Si arrende il fortino del Tg3

Mineo : combattere? No, la battaglia è persa Curzi: se potessi, li porterei con me a Tmc Si arrende il fortino del Tg3 L'ultima sfida: confermate i vicedirettori LA RIVOLTA IN ARCHIVIO ROMA ANI in alto, rossi, siete circondati. Saxa Rubra, primo sabato del villaggio normalizzato. Piero Vigorelli, detto «lo sì.crminatore», è già in salamensa ad affilare i coltelli del Tgr. Persino il parrucchiere della Gruber passa al nemico: «Lilli ha perso la testa». E' proprio finita. «Tg3 e Rai 3: nati nell'87, morti nel '94». Corredino Mineo, vicedirettore del tele-fortino progressista, si consegna alla storia senza combattere. «Sarebbe una battaglia persa. La terza rete di Zavoli non potrà più essere quella di Guglielmi. E il Tg3 delle signore Brichetto Moratti e Brancati non sarà mai più il nostro. Dopo l'oltraggiosa cacciata di Curzi abbiamo resistito per un anno, aumentando pure l'audience. Adesso basta, non puoi mica continuare a dispetto dei santi». I redattori hanno facce da apostoli nell'orto di Getsemani o da tifosi dell'ultimo Toro: disperazione mista a stupore, mentre in fondo alla pancia qualcuno cerca ancora una speranza. Ad esempio, che le nomine e il piano editoriale «ammazza-tre» saltino ancora. Il drammone della Rai morattiana continua a preferire i ritmi sincopati della commedia brillante. I nuovi direttori, che avrebbero dovuto insediarsi domani mattina, sono stati temporaneamente congelati per non irritare i ribelli della commissione di vigilanza (convocata per martedì) con l'ennesimo fatto compiuto. E così ieri sera il capo del personale si andava affannando al telefono per avvertire i direttori trombati di ritornare immediatamente al lavoro, «per favore». Ultimi, inutili fuochi, prima del grande freddo. Maurizio Mannoni si rigira fra le mani il piano editoriale, già ribattezzato «Br joklyn». Infatti prevede che il Tg3 diventi un ponte. Sì, «un p< ite fra il locale e il mondo, ce a particolare attenzione alla c: inaca, ai processi socioecono ici e culturali». Bum. Manr. ni, uno sguardo dal ponte: che ,i vede? «Ne abbiamo già :che troppe». L'ultima la io martedì, quando il Tg3 reciterà se stesso ma assemblea. La trqjka cogitato di redazione è diviperche il moderato Danilo visto i> vedrà' vecchi nell'ili del sa, Scarnine non ha firmato il docuI mento che giudica «gravemente I punitive» le scelte editoriali del i consiglio di amministrazione, il I suo tentativo «di colpire il carat! tere nazionale del Tg3», conse- gnandolo nelle fauci delle testate regionali affidate all'italoforzuto Vigorelli, che punta a invadere lo spazio di «Milano, Italia» e ad espandersi sul pomeriggio di Raidue. Il nuovo direttore del Tg3 Daniela Brancati dovrà superare molte diffidenze, più professionali che politiche. «Sarà anche di sinistra, ma noi non siamo Videomusic e come facciamo a prendere ordini da una che è diventata giornalista professioni¬ sta solo due anni fa?», è il mormorio più diffuso nei corridoi. Il timore è che la Brancati sia pedina inconsapevole di un gioco invece fin troppo chiaro: dare al Tg3 un direttore debole e ine¬ sperto per affrettarne l'affondamento. La aspettano alla prima prova: la scelta dei vicedirettori, che qui tutti temono sia già stata imposta dall'alto: fioccano nomi sgraditi, come quelli di Angela Buttiglione e del vespiano pentito Enrico Messina. Il cuore rosso del Tg3 pretende dalla Brancati almeno l'onore delle armi: la riconferma di Mineo, Moretti e Santoro in cambio della pace interna. Guai seri per i ragazzi di «Blob» o i comici di «Tunnel», che non hanno le spalle coperte da un contratto giornalistico. A nome del Tg3, Mannoni recita l'epitaffio progressista: «Sappiamo chi siamo, ma non dove andiamo». E' il preannuncio della diaspora. Mineo è pronto a tornare in pista come inviato, Santoro a cambiare canale. Altrimenti resta la ridotta monegasca di Sandro Curzi, che se li riprenderebbe tutti, i suoi vecchi ragazzi. «Qualcuno di loro mi ha già anche telefonato. Eh, se solo a Tmc arrivassero i soldi... Ma avete visto il piano della Moratti? E' lo stesso del Caf. Inteso come Craxi-Andreotti-Forlani: drastico ridimensionamento della rete e del tg. Di Zavoli e della Brancati non parlo. Certo, io non avrei mai accettato di dirigere questa roba!» Massimo Gramellini Mineo : combattere? No, la battaglia è persa Curzi: se potessi, li porterei con me a Tmc Da sinistra, Daniela Brancati e Corradino Mineo. A destra, l'ex direttore del Tg3 Sandro Curzi

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