di Oristano ma residente in Germania; e per un tossicodipendente napoletano, Claudio De Benedictis, 22 anni, assoldato per l'occasione e regolarmente remunerato con 200 mila lire da dividere con le «comparse» - per ogni servizio. E una denuncia è toccata pure ai «guaglioni» cui era stato commissionato il colpo, Giancarlo D., 16 anni, e Patrizio Prudele, 26 anni, quest'ultimo tossicomane e figlio di una delle «mamme coraggio», quelle che si battevano contro lo spaccio di droga. L'unico ad essere all'oscuro di tutto era Arcangelo De Luca, 67 anni, il pensionato preso di mira con consumata abilità dai due borseggiatori in corso Umberto, non lontano dalla stazione. Che gli avessero portato via le 80 mila lire che custodiva nella tasca, se n'è accorto soltanto quando sul gruppetto sono piombati i tre agenti in borghese della polizia ferroviaria. Erano lì per sorvegliare una zona ad alto rischio, hanno notato prima i ladri al lavoro, poi quei due che fotografavano la scena e hanno portato tutti al commissariato. All'allibito funzionario, i fotoreporter tedeschi hanno mostrato una lettera su carta in¬ testata della rivista Stern, nella quale si prega le autorità italiane di agevolare nella loro attività Gunther Menn, Markus Asam e l'interprete. E hanno giurato sul loro onore che, appena completato il servizio, avrebbero restituito il danaro al malcapitato pensionato. Ma giustificazione e credenziali non sono servite ad evitare la denuncia. E' stata poi la corrispondente da Roma del settimanale tedesco a spiegare i retroscena: «Quei due non li conosco - ha detto Daniela Horvath - ma ho saputo che nei giorni scorsi, come free-lance, avevano preso contatto con la redazione di Amburgo proponendo un servizio sulla criminalità giovanile». Per il questore di Napoli, Ciro Lomastro, non ci sono dubbi: «E' un episodio molto grave che rischia di compromettere l'immagine della città». Ma ancor più severo è il giudizio di Enzina Prudele, la madre di Patrizio, uno che ha una sfilza di precedenti, e furti, scippi e rapine in genere li fa per davvero: «Mio figlio è un ingenuo. I fotografi gli hanno offerto un po' di soldi e lui non ha saputo dire di no. Non è la prima volta: anni fa accettò di farsi riprendere dalle telecamere mentre si drogava in un palazzo disabitato. Stavolta la polizia avrebbe dovuto arrestarlo». Mariella Cirillo C'era il trucco dietro l'uccisione del miliziano ritratta da Robert Capa Gli alzabandiera «rifatti» dei marines e dell'Armata Rossa A sinistra l'alzabandiera a Iwo Jima Sopra Patrizio Prudele A destra il miliziano di Capa

Luoghi citati: Amburgo, Germania, Napoli, Oristano, Roma