Tre anni bruciato per gioco di Paolo Passarini

12 Due ragazzini infieriscono sull'amichetto (è morente). Cinismo dopo il delitto: «La faremo franca» Tre anni, brucialo per gioco L'America rivive l'orrore dei baby-killer WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPÓNDENTE Kenny Dillhoff lo sapeva che alcuni dei ragazzi che stavano giocando dietro la casa facevano i cretini con degli accendini di plastica. Aveva anche notato la piccola tanica di benzina. Poi improvvisamente sentì le urla, si girò e vide una palla di fuoco che avvolgeva il suo fratellino Tony, di 3 anni. «Urlava "fuoco, fuoco", tutti urlavano "fuoco"», ricorda Kenny, 13 anni, che, prima di buttarsi su Tony facendolo rotolare sul terreno per spegnere le fiamme, ha visto benissimo i due ragazzi con l'accendino che scappavano. La prontezza di riflessi di Kenny ha probabilmente salvato la vita di Tony, che tuttavia ha riportato ustioni di secondo e terzo grado su gambe, braccia, schiena e collo. «Per fortuna che gli avevamo tagliato i capelli così corti che non hanno preso fuoco e così la faccia si è salvata», dice Lorle Trimarco, zia di Tony. Ma il bimbo soffre moltissimo e, se vivrà, porterà per tutta la vita i segni di quell'incomprensibile crudeltà. Hopewell, una tranquilla cittadina della Virginia il cui nomo vuole dire «spera bene», è inorridita. «Non era mai successa qui una cosa del genere», ha detto il procuratore distrettuale John Gould. A Hopewell neppure si chiudono le porte a chiave. Ma adesso il problema è che la polizia non sa bene cosa fare. Si sa benissimo chi sono i due ragazzi che hanno messo Tony in fiamme. Sono due fratelli di 9 e 11 anni, che avevano già combinato qualche guaio minore in passato, soprattutto il più grande, che aveva picchiato altri suoi coetanei e rubato alcune biciclette. Teresa Perrick, che vive a un isolato di distanza, ha raccontato che l'altra sera, passando sotto la loro finestra, ha involontariamente sentito un pezzo di conversazione. Era proprio a proposito degli accendini. Uno diceva: «Pensi siano nascosti bene?». E l'altro: «Non ti preoccupare, me ne sono sbarazzato. I piedi piatti non li troveranno mai». I testimoni, quindi, sono numerosi, ma il giudice della contea è ancora incerto: non se la sente di affibbiare un'accusa criminale a due bambini. E molta gente non capisce. A cominciare dai parenti di Tony. Ma, negli Stati Uniti, quello della criminalità infantile sta diventando un problema che non può più essere ignorato o sottovalutato. L'America è ancora scossa per la storia del giovane killer di Chicago. Robert Sandifer aveva solo 11 anni ma la sua fedina penale era indubbiamente da adulto. In una sparatoria avvenuta in uno squallido cortile dove alcuni ragazzi giocavano a pallacanestro, Robert uccise una ragazzina di 14 anni che era solo un bersaglio accidentale. Mentre l'opinione pubblica era ancora sconvolta, Robert, che si era dato alla fuga, venne trovato morto sotto un ponte, con due colpi alla nuca. La sua gang l'aveva giustiziato. Robert scottava, era diventato troppo pericoloso: se preso per l'omicidio avrebbe potuto dire anche altre cose. La sua bara bianca di giovane assassino vittima di killer ha costretto tutti a riflettere su un mondo della criminalità giovanile sempre più complesso e implacabile. Quanto è accaduto a Hopewell è sicuramente diverso. Non ci sono di mezzo gang, nè droga, nè altro. E' una storia di crudeltà incosciente e precoce. Si tratta di una violenza immotivata, dal momento che i ragazzi si conoscevano solo di vista. Ma questo terrorizza ancora di più gli abitanti di Hopewell e tutti coloro che hanno saputo della vicenda: questa sembra essere violenza come cultura, come fascinazione, come divertimento. Kim Dillhoff, la madre di Tony, è talmente disperata che non ha voluto parlare con nessuno. E' inchiodata accanto al letto del figlio e rimugina amaramente su tutti i suoi guai, di cui quello è solo l'ultimo. Sei figli, niente marito e niente lavoro, era arrivata poche settimane fa dal New Jersey. I Dillhoff vivono a casa della signora Trimarco e grazie alla sua carità dalle possibilità limitate. Kim non ha i soldi per pagare le cure di Tony e, adesso, non sa neppure come dare da mangiare ai suoi figli. Tony soffre tremendamente nel lettino del Medicai College di Richmond, dove era stato trasportato in elicottero. E mugula continuamente: «Mamma, basta, non ne posso più». Paolo Passarini I piccoli mostri (nove e undici anni) choccano una città senza crimine Qui sopra il baby-killer ( 11 anni) di Chicago A lato l'ultimo saluto alla sua salma

Persone citate: Hopewell, John Gould, Lorle Trimarco, Robert Sandifer, Trimarco

Luoghi citati: America, Chicago, Richmond, Stati Uniti, Virginia, Washington