è dei Pooh il primo inno per la seconda Repubblica

V dei Pooh il primo inno per la seconda Repubblica V dei Pooh il primo inno per la seconda Repubblica POLITICA E CANZONI PMILANO ER gli intellettuali schizzinosi sono «i Beatles delle parrucchiere». Ma loro, i Pooh, degli intellettuali non sapevano, e non sanno, che farsene. Dopo gli esordi sovversivi di «Brennero '66», censurata canzone sul terrorismo in Alto Adige, han cominciato a sorridere. Sorridenti e filogovernativi, hanno attraversato indenni la Prima Repubblica. E, nel crepuscolo del '92, si son pure cavati lo sfizio di infierire sui corrotti di Tangentopoli con un paio di canzoni irridenti. Adesso la Repubblica è Seconda; e gli Orsacchiotti, termometro degli umori popolari, nell'album «Musicadentro», appena pubblicato, cantano i sentimenti di un'Italia profonda, «l'Italia sommersa che lavora e che produce - dicono - e che è cresciuta con noi». Nei loro testi senti qualcosa di nuovo, anzi d'antico: «Se uno stona, poi stoniamo tutti / e non c'è musica, solo rumore» è un verso di «Le canzoni di domani». Ma sembra un inno al Buon Paese che non rema contro. Sprizzano ottimismo, gli Inossidabili: «Canteremo insieme incrociando le dita / basta che non sia una canzone sbagliata / nessuna musica è finita, la notte è sogno, il giorno è vita». E se lo dicono i Pooh... Magari critici con il Padreterno («Vorrei essere una bomba che fa un buco nel cielo / per tirare giù quel Dio dal suo celeste far niente / e ricordargli che ci siamo»), epperò convinti che «ricomincia il mondo / spunta una speranza / che si vive bene senza farsi male». Un disco per l'era berlusconiana? Mah. Bossi parlerebbe di «idem sentire». Di sicuro, i Pooh sono lo specchio di una certa Italia. Un'Italia magari silenziosa e piccolina, ma che sa tirar fuori gli unghioli; e fuor di metafora canzonettara hanno le loro brave idee: «C'è bisogno di partecipazione, non dobbiamo star fermi ad aspettare che la nostra storia ce la scrivano gli altri, che ce la cambi il governo». Perfetti eroi dell'epoca nuova, non si negano le meritate lodi: «Non abbiamo mai mollato, non abbiamo mai smesso di lavorare e di creare posti di lavoro: siamo una piccola azienda, una delle tante che, insieme, possono risollevare l'Italia». Perdinci. «Ma sì, siamo artigiani: e questo Paese ha bisogno degli artigiani di una volta, di quei padroncini che arrivavano in fabbrica prima degli operai e lavoravano duro. Noi produciamo i dischi da soli, passo dopo passo, ci organizziamo le tournée: ci diamo da fare». Mica come quei cantautori di sinistra pieni di boria... Niente, niente: i Pooh non giu¬ dicano, anche se spesso sono stati giudicati, e male. «Certe critiche erano giustificate, non diciamo di no. Però nessuno ricorda che siamo stati i primi a parlare, in un album come "Pullover", di omosessualità ed emarginazione; e per tanto tempo non hanno creduto neppure al nostro impegno ecologico, ci accusavano di stare con il Wwf per vendere dischi...». Già, il Wwf: i Pooh sono verdi della prim'ora, eppure sembrano assai in sintonia con le idee dominanti d'oggi. Come la mettiamo, con le politiche «ambientali» dei vari Matteoli e Poli Bortone? Gli Orsacchiotti una risposta ce l'hanno: disarmante. Non sono cattivi, quei ministri pronti a dare il via libera alla pesca con le «spadare» e alla caccia nei parchi nazionali. Sono soltanto disinformati. «Hanno sbagliato per inesperienza - azzarda Red Canzian -. Insomma, la signora Poli Bortone arriva al ministero e subito le chiedono di consentire l'uso delle spadare. Beh, mica può sapere che sono reti pericolose per i delfini e le balene. Lei dice di sì perché le sembra che non ci sia nulla di male. E la polemica sulla caccia nei parchi? Credo che Matteoli non si sia spiegato: se i cacciatori pagano qualche milione per abbattere i capi malati, è un vantaggio per il bilancio del parco. Basta capirsi. Non fare della demagogia». Loro, gli Orsacchiotti, demagogia non ne fanno. Cantano le canzoni. Lavorano duro. E la sera s'addormentano contenti: «Davvero, ci sentiamo a posto con la coscienza perché siamo orgogliosi del nostro pubblico. Un pubblico che in ventotto anni è passato dalla lettura dei fotoromanzi alle campagne del Wwf. Non è un bel risultato?». Gabriele Ferraris Testi carichi di ottimismo «Incrociamo le dita e smettiamola di remare contro Le nostre musiche per dare nuovi posti di lavoro» I Pooh: nel loro ultimo album «Musicadentro», cantano i sentimenti della «nuova Italia»

Persone citate: Gabriele Ferraris, Matteoli, Poli Bortone, Red Canzian

Luoghi citati: Italia