Al club delle segretarie Vip di Francesco Grignetti

Al club delle segretarie Vip Al club delle segretarie Vip Cena all'Hiltomfra «custodi» dei potenti A CONGRESSO CROMA ENE riservate, che passione. Mentre gli industriali si riunivano con il premier, all'altro capo di Roma si sono messe a tavola le dieci segretarie più potenti d'Italia. Potenti per luce riflessa, naturalmente. Ma non troppo. E anche se, delusione!, è mancata all'ultimo istante la famosa Marinella (assistente di Berlusconi), in una saletta dell'hotel Hilton, venerdì sera c'erano la segretaria del capo di gabinetto di Scognamiglio e di Dini, Gnutti, Bernini, Treu, Sacconi, Parisi. Assenti giustificate, ma solidali, le segretarie di Letta, Moratti, Billia, Previti e Costa. A diramare gli inviti ha pensato Daniela Mauri, assistente del professor Treu, ma soprattutto vicepresidente dell'associazione internazionale delle segretarie alta dirigenza (Aisad), che vuole «allargare» alla politica. «Niente di speciale. Solo l'occasione di incontrarci e conoscerci. Sa, ci sentiamo cinque-sei volte al giorno e non sap- piamo che volto ha l'altra». Appuntamento all'Hilton, dunque, per una serata un po' speciale. Menù di gran lusso, offerto dalla direzione dell'albergo: crema di salmone, tortelli di zucca, zucchine ripiene, sorbetto alla grappa. Le signore si sono presentate alla spicciolata. Eleganti. Curiose. Ma conversazione molto sobria: un classico di chi è abituato a trattare argomenti delicati, ma mai tradirebbe la fiducia del capo. Se molti hanno mitizzato il silenzio di Primo Greganti, che dire di Enza Tommaselli, la segretaria di fiducia di Craxi che andò in carcere per non parlare del «suo» potente? A tavola, dunque, si resta sulle generali. Ci si racconta i piccoli problemi di tutti i giorni. L'appiattimento di chi è costretto a dedicarsi anima e corpo a una «causa». Il rischio dell'omologazione, al punto che tra loro si chiamano con il cognome del datore di lavoro: Marinella Berlusconi, Luciana Moratti, Maria Luisa Billia. Il tut- to aggravato dal pendolarismo tra Roma e Milano, caratteristica specialissima di questa fase politica. «Facciamo avanti e indietro - dice la Mauri - al seguito di Berlusconi, Moratti, Billia e di tanti altri potenti, scesi a Roma dal Nord. Qualche volta ci incontriamo in aeroporto. Ma sentiamo il peso di essere catapultate in un'altra città». E infatti, in pochi mesi, al seguito dei nuovi «padroni» del Palazzo, molte segretarie particolari si sono insediate nella Capitale. All'incon- tro-scontro con la città eterna si è sommato lo choc di passare dal clima efficientista dell'industria privata a quello sonnolento dei ministeri. Ma attenzione: le signore milanesi hanno presto scoperto che le loro colleghe romane non sono da meno. La più festeggiata della serata, tanto per fare un esempio, è stata Liliana Calvi, segretaria del capo di gabinetto di Scognamiglio. Ebbene, la signora Calvi da trent'anni è in prima linea. Funzionaria della Sanità, è stata segretaria di Tina Anselmi e di Renato Altissimo. Una vera professionista. A persone così, inutile chiedere pettegolezzi sui loro capi. Significa solo farle irrigidire in un «no commenta. Parlano più volentieri del loro lavoro. «Manager o ministri si può diventare per caso. Segretarie no: magari si può cominciare per ripiego, ma non si dura se non si è intelligenti, intuitive, e anche un po' psicologhe». Francesco Grignetti La segretaria di Bettino Craxi, Enza Tommaselli: andò in carcere per non parlare del «suo» potente

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