FINANZIARIA E CABINA ELETTORALE di Mario Deaglio

E tra D'Alema e Bossi patto della diffidenza FINANZIARIA E CABINA ELETTORALE dell'ondata di pensionamenti anticipati che si sta verificando e la cui consistenza appare ancora incerta. In condizioni come queste, gli aspetti tecnici della Finanziaria passano in seconda linea rispetto agli aspetti politici ed è proprio questo necessario primato della politica che differenzia una legge da un'esercitazione a tavolino. Le cifre devono essere tecnicamente coerenti ma il loro valore deriva, in definitiva, dalla volontà politica che sta dietro alle cifre; solo la volontà politica può spezzare le tenaglie dei ragionamenti circolari. E il vero interrogativo riguarda precisamente, al di là di dichiarazioni generali, la determinazione, la convinzione con cui maggioranza e governo intendono seguire la linea di risanamento dei conti pubblici. Questo interrogativo ha due facce. La prima riguarda il Parlamento: quali garanzie ci sono che una maggioranza divisa su tutto, quasi lacerata, come dimostra, tra l'altro, la vicenda Rai, ritrovi sufficiente unità per votare una serie di misure che lederanno comunque, se non diritti acquisiti, almeno aspettative, speranze e privilegi? Per avere la necessaria credibilità su questo punto, il governo non ha altra via che il dichiarare sin d'ora la sua intenzione di porre, se necessario, la questione di fiducia sui provvedimenti che definirà. In caso contrario, è fin troppo facile prevedere una lunga, inconcludente serie di contrattazioni e diatribe. Quando non si riesce a trovare l'accordo su una manciata di nomi di direttori di programmi televisivi e radiofonici è certo molto difficile riuscire ad accordarsi su decine di provvedimenti concreti che andranno comunque a peggiorare le finanze personali di milioni di cittadini-elettori. Cittadini-elettori, appunto. E qui sta la seconda faccia dell'interrogativo sulla credibilità politica della legge finanziaria. Perdura la sensazione, talora alimentata da dichiarazioni autorevoli, di un possibile prossimo ricorso alle urne da parte dell'attuale maggioranza per consolidare la propria, incerta posizione parla¬ mentare e per chiarire i rapporti di forza al proprio interno. E' chiaro che una Finanziaria fatta con un occhio alle urne finisce per prefiggersi obiettivi ben diversi da quelli di un'analoga legge preparata con un diverso orizzonte temporale: è semplicemente umano pensare che si prenda in considerazione la possibilità di fare qualche regalo agli elettori nella speranza di esserne ricompensati. Se la maggioranza rimane debole, è molto difficile che il governo riesca a varare una Finanziaria «forte», se sotto la Finanziaria non c'è un accordo politico esplicitamente ribadito e sottoscritto, magari consacrato da un vertice che sia qualcosa di più di una spaghettata estiva tra due alleati politici. Senza queste condizioni, senza un serio vertice di maggioranza e il proposito dichiarato di ricorrere, se necessario, al voto di fiducia, le tenaglie della circolarità soffocheranno qualunque buona intenzione. La Finanziaria sarà stata scritta sulla sabbia e i mercati internazionali ne trarranno le conseguenze. Mario Deaglio