E la promessa di una rete addolcisce il Bossi furioso

Ferrara confida ai collaboratori: «Tutto finirà con un inciucio. 0 per dirla in italiano, con un compromesso» E la promessa di una rete addolcisce il Bossi furioso TRA LE QUINTE DEL SUMMIT LROMA A mia richiesta di una rete federalista non ha nessun significato politico». Sarà senz'altro per colpa della stanchezza che alla fine (?) di una giornata a dir poco defatigante, Umberto Bossi si lascia sfuggire quest'ammissione. Eppure poco prima, di fronte ai cronisti delle agenzie, ha magnificato il valore della sua proposta. Anche se l'accenno critico del Senatur ai «vecchi tromboni» freschi di nomina Rai, che non possono dare «nessuna garanzia democratica», apre spiragli piuttosto prosaici: forse il leader della Lega si accontenterebbe della testa di Zavoli lasciando sul collo della legittima proprietaria quella della Moratti? Sia quello che sia, Bossi sta trattando. Nel nome del federalismo, ben s'intende. Come tiene a precisare lo stesso Senatur ai suoi alleati durante il vertice di maggioranza. In nome del federalismo, ci mancherebbe, ripete il Cavaliere: «Pure io sono un adepto. Ci ho scritto sopra un libro: "Il federalismo ed io"», rivela Berlusconi durante la riunione, e qualcuno capisce «dio» al posto di «io», ma poco male, perché il «succo» di questi conversari, quello sì che lo comprendono tutti: ci sono margini per la trattativa. A onor de' vero, comunque, nel vertice, non si parla granché di Rai. O meglio non lo si fa davanti a tutti. Primo, pen 'rè non sta bene che ilgove»n si recupi di queste cose, secondo perché Bossi non vuole affrontare il problema davanti a Pannella («quello si è messo la casacca di Berlusconi», spiega il numero due della Lega Roberto Maroni). Perciò ne discutono, in apertura della riunione, solo il capo del Carroccio, Gianfranco Fini e il presidente del Consiglio. Si accomodano in un salotto e affrontano l'argomento. Bossi si premura subito di mettere le cose in chiaro: «La questione di governo e la questione della Rai - dice - sono ben distinte. Io non voglio arrivare ad una crisi. Non mi interessa. A me preme solo il federalismo e l'informazione è importante da questo punto di vista». Fini lo ascolta e si accalora un po' : «Ma tu ti rendi conto gli chiede - che stai dentro questa maggioranza?». Berlusconi, invece, minimizza: «La Rai spiega - non riguarda il governo. Io non me ne occupo. In termini generali, Umberto, posso capire quello che dici, anche se non lo condivido». E allora il leader della Lega suggerisce una via d'uscita: «Potrei parlare direttamente io con la Moratti». Il colloquio a tre termina, e nella riunione allargata non si accenna se non di sfuggita al problema. E se qualcuno chiede quando si affronta l'argomento, la domanda viene lasciata cadere nel vuoto. Berlusconi glissa e racconta barzellette, Bossi ride, e Pannella sbuffa: «Se avessi saputo che si parlava solo di cose tecniche avrei portato qui anche degli esperti». E' l'ora di pranzo e arrivano panini e babà. Il vertice va avanti e verso la fine il Cavaliere, il leader della Lega e il coordinatore di An si appartano di nuovo, questa volta in compagnia di Casini e Letta. Bossi spiega agli alleati che loro sono dei «conservatori», mentre il Carroccio «è democratico e popolano» e torna a parlare di federalismo e informazione, lasciando intendere che se le sue richieste saranno accettate lui è disposto a chiudere un occhio sui tentativi di An e Forza Italia di annacquare in Parlamento la questione Rai. Così, al termine della riunione, il ministro Ferrara confida ai collaboratori: «Tutto finirà con un "inciucio"». O per dirla in italiano con un «compromesso». Avrà ragione Ferrara? Marco Taradash lo sospetta: «Diciamo la verità: la Lega vuole una rete», spiega in parole povere il presidente della Commissione di vigilanza Rai, cui spetta il gravoso compito di sbrogliare la matassa della mozione di sfiducia al cda Rai, presentata da leghisti, pidiessini e popolari. Così com'è formulata è inammissibile, ma si potrebbe recepirne solo la prima parte, trasformandola in un documento di censura al consiglio d'amministrazione che ha fatto le nomine prima di presentare il piano editoriale. In questo modo a viale Mazzini non ci sarebbe nessuno scossone. Taradash, accompagnato da Ferrara, ne discute con il presidente della Camera Irene Pivetti, poi va a Palazzo Chigi a studiare la situazione con il ministro. Nel frattempo la Moratti, distensiva, fa sapere che i direttori si insedieranno più tardi per permettere alla Commissione di vigilanza di vagliare prima i piani editoriali. Uno, due, le tappe dell'cinciucio»: a questo punto di sicuro il cda si dirà assai interessato a una rete di impronta federalista. In serata Luca Leoni Orsenigo, capo dei leghisti in commissione di vigilanza, sembra però stoppare il compromesso: «Io spiega - non ho ricevuto nessun contrordine: devo continuare a battermi perché il cda Rai vada a casa». Tattica? O forse Orsenigo non sa che ai piani alti si continua a trattare. Non per niente i progressisti iniziano a sentire puzza di bruciato. «Io dei leghisti non mi sono mai fidato spiega Willer Bordon, membro della commissione di vigilanza in cambio prenderanno il Giorno». Già, pare proprio che sia in ballo anche il quotidiano dell'Eni. E Giuseppe Giulietti ironizza: «Il Carroccio sta cercando una via d'uscita e la butta su quella troiata del federalismo per acchiappare la Terza rete». La direzione di Raitre e quella del Giorno: sono solo questi gli obiettivi di Bossi? No, ai suoi, da tempo, il leader della Lega spiega sempre la stessa tiritera: «I voti liberisti ce li ha fregati Forza Italia, perciò noi dobbiamo prenderli a sinistra, e quindi dobbiamo fare una politica antiberlusconiana, pur senza rompere». Ecco il bersaglio finale, a cui si arriva anche attraverso qualche poltrona in Rai: i voti progressisti. Ma sia chiaro: sempre in nome del federalismo. Maria Teresa Meli Il progressista Bordon si preoccupa «Dei leghisti non mi sono mai fidato, ora vorranno anche il Giorno» Ferrara confida ai collaboratori: «Tutto finirà con un inciucio. 0 per dirla in italiano, con un compromesso» Berlusconi rivela: «Non sono un nemico del federalismo. Ho scritto persino un libro: "Il federalismo ed io"» mm A sinistra: il leader della Lega Nord Umberto Bossi A destra: Marco Pannella e il presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai Marco Taradash

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