Fini il msi se ne va in soffitta di Fabio Martini

A gennaio ultimo congresso del partito che confluirà in Alleanza nazionale A gennaio ultimo congresso del partito che confluirà in Alleanza nazionale Fini; il msi se ne va in soffitta In un summit segreto deciso lo scioglimento ROMA. Sono le due di notte, i marciapiedi di via dei Gracchi sono deserti fino a quando, dalla porta di un albergo, spunta la sagoma allungata di Gianfranco Fini. Al suo fianco l'ombra di Mirko Tremaglia, uno che non ha mai rinnegato il suo passato: «Buonanotte...», borbotta, ma è di pessimo umore. Da pochi minuti - nella sede inconsueta dell'hotel Leonardo da Vinci - si ò conclusa una lunghissima riunione segreta dell'ufficio politico dell'msi, che ha deciso l'ennesima svolta, la più tormentata: il movimento sociale italiano - il partito erede di Salò - va definitivamente in soffitta. Lo scioglimento dell'msi e la confluenza in Alleanza Nazionale sarà formalizzata dal congresso missino - l'ultimo - che si terrà a Roma dal 19 al 23 gennaio. E quel giorno l'ultimo grande apparato di partito (assieme a quello del pds), con i suoi 250 mila e le 8337 sezioni si scioglierà nel mare magnum di Alleanza nazionale. Una nottata che resterà nella storia della destra italiana quella del 20 settembre: il «Gran Consiglio» dell'msi ha deciso il nuovo strappo dal cordone fascista sull'onda di un discorso molto forte di Fini, che ha incontrato la disperata resistenza di un vecchio fascista, il repubblichino Cesco Baghino e del solito Tremaglia. Un braccio di ferro durato sei ore e consumato in uno scenario già post-missino, la saletta appartata di un albergone che ospita turisti danarosi e convegni chic. Un braccio di ferro culminato nell'ennesima vittoria di Fini/ il leader freddo che ha terminato il suo discorso con un'immagine calda, forte: «Nel 1945 si è concluso il ciclo del fascismo e si è aperto quello del movimento sociale, un ciclo che si va esaurendo e se ne sta aprendo un altro: quello di Alleanza Nazionale». E ancora: «La trasformazione dell'msi in Alleanza Nazionale è un processo oramai irreversibile» e a questo punto per crescere ancora di più, per diventare una solida destra di governo serve «un abito nuovo». La resistenza degli innamorati dell'msi l'ha condotta Tremaglia, un bergamasco di 68 anni col culto di Almirante: ((Alleanza Nazionale va benissimo - ha detto il vecchio Mirko - ma facciamone la confederazione di diversi soggetti, tra cui anche l'msi, che non deve morire...». Ma non c'è stato nulla da fare: Fini ha vinto le ultime resistenze, spalleggiato dalla generazione dei quarantenni (La Russa, Storace, Gasparri, che gli restarono fedeli quando il segretario fu spodestato da Rauti), dai cinquantenni senza nostalgie (il palermitano Lo Porto, il torinese Martinat) e naturalmente dai notabili ultramoderati come Valensise e Servello. E la spallata di Fini e dei suoi è stata così forte che nella lunga notte del «Gran Consiglio» si è arrivati a parlare già del dopo-congresso, quando l'msi non esisterà più. Anzitutto il simbolo: An manterrà l'attuale, che contiene, rimpicciolito, il vecchio logo della fiamma, con tanto di scritta «msi». Ma la discussione si è accesa quando si è parlato degli organismi dirigenti del futuro partito: l'operazione-An - ha spiegato Fini - non può essere un semplice maquillage e dunque il «parlamentino» del nuovo partito dovrà essere largamente rinnovato. «Un 70 per cento di missini e un 30 per cento di non missini», ha buttato lì il segretario. Nella notte del «Gran Consiglio» mancava però Teodoro Buontempo, che per le rivalità che li dividono non si salderà con gli altri «frondisti» (Rauti, Tremaglia, Alemanno). Eppure, Fini e i suoi attendono il congresso con qualche ansia. «La verità - spiega Tommaso Staiti di Cuddia - è che Fini non ha paura di una mini-corrente, ma teme di essere trascinato in un dibattito sul fascismo». Fabio Martini Gianfranco Fini

Luoghi citati: Roma, Salò