D'Onofrio cancella il mito del liceo di Raffaella Silipo

Il ministro dell'Istruzione presenta la sua riforma: più facile cambiare indirizzo didattico Il ministro dell'Istruzione presenta la sua riforma: più facile cambiare indirizzo didattico D'Onofrio cancella il mito del liceo Ma la scuola dell'obbligo salirà fino ai sedici anni ROMA. «E poi quando uscivamo dal liceo, prendevamo insieme il primo tram al volo...». Con buona pace della canzone degli anni Sessanta, ecco un ritornello che i nostri figli non canteranno più. Siederanno infatti obbligatoriamente fino a 16 anni nei banchi di una scuola superiore diversa, omogenea e «flessibile», quasi una high school anglosassone. Così vuole la riforma che il ministro della Pubblica Istruzione D'Onofrio ha presentato ieri in Consiglio dei ministri, ottenendo parere favorevole e promettendo il decreto delegato entro fine mese. «La legge non parlerà più di "licei" e "istituti", ma solo di "istituti". Negli ultimi decenni la distinzione era diventata quasi ideologica, mentre è culturale e di orientamento. Vorremmo evitare che si perpetui il mito della "superiorità genetica" del liceo». Il nuovo sistema getta dunque a mare le tradizioni? «Ma no, ma no», si scalda il ministro al telefono, già sentendo nelle orecchie il grido di dolore dei nostalgici ed ex allievi di tutta Italia. «Non mi fraintendete. La legge cambierà, e tratterà tutti in modo uguale, chi studia ragioneria e chi il greco. Ma, autonomamente, ciascun istituto potrà conservare il suo nome originario. Non sparirà, state tran- quilli, l'insegna "Liceo Classico D'Azeglio". A meno che non lo vogliano studenti e insegnanti». S'infervora, il ministro, perchè non vuole che la sua riforma si areni «sul dato nominale». Quel che vuole sottolineare è piuttosto lo spirito delle novità, di pari passo con le indicazioni dell'Ocse, che ha riunito nei giorni scorsi a Parigi tutti i ministri della Pubblica Istruzione. La parola magica è «flessibilità». «La scuola deve miscelare teoria e pratica e preparare validamente al lavoro. Ma l'incontro tra scuola e lavoro deve avvenire nei due sensi, e dunque ci vuole un'educazione permanente, che permetta l'aggiornamento e la riconversione». Basta anche con gli steccati o le scelte vincolanti. Fino al quinto anno sarà possibile passare da un tipo di istituto a un altro, spendendo i «crediti formativi» via via acquisiti e sostenendo esami di accesso. «Più o meno lo stesso che oggi accade quando si vuole passare da una facoltà all'al¬ tra. Alcuni esami vengono riconosciuti, altri no». Per permettere questa minore rigidità i programmi saranno forse meno specializzati? «Assolutamente no. Le scuole manterranno le loro specificità e non sarà facile cambiare indirizzo, ma sarà possibile». Altre innovazioni sono in agguato. Innanzitutto l'introduzione dei corsi «post-secondari». «Sono stati già sperimentati negli istituti tecnici e professionali, saranno estesi facoltativamente a tutta la scuola superiore. E' un'offerta formativa per chi ha già il diploma ma vuole continuare ad aggiornarsi. Le scuole li potranno concordare con le regioni, per non togliere spazio alla formazione professionale, o con l'università, per non togliere spazio alla laurea breve». E' una grande novità, sottolinea il ministro, proprio per i licei, che lasciavano ai loro diplomati l'unica scelta dell'università. Il sistema educativo, poi, «dovrà farsi carico della riconversione dei lavoratori». Tutte queste novità affonderanno le loro radici nella «nuova autonomia» della scuola futura. L'assetto è ancora tutto da pensare: «La proposta dovrà essere discussa prima in tutta Italia in un confronto fra studenti, famiglie e docenti». Il ministro pensa a uno «statuto» che ogni scuola potrà adottare liberamente: «A metterlo a punto sarà lo stesso corpo docente insieme alle famiglie». E gli insegnanti? Anche qui le cose cambiano: dovrebbe nascere un «corso di laurea per la docenza in ogni facoltà». A questo progetto, spiega D'Onofrio, «stiamo lavorando col ministro dell'Università, Podestà. Pensiamo a scuole di perfezionamento post laurea, affidate ai docenti con anni di esperienza». Altre novità riguardano la lingua straniera, il cui studio è stato già introdotto nelle elementari. «Dobbiamo ancora decidere se rendere obbligatoria anche una seconda lingua alle medie, poiché si rischia di sovraffaticare gli studenti dell'indirizzo musicale o informatico (il terzo indirizzo è il linguistico). La seconda lingua potrebbe essere facoltativa». Il rivoluzionario futuro scolastico dovrebbe avverarsi entro il settembre 1995, sempre che la legge venga approvata dal Parlamento entro gennaio. Resta il problema finanziamenti: lunedì D'Onofrio vedrà Dini e Monorchio, ma per quanto riguarda quest'anno c'è poco da sperare: «Della finanziaria '94 - dice D'Onofrio - non resta più nulla. 200 miliardi sono stati spesi per gli esami di riparazione, alcune centinaia per le supplenze e l'edilizia, 500 per la seconda lingua straniera». Scarsi anche i residui del '95 e del '96: 30 e 200 miliardi. Raffaella Silipo «Superiori vicine al mondo del lavoro e corsi post secondari per diplomati» A sinistra, il ministro della Pubblica Istruzione Francesco D'Onofrio. A destra, lo scrittore Mario Soldati, che protesta per l'abolizione del Liceo

Persone citate: Classico D', D'onofrio, Dini, Francesco D'onofrio, Mario Soldati, Monorchio

Luoghi citati: Italia, Parigi, Roma