Di Pietro in posa quasi top model

Di Pietro in posa quasi top model Di Pietro in posa quasi top model ILPM IN VENTI SCATTI CON quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così, quell'ineffabile Standa-look, tutto di lui si può dire, tranne che curi l'immagine. In fotografia e in televisione appare volta a volta concentrato, appassionato, infuriato, sorridente, ma sempre compreso dal «contenuto», assorbito dall'azione. Dove trovare il tempo per la forma esteriore? Dimentico di sé, miracolosamente naturale, il giudice Antonio Di Pietro procede nella giungla dei processi per tangenti, mentre tutti gli altri, dal procuratore di Milano Francesco Saverio Borrelli al primo ministro Silvio Berlusconi, cedono alla tentazione dell'apparire. Amano farsi ritrarre, loro: chi, very english, a cavallo, chi fra i figlioletti biondi. Di Pietro no, Di Pietro è diverso. E l'Italia pretende da lui il miracolo. E' dunque naturale che qualcuno provi stupore nello scoprire l'amato «testone campagnolo» (se è lecito usare la descrizione coniata da Pasolini per Papa Giovanni XXIII) atteggiato a! sorriso di un modello consumato, nel primo servizio fotografico della sua carriera: quello del bravissimo Bob Krieger su Sorrìsi e Canzoni Tv e su Sette del Corriere della Sera. Clic dopo clic, ecco un Di Pietro birichino che gioca con l'obiettivo. Fintamente severo, ammicca al lettore per spiegare quella «spontanea immodestia» che l'ha reso autore di diritto costituzionale. E ancora in toga, sornione, lo cogliamo nell'atto di giurare o di dire all'imputato di turno: «Tanto non mi freghi». Si prende anche in giro, mimando uno dei tanti gesti che l'hanno reso famoso, quello di togliersi la toga, come minacciava al processo Cusani in un diverbio con l'imperturbabile avvocato Spazzali. Sarà forse, il Di Pietro modello, un'ulteriore arma per i suoi detrattori, quelli che da tempo lo accusano di «protagonismo»? «Assurdità», s'indigna Krieger, l'autore delle foto. «Lui "è" un protagonista, che piaccia o no. Ma non si comporta da divo, anzi, è una delle persone più semplici che io abbia mai conosciuto. Non voglio tranciare giudizi, faccio il mio mestiere, sono soltanto un testimone e racconto per immagini quel che vedo. E ne ho visti passare tanti nel mio studio, da Berlusconi a De Benedetti alle top model. La prima, evidente, differenza con lui? Chi vionp Ha mo di solito "on smette di parlare di sé. Lui no. Curiosissimo, disponibile, si è messo a fare domande su me, sul mio lavoro. Una dote rara». E cosa vuol dire, fermare in un «clic» l'uragano di Pietro? «L'ha detto lei, è un uragano. Turbolento, vivace come un bambino, voleva capire tutto, toccare tutto. Quel che non voleva era lasciarsi ritrarre. Della foto aveva bisogno, per la co¬ pertina del libro. Ma le assicuro che ho sudato sette camicie. Non che fosse ribelle, piuttosto disinteressato, assente, per nulla lusingato di apparire. E il disinteresse, in fotografia non "rende". Serio, gli occhi neri neri, sembrava molto più severo di quel che è. Ho dovuto lusingarlo in tutti i modi usare trucchetti d'ogni sorta per ammorbidirlo. Venti scatti faticosissimi». Ma che cosa dirà la gente a vedere questo Di Pietro che recita, che «si piace»? «Allora? Piacersi non è mica un reato. Anche io mi piaccio molto. E poi, guardi, Di Pietro non è soltanto un grande giudice, è una persona simpatica, spiritosa: ha diritto a sorridere, a una vita normale, anche a qualche peccatuccio. Altrimenti lo rendiamo disumano, lo assumiamo direttamente in cielo e non se ne parla più. A chi si fa prendere da falsi moralismi vorrei dire, anzi, che proprio per questo è un bravo giudice, perché conosce e capisce le debolezze umane. Vede cose talmente tristi tutti i giorni, lasciategli un po' di buon umore». E sorride, Krieger, a ricordare quel giorno in cui il pm d'Italia arrivò, accompagnato dal figlio Cristiano, nel suo studio, con il caseggiato preso d'assalto da curiosi e ammiratori. «Io ero lusingatissimo di essere stato scelto, lui un po' perplesso. Alla fine c'era un clima di grande simpatia e complicità. Sono riuscito a convincerlo a posare facendo io il modello e lasciandolo dietro la macchina fotografica. E' bravino, eh? Impara in fretta. Tanto che abbiamo stretto un "patto d'acciaio": io non trancerò più giudizi, lui abbandonerà la fotografia. Non voglio mica trovarmelo come concorrente...» Raffaella Silipo Krieger: «Soggetto difficile turbolento e disinteressato» Qui sopra, la copertina del libro di Antonio Di Pietro. A lato, il pm fotografato da Bob Krieger per «Sette»

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