«Accuso gli industriali»

«Accuso gli industriali» «Accuso gli industriali» Il generale: la corruzione parte da loro PARLA IL COMANDANTE BERGAMO DAL NOSTRO INVIATO Generale Favaro cosa sta succedendo nella Guardia di finanza? Ogni giorno un suo ufficiale o sottufficiale, ma è capitato anche a un generale, viene arrestato. Non dica che sono le solite mele marce... «Va bene, no. Quella delle mele marce è solo retorica. I fatti che ci hanno interessato, lo dico subito, sono fatti gravi, anche se abbiamo poche ipotesi di concussione e molte ipotesi di corruzione, con gli industriali che pagavano per evitare i controlli fiscali». Il solito discorso che mette sotto accusa gli imprenditori. Anche i politici a Tangentopoli si difendevano così. Gli indù- striali pagavano... «Mi spiego meglio. In Lombardia si ragiona in termini economici. A una caduta di valori ha corrisposto un peso maggiore dei soldi. A Milano, lo ripeto, si ragiona solo sui soldi. Non credo che gli imprenditori siano solo vittime». In quasi 4 mesi di indagine è saltato fuori che c'era una vera associazione criminosa nelle Fiamme gialle. Dal sottufficiale al generale erano legati da un doppio filo di corruzione. Possibile che nessuno se ne sia accorto prima di Di Pietro? «Io sono generale di brigata, al comando della zona Lombardia dal 14 luglio, 2 giorni dopo l'arresto del generale Cerciello, e le giuro che non sapevamo nulla, non sospettavamo nulla». Tutti gli arresti colpiscono militari o ex militari di Milano. E le altre città, Roma, Napoli, o Palermo? «Anche in altre città sono accaduti episodi di questo tipo, ma in tono molto minore. E la spiegazione è una sola: economica. A Milano giravano i soldi, a Milano c'erano società malate che prima pagavano i finanzieri e poi li ricompensavano assumendoli». Le Fiamme gialle non sono mai state viste di buon occhio. Adesso, con tutto quello che è successo, l'animosità è aumentata... «E' comprensibile. Un organismo che attenta a coloro che aumentano illegalmente la loro ricchezza provoca sentimenti di animosità». Ma qui siete voi ad essere pas¬ sati dall'altra parte della barricata... «Abbiamo provato amarezza, sconcerto, ci siamo sentiti traditi da chi è venuto meno ad un giuramento. Ma alcune cose vanno considerate pure in un altro verso». In che senso? «Tutto questo terremoto è nato al seguito di una denuncia di un nostro vicebrigadiere, Di Giovanni, che ha rivelato alcune confidenze ricevute dal maresciallo Nanocchio. E poi...». E poi, generale? «Per questo tipo di vicenda nessun imprenditore si è ammazzato, mentre il numero dei suicidi tra i finanzieri dimostra che anche chi ha errato aveva dei valori. Di quei valori, persi, dobbiamo riappropriarci». In concreto, che si fa? «Abbiamo sostituito la maggior parte dei graduati in servizio a Milano, anche chi era "pulito". Abbiamo cercato di rompere qualsiasi associazione, favorendo la massima mobilità, la rotazione tra le diverse articolazioni del nucleo regionale. So che con questa decisione si crea una cultura del sospetto, ma noi siamo militari. E non dimentichi che proprio il carattere militare delle Fiamme gialle ha consentito di reagire tempestivamente. Collaboriamo con l'autorità giudiziaria, non ci è ancora sfuggito nessuno di quelli che dobbiamo arrestare. E poi puntiamo sui giovani. In Lombardia sono arrivati 300 sottufficiali freschi di accademia». Basta questo? Basta una maggiore disciplina interna? «Certamente no. Ci sono ipotesi di lavoro: la presidenza del Consiglio sta pensando di istituire un organismo ispettivo di sicurezza e l'anagrafe patrimoniale per tutti i dipendenti dell'amministrazione finanziaria. Glielo ripeto, i fatti accaduti sono gravi, ma la maggior parte è sana». Fabio Potetti

Persone citate: Cerciello, Di Pietro, Fabio Potetti, Favaro, Nanocchio