Sull'Enel privata governo spaccato di Roberto Ippolito

Il varo dell'authority rischia di slittare. La cessione non decolla, lunedì Letta tenterà di riannodare le fila PRIVATIZZAZIONI ROVENTI Il varo dell'authority rischia di slittare. La cessione non decolla, lunedì Letta tenterà di riannodare le fila Sull'Enel privata governo spaccato Gnutti vuole venderla a fette, An e Forza Italia dicono no ROMA. La privatizzazione può attendere. La cessione delle azioni dell'Enel non è ancora all'orizzonte. C'è un ulteriore rinvio di un atto preliminare, fondamentale per mettere sul mercato l'azienda elettrica presieduta da Franco Viezzoli. Si tratta del varo dell'authority, l'organismo che vigilerà su gestione e tariffe del servizio una volta avviata la vendita. All'interno del governo di Silvio Berlusconi non c'è l'accordo. Oggi il Consiglio dei ministri non se ne occuperà. Anche il ministro dell'Industria, Vito Gnutti, ammette che la costituzione dell'autorità di controllo sull'energia avverrà dopo il termine del 30 settembre previsto da una legge delega. E' inevitabile una proroga. «Spero comunque - afferma Gnutti, intervenuto alla commissione Industria del Senato - che si rispetti la data del 30 settembre almeno per la presentazione del testo finale» del decreto delegato da inviare in Parlamento che deve esprimere il parere prima dell'istituzione. Dietro il mancato varo dell'authority c'è il dissenso di fondo sul futuro dell'Enel. Per favorire la liberalizzazione, il ministro dell'Industria vuole dividere in tre l'Enel, separando produzione, trasmissione e distribuzione. Ma l'idea piace solo alla Lega, il suo partito. La bocciano invece gli altri gruppi della maggioranza, Forza Italia, Alleanza nazionale e Centro cristiano democratico, e l'opposizione. Gnutti però non demorde: «Non mi sento accerchiato e continuo, malgrado l'aumento della temperatura, a essere refrattario alle polemiche. Non è una novità che ci sono diverse opinioni, ma finora non ho ricevuto richieste, nemmeno una telefonata». Una mediazione è tentata ora da Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza. Lunedì 26 Letta riunirà i responsabili degli uffici legislativi per cominciare a discutere sull'authority. Si tratta quindi di un incontro tecnico e non politico. Da lunedì scorso Gnutti attende una risposta dal ministro del Tesoro Lamberto Dilli sul progetto di authority inviatogli. La privatizzazione è bloccata perché non si possono vendere le azioni dell'Enel senza garanzie per gli utenti di un servizio fondamentale come l'elettricità. E indirettamente si creano problemi per la Stet, la finanziaria dell'Iri per le telecomunicazioni, ugualmente in attesa di privatizzazione. Anche per le telecomunicazioni dovrà essere istituita un'autorità di controllo prima che lo Stato rinunci alla maggioranza della Stet. Ma come fa allora il governo a immaginare di ricavare 10 mila miliardi nel 1995 dalle privatizzazioni? Gnutti prevede che metà della somma arrivi «dalla vendita della seconda tranche dell'Ina». Bisogna quindi trovare «altri 5 mila miliardi» e quindi non è indispensabile cedere tutte le azioni dell'Enel che valgono molto di più. Il problema è riuscire ad avviare questa operazione. Alleanza nazionale continua a battersi contro lo smembramento dell'Enel, come confermato da una riunione di deputati e senatori di An con il responsabile economico di Alleanza nazionale Gaetano Rasi. Un'intesa non è facile. Il caso ha voluto che Gnutti, Rasi e Viezzoli si siano incontrati ieri a un convegno della società di consulenza Analisis. L'opposizione è preoccupata. Il deputato verde Gianni Mattioli rinfaccia a Gnutti di preoccuparsi solo di «portare più quattrini allo Stato». Roberto Ippolito Il ministro dell'Industria Vito Gnutti vuole dividere l'Enel in tre Ma l'ipotesi piace solo al suo partito

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