Singapore il boia non si ferma

L'Europa condanna l'impiccagione dell'olandese accusato di spaccio di droga L'Europa condanna l'impiccagione dell'olandese accusato di spaccio di droga Singapore, il boia non si ferma 7/presidente delVUe Kinkel accusa «E stata un'esecuzione disumana» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Respinti tutti gli appelli alla clemenza, inclusi quelli della regina Beatrice d'Olanda e dell'Unione Europea, le autorità di Singapore hanno impiccato ieri l'olandese Johannes Van Damme, colpevole di traffico di eroina. L'ultima domanda di grazia era stata presentata l'altro ieri dal ministro degli Esteri tedesco Klaus Kinkel nella sua qualità di presidente del Consiglio dei ministri dell'Unione Europea. A Karlsruhe, in Germania, dove si è svolta la riunione dei ministri degli Esteri dei Dodici e di quelli dell'associazione dei Paesi del Sudest asiatico, di cui è membro anche Singapore, Kinkel ha espresso «profondo rammarico» per l'esecuzione. Il ministro degli Esteri olandese Hans Van Mierlo ha espresso «orrore e tristezza», mentre la famiglia di Van Damme si è detta «affranta dal dolore», definendo l'impiccagione «una punizione disumana». Un'ora prima dell'alba Johannes Van Damme è stato ucciso: nella penombra del cortile del carcere di Changi, a Singapore, c'erano solo il boia, le guardie carcerarie, ed un prete. Olandese, 59 anni, Van Damme viveva da una quindicina d'anni a Lagos, capitale della Nigeria, dove aveva una moglie e due figli, dai quali si era però da tempo separato. «Uomo d'affari», si definiva. Di quali affari si trattasse, difficile dire, anche se la magistratura di Singapore non ha mostrato dubbi: erano affari sporchi. Il 27 settembre del 1991, nell'area di transito dell'aeroporto internazionale di Changi, i poliziotti singaporeani notano con sospetto Van Damme, che proveniente dalla Thailandia cerca di imbarcarsi su un volo diretto ad Atene. L'olandese dichiara di avere con sé solo un piccolo sacco: «Bagaglio a mano», dice, ma pochi minuti dopo spunta una valigia registrata a suo nome, completamente vuota, non fosse che per un doppio fondo che risulta imbottito con quattro chili e 320 grammi d'eroina pura. Valore sul mercato: cinque milioni di dollari. A Singapore con la droga non sono teneri. La legge prevede la condanna a morte per chi viene trovato con più di 15 grammi d'eroina o più di mezzo chilo di marijuana. Una legge dura, applicata già 76 volte in meno di 20 anni, anche nei confronti di cittadini stranieri, ma finora mai contro occidentali. Il 23 novembre scorso, comunque, la corte d'appello di Singapore condanna Van Damme all'impiccagione. Una prima domanda di grazia viene rigettata dal presidente dell'isola-Stato, Ong Teng Cheong, ed anche un secondo ricorso, introdotto dalla regina Beatrice d'Olanda in persona, cade nel vuoto. E' a questo punto che Van Damme gioca la sua ultima carta: dichiara di essere un informatore della polizia olandese, dice di aver denunciato e quindi sgominato una banda di traf- ficanti di droga nigeriani, che si sono evidentemente vendicati mettendo a sua insaputa l'eroina nella sua valigia. All'Aia spunta un dossier del «Cri», il servizio informazioni anti-crimine, in cui Van Damme viene definito come un informatore «di grande importanza, affidabile ed integro». Ma i giudici di Singapore non credono che una banda possa gettare cinque milioni di dollari d'eroina solo per vendicarsi di una spia, e rifiutano di riaprire il caso. Martedì scorso, così, il direttore del carcere comunica all'olandese ora e data della morte: venerdì, un'ora prima dell'alba. Ormai Van Damme è «calmo, rassegnato alla sua sorte e sostenuto dalla fede in Dio». Fa testamento, chiede di essere cremato, e comunica al cuoco del carcere il menù della sua ultima cena, il suo ultimo desiderio. E all'ora stabilita, il cappio si stringe. Mentre dall'Unione Europea partivano le condanne, l'isolaStato ha ribattuto che «il trattamento di Van Damme non poteva essere diverso da quello riservato agli altri condannati» e il ministro degli Esteri Shanmugam Jayakumar ha detto a Kinkel: «Perché mai nessuna protesta si è levata quando abbiamo impiccato altri stranieri?». Fabio Squillante Eliana Van Damme va a trovare per l'ultima volta il marito nel penitenziario di Singapore (FORO REUTER)