«Sognavo di fare l'astronomo»

«Sognavo di fare l'astronomo» «Sognavo di fare l'astronomo» Le confessioni della Pivetti agli scolari m ■ IN UNA SCUOLA ROMA EZZOGIORNO in punto, Irene Pivetti varca la soglia della scuola elementare romana Gianturco. Con l'abituale, teutonica puntualità, la presidente della Camera, accompagnata dal ministro della Pubblica istruzione Francesco D'Onofrio, è andata ad augurare buon anno scolastico ai bambini della scuola, a pochi passi da Montecitorio. I bambini aspettavano impazienti, e la «fatina» è arrivata: sorridente, cortese, un po' maestrina, la Pivetti si è scrollata di dosso in un batter d'occhio l'immagine di freddezza che le hanno disegnato attorno. E si è sottoposta di buon grado alle domande dei bambini, per una volta nell'inedito ruolo di giornalisti. Anche se forse avrebbe fatto a meno di una domanda in particolare: «Onorevole Pivetti - ha esclamato uno dei piccoli, per nulla intimidito - è vero che ha litigato con il segretario Bossi»? D'Onofrio l'ha fulminato con lo sguardo e ha detto: «Questa te l'hanno suggerita i giornalisti». Ma lei ha riso: «Non è vero che ho litigato con Bossi, magari possiamo avere opinioni diverse. Ma litigare è un'altra cosa». Per i giornalisti, quelli con tesserino, invece non c'è stato nulla da fare. Dopo aver invaso l'aula con microfoni e telecamere sono stati allontanati e la Pivetti con loro non ha aperto bocca. E allora meglio lasciare la parola ai bambini; non se la sono cavata male, questa volta come quando accolsero Hilary Clinton. Visibilmente rapiti dalla «fatina», vestita con il tailleur celeste e l'immancabile foulard, hanno prima ascoltato assorti la presidente della Camera fare l'elogio dello studio: «Quest'anno riprendete a lavorare, so che costa un po' di fatica. Magari pensate che sarebbe più bello andare a fare quattro passi. E vi capisco perché costa un po' di sacrificio anche starsene chiusi nell'ufficio di presidente della Camera. Però è lavorando, e molto, che si impara a diventare grandi e migliori». Poi la Pivetti ha regalato ai bambini una copia, con dedi¬ ca, della Costituzione in edizione scolastica. E ha incoraggiato i bambini a leggerla: «Vi insegnerà a diventare dei buoni cittadini, ed è di buoni cittadini che c'è bisogno nel Paese, soprattutto in questa stagione di grandi cambiamenti». A questo punto i bambini sono scattati per fare domande a raffica alla «fatina». E forse la Pivetti, di solito scostante e abbottonata nei confronti degli intervistatori ufficiali. si è rivelata in qualche aspetto inedito per i suoi biografi. Per esempio: qual è il ricordo più bello di quando era bambina? «Quando ho vinto una corsa di sacchi in montagna». Oppure: cosa avresti voluto fare da grande? «L'astronomo, ma poi ho cambiato idea»... Anche D'Onofrio, un po' in ombra, ha rivelato aspetti inediti della sua infanzia: «Scambiavo i miei disegni con le merendine dei compagni». Ma è la Pivetti che, perfettamente a suo agio tra i bambini, ha monopolizzato l'interesse della scuola. E' vero che quando i deputati si comportano male li manda fuori dall'aula? «Non sono molto severa, ma se si comportano male li mando fuori. La cosa più importante è il rispetto, perché un conto è non essere d'accordo, allora si può discutere anche animatamente, però bisogna che non venga mai meno il rispetto». Per nulla emozionati ma visibilmente conquistati dalla Pivetti, i bambini hanno poi fatto diligentemente la fila per avere un bacino dalla «fatina». [s. s.] Il presidente della Camera Irene Pivetti ieri all'inaugurazione dell'anno scolastico riceve un mazzo di fiori da un'allieva delle elementari romane Gianturco

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