« Rischio di rottura nella Nato »

« « Rischio di rottura nella Nato » L'Europa: no alla vendita di armi a Sarajevo IL FRONTE SI SPACCA BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli europei, con i russi, da una parte; gli americani, affiancati dai Paesi islamici, dall'altra. Alla fine, al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, Usa ed europei hanno trovato un accordo, ma una volta di più è emersa con chiarezza una divergenza che potrebbe portare a una grave spaccatura nel campo occidentale. L'allarme viene dal quartier generale della Nato, dove è sempre più tangibile l'insofferenza per alcune posizioni di Washington che, si dice, sottopongono a un grave rischio la credibilità e la compattezza dell'Alleanza. Sotto la spinta dell'opinione pubblica e del Congresso, infatti, il presidente Bill Clinton ha recentemente lanciato un ultimatum ai serbi di Bosnia: o entro il 15 ottobre accettate il piano di pace sponsorizzato dalle Nazioni Unite, oppure l'America si batterà nel Consiglio di sicurezza per eliminare il bando alla vendita di armi ai musulmani, in modo che questi possano combattere in con- dizioni di parità. Detta così la cosa appare assai ragionevole, ma vendere armi ai musulmani significherebbe autorizzare di fatto i russi a fare lo stesso con i serbi: il conflitto vedrebbe una escalation, i musulmani tenterebbero di armare gli albanesi del Kosovo, e la guerra, invece che spegnersi, si allargherebbe. «Il Congresso americano si sente secondo soltanto a Dio», ha detto un alto diplomatico della Nato, chiedendo di restare anonimo, «se decidesse di ritirare l'embargo alla vendita di armi, si aprirebbe una grossa crisi nell'Alleanza, e si rischierebbe una totale perdita di credibilità». Secondo il di¬ plomatico, l'Onu sarebbe costretta a ritirare i Caschi blu, «con enormi difficoltà sul terreno, e sotto la minaccia delle rappresaglie serbe». Interrogato a questo proposito, Sergio Balanzino, che assolve le funzioni di Segretario generale della Nato, ha citato una lettera inviata da Clinton al senatore Sam Nunn, leader della maggioranza democratica al Congresso. Nella lettera il Presidente spiega che ritirare l'embargo significherebbe ampliare il conflitto, provocando fortissime tensioni tra gli Stati Uniti e l'Europa, tra gli Stati Uniti e la Russia. «Condivido pienamente questa analisi», ha detto Balanzino, aggiungendo però che «i serbi tirano sempre fino all'ultimo minuto, prima di cedere. Un buon colpo di avvertimento da parte della Nato potrebbe aiutare» a renderli più ragionevoli. Con il doppio obiettivo di far cedere i serbo-bosniaci, e di convincere il Congresso Usa che imbottire di armi i Balcani non è la via migliore per far finire la guerra, la Nato ha adottato negli ultimi giorni una tattica di crescente pressione politico-militare. Prima chiedendo all'Onu maggior determinazione nell'uso della forza; poi estendendo la copertura aerea attorno alla «zona protetta» di Bihac, fino a coprire una porzione di territorio croato; infine, giovedì scorso, lanciando i caccia contro un carro armato serbo non lontano da Sarajevo, dopo che i Caschi blu francesi erano stati attaccati dai serbi. Ma evidentemente ciò non è bastato: Madeleine Albright, ambasciatrice statunitense all'Onu, ha detto ieri che «se i serbo-bosniaci non accetteranno il piano di pace entro il 15 ottobre, noi cercheremo di ottenere una risoluzione che revochi l'embargo sulle armi». La proposta verrebbe sicuramente bocciata al Consiglio di sicurezza da russi ed europei, ma se Washington decidesse di andare avanti da sola, la via alla spaccatura della Nato sarebbe aperta. Fabio Squillante IE CONCESSIONI A MILOSEVIC ì 2 3 L'aeroporto di Belgrado in Serbia e quello di Podgorica in Montenegro saranno riaperti ai voli civili. Riprenderà il servizio di ferry-boat tra il porto montenegrino di Bar e quello italiano di Bari. Gli sportivi jugoslavi torneranno a partecipare a manifestazioni all'estero. Riattivati anche gli scambi culturali.

Persone citate: Balanzino, Bill Clinton, Clinton, Fabio Squillante, Madeleine Albright, Sam Nunn, Sergio Balanzino