NEWTON e le sue statarie donne-padrone
Due mostre al Castello di Rivoli propongono in contemporanea Due mostre al Castello di Rivoli propongono in contemporanea NEWTON e le sue statuarie donne-padrone ACCANTO ai temi più noti di Helmut Newton (fotografie di moda e nudi) questa mostra di Rivoli presenta anche i ritratti, i paesaggi urbani, gli scenari notturni e le fotografie di balletto. Il fotografo è anche presentato come autore di brillanti immagini a colori (cui il Maestro si è dedicato negli ultimi anni con la Polaroid). Vi sono 150 foto esposte per la prima volta. Ma poiché sono le foto di nudi femminili ad aver reso Newton internazionalmente famoso, mi soffermo un momento di più su questo settore della mostra, immaginando che anche il pubblico vi si soffermerà. E qui nasce subito un dilemma, una diatriba. Sono o non sono erotiche le foto di Newton? Dal testo in catalogo (di Noemi Smolik) apprendiamo che «le donne delle fotografie di Newton si presentano in posizioni molto diverse: supine, con le gambe larghe, sedute con eleganza su comode poltrone, accovacciate, in corsa, mentre si sporgono di lato o dalla finestra oppure ritte in piedi.)...). Le donne sono completamente svestite, nude in tutto e per tutto. Laddove l'essere svestiti equivale anche all'essere esposti, indifesi. Ed ecco perché la nudità di questi corpi femminili è anche e soprattutto un'emergenza. Un'emergenza che, repentinamente e con spietata immediatezza, svela i profondi abissi dell'essere umano.» E in un altro testo del catalogo leggiamo che «i Newton classici... risvegliano la voglia di guardare, stimolano il desiderio assopito.» Non so proprio quanti visitatori arriveranno, contemplando queste foto indubbiamente magistrali, a pensieri di tale filosofica profondità oppure si sentiranno sconvolti nei sensi e nei desideri. Alcune osservazioni più «terra terra» si possono tuttavia fare senza suscitare contrasti. Le donne di Newton sono sempre sole, spesso voltano le spalle all'osservatore o sembrano ripiegate in assorte meditazioni. Fanno parte del¬ l'ambiente come una seggiola o un tavolo. Hanno forme rigorosamente pure, statuarie, e volti freddamente composti. Non fanno l'occhiolino, non spalancano la bocca e neppure sorridono. Sono dei manichini atteggiati con grande senso della forma e della composizione. Sono donne di cera che non cercano l'uomo, né lo temono e tanto meno lo amano. Amano se stesse e la loro assurda solitudine. Sono donne «padrone», donne «assenti». Sono donne «morte». Alla fin fine, ciò che emerge di più da queste immagini apparentemente rivolte al piacere, è il senso della morte. Questa lettura può anche spiegare il successo «ufficiale» di Newton: evocando il senso di morte ha tacitato ogni senso di colpa, ha elevato il suo prodotto alle soglie dell'arte e ne ha fatto un ambiguo richiamo per chi soffre di sessuofobia. Giusto quindi che siano esposte in un museo, e non nelle edicole. Beppi Zancan N zio militare, e nel 1957 si stabilisce a Parigi. Comincia quasi subito la collaborazione alle grandi riviste internazionali di moda (Vogue, Elle, Marie Claire, American Playboy, Stern ecc.) e negli Anni Settanta inizia anche l'attività espositiva a Parigi, Londra, Los Angeles, New York. Osannato e premiatissimo, intensifica l'attività esposiitiva negli Anni Ottanta (anche a Palazzo Fortuny a Venezia). Maestro affermato dell'arte fotografica (specialista di ritratto e di nudo, ma anche bravo nel paesaggio), Parigi gli dedica un'antologica nel 1984 al Museo d'arte moderna, cui seguono quelle di Bonn, di Berlino, di Londra, di Tokyo e Madrid. Nel 1989 è nominato «Chevalier des Arts e des Lettres»
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