Carter a Clinton ora tratta con Castro

L'ex Presidente crea nuovi imbarazzi alla Casa Bianca dopo la discussa mediazione a Haiti L'ex Presidente crea nuovi imbarazzi alla Casa Bianca dopo la discussa mediazione a Haiti Carter a Clinton: ora tratta con Castro Cédras ripete: non andrò mai in esilio La polizia uccide un bambino di 8 anni WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per Bill Clinton, Jimmy Carter si sta rivelando sempre più una fonte di imbarazzo. L'ex presidente, appena reduce dal discusso compromesso di Haiti, ha lanciato ieri un appello per un'apertura di negoziati con Fidei Castro, parlando di fronte a 5 mila studenti della Emory University. «E' venuto per noi il momento - ha detto Carter - di cominciare a dicutere su come possiamo alleviare questa crisi, che ha causato tremende sofferenze tra la gente di Cuba e ha distorto i concetti di libertà e democrazia in questo emisfero». «Io spero - ha continuato che possiamo impostare un processo con Castro o il suo successore che consenta, passo dopo passo, di cancellare l'embargo punitivo». Non è la prima voce che si alza negli Stati Uniti per chiedere un mutamento di linea politica verso Cuba. Ma l'appello di Carter ha più peso, essendo stato lanciato da un ex presidente, e giunge a bocce ferme, quando la crisi cubana è almeno per il momento rientrata. Quindi, l'imbarazzo per Clinton è maggiore. D'altra parte, il comportamento di Carter comincia anche a sollevare delle critiche. Il compromesso raggiunto con i militari haitiani presenta parecchie lacune: chiama «uomini d'onore» quelli che Clinton aveva chiamato «criminali», ha istituito un pericoloso interregno, non dice una parola sul futuro del governo in carica, quello fantoccio presieduto da Emilc Jonassaint. Più in generale, Carter, appena rientrato da Haiti, ha criticato le basi del¬ la politica estera americana, coinvolgendo implicitamente nella critica anche Clinton. «Noi - ha detto - siamo abituati a individuare un avversario e poi, o questi si piega, o facciamo la guerra, senza nemmeno prima tentare di parlargli e sentire le sue ragioni». Questo sembra valere anche per l'intervento ordinato da Clinton a Haiti e sventato in extremis dal compromesso. Quando ha sentito la globale critica di Carter alla politica americana, l'ex portavoce della Casa Bianca, Marlin Fitzwater, ha commentato: «Peccato che Carter non fosse qua in giro prima della seconda guerra mondiale». Tra le altre, una cosa fatta da Carter ha particolarmente irritato il presidente haitiano in esilio, Jean-Bertrand Aristide, ed è stata considerata molto inopportuna anche dall'Amministrazione: l'invito rivolto a Raoul Cedras perché un giorno venga negli Stati Uniti e tenga una lezione presso la fondazione di Carter ad Atlanta. Cedras, per quanto lo riguarda, ha ripetuto ancora ieri che non ha alcuna intenzione di lasciare Haiti dopo essersi dimesso. «La Costituzione di Haiti ha detto - non consente l'esilio». In questo modo, il capo della giunta golpista ha confermato l'impressione che intenda riottenere un ruolo politico, ma ha stimolato anche altri dubbi sulla sua intenzione di mantenere la parola e dimettersi. Sono ormai 8 mila i soldati americani sbarcati a Haiti e la preoccupazione immediata resta il mantenimento dell'ordine pubblico. Clinton ha detto che «ulteriori violenze da parte della polizia non saranno tollerate» (ieri è morto un bambino di 8 anni ferito da un poliziotto durante disordini), ma ha ripetuto che le forze americane «non possono diventare e non diventeranno la polizia di Haiti». Ad essa continuerà ad avere il compito di mantenere l'ordine, anche se sotto il controllo a distanza della polizia militare americana. Ieri due ufficiali americani hanno preso contatto con il capo della polizia, Michel Francois, per assicurarsene la collaborazione. Paolo Passarmi