Un genio rosso per le star

Un genio rosso per le star il caso. La vita straordinaria di Willi Mùnzenberg ricostruita dai ricordi della moglie Un genio rosso per le star Così Hollywood finanziava il Comintern L 20 ottobre 1940, non lontano dal paesino di Montagne, nei pressi di Grenoble, due cacciatori scoprirono il J corpo di un uomo ai piedi di una quercia, in mezzo al bosco. Un uomo di corporatura massiccia, con un orologio prezioso al polso. Era morto impiccato cinque mesi prima in circostanze misteriose e si chiamava Willi Mùnzenberg. Willi Mùnzenberg era un grande editore tedesco, un comunista, un amico di Lenin, un tycoon del cinema sovietico e una spia. Ed era il più potente esponente del Comintern nell'Europa occidentale. Un tipo un po' goffo, con l'aria del contadino anche negli abiti eleganti, a giudicare dalle fotografie, con una faccia lunga e astuta. Aveva una passione per il lusso, per i mobili o le limousine, e sposò un'aristocratica, Babette Gross, cognata dello scrittoi-fi Martin Buber. Ed è proprio grazie a Babette Gross, alle interviste che ha concesso a Steven Koch, capo della Writing Division della Columbia University, che è nato il libro Doublé Lives (Doppie vite), uscito da poco negli Stati Uniti dalla Free Press. Il testo si nutre di pregiudizi discutibili, ma ha un gran pregio: quello di ricostruire la figura di un genio della propaganda come Willi Mùnzenberg, il provinciale che parlava solo tedesco, l'editore che, come diceva Arthur Koestler, «tirava fuori comitali come conigli da un cappello», la spia astuta che esercitò la propria influenza su una rete di intellettuali da Brecht a Hemingway, a Lillian Hellman, Thomas Mann, Jolin Dos Passos, André Malraux fino a Kim Philby, Guy Burgess e Anthony Blunt, passando per Hollywood. Fintanto che piacque a Stalin. Cioè fino a quando Mùnzenberg fu interrogato a Mo- sca (da Togliatti) e capì che era la fine della carriera. Che Willi l'apprendista barbiere, figlio d'un oste alcolizzato della Turingia morto mentre puliva ubriaco la sua pistola, che un tipo simile, già ragazzino ricettatore di denaro per cospiratori e falsario di passaporti, potesse fare comodo a Lenin, fu un'idea di Trotzkij, che glielo presentò nel 1915 a Berna come un ragazzo prodigio. E fu proprio Mùnzenberg, più tardi, ad accompagnare Lenm al treno blindato che avrebbe portato i bolscevica alla rivoluzione («come un bacillo in una provetta», disse Churchill). Da quel giorno in poi, la strada per Willi fu in discesa. In Germania nel 1926 possedeva già due quotidiani, Berlin am Morgen e Welt am Abend, un settimanale da un milione di copie e una serie di riviste specializzate. Ma quello che più colpisce nella sua personalità è un cervello da campione di scacchi, capace di giocare contemporaneamente diverse partite. Quando nel '33 fuggì dalla Germania a bordo della sua Lincoln, il giorno successivo al rogo del Reichstag, inseguito dalia polizia di Hitler che aveva accusato dell'incendio i comunisti, si ritrovò a Parigi spiato, nell'ordine, dagli scagnozzi di Stalin, dalla Gestapo, dai servizi segreti mglesi e dagli agenti sovietici infiltrati in quei servizi. Il compito affidato dal Comintern a Mùnzenberg era di creare nell'Occidente non comunista un pregiudizio: far credere che qualunque idea alla base delia politica estera sovietica scaturisse dai più elementari valori dell'umano rispetto. La sua rete di influenza, tra giornali, cinema, radio, editoria e comitati antifascisti fu enorme. Da Bloomsbury a Hollywood la mappa di Mùnzenberg era fatta di sentieri intricatissimi che passavano per ogni sorta di personaggi: attori, in¬ tellettuali, registi. Prendiamo Bloomsbury: sulla scia di quanto predicato da Lytton Strachey e realizzato da Virginia Woolf, che fosse cioè venuto il momento di ribellarsi ai valori dei propri genitori per abbracciare la rivoluzione modernista come la più grande forza culturale del secolo, riuscì a far germogliare gli ideali della Cambridge di Guy Burgess e Anthony Blunt. Quanto a Hollywood non appena arrivò il momento adatto ci mandò il suo braccio destro, Otto Katz, un ometto che aveva proprio l'aria della spia e diceva di aver sposato in prime nozze Marlene Dietrich. Arrivò a Hollywood con la falsa identità di «Breda», combattente spagnolo antifascista, a preparare il terreno per il Fronte Popolare e la vetrina della lega antinazista di Lillian Hellmann, Dashiell Hammett e Dorothy Parker. Anche citi lo conosceva già dalla Germania, come l'amico della Garbo Salica Viertel, non lo smascherò, perché in fondo pensava che Otto mentisse per una nobile causa. Mùnzenberg non era certo così ingenuo da cercare di influenzare il contenuto dei film prodotti in America, gli bastava svuotare le tasche di chi ci lavorava, creando eventi mondani che davano lustro alla causa comunista. Eppure, quando calò la scura del Terrore, tutti i visoni di Hollywood e i gala per la guerra civile spagnola non servirono a salvare Willi dalle purghe di Stalin. Nell'ottobre del 1936 fu richiamato a Mosca proprio quand'era al culmine del successo. E si ritrovò a sorpresa davanti alla commissione interna di controllo, accusato di colpe minime, ma questo non importava, e lui lo sapeva. Cercò un'ancora di salvezza e fu rapidissimo: la Spagna. Il partito comunista sovietico aveva appena annunciato il suo appoggio a quello spagnolo nella guerra civile, senza che Stalin avesse intenzione di mandare né denaro né uomini. E Mùnzenberg riuscì a convincere Togliatti di essere l'uomo adatto ad ottenere fondi e volontari nella rete di simpatizzanti che aveva creato in Occidente. E fuggì dall'Urss. Tutta l'avventura di Hemingway, Dorothy Parker, Dos Passos e Lillian Hellman che si ritrovano hi Spagna nel '36 a girare un documentario intitolato La terra spagnola, sarebbe, a detta di Steven Koch, farina del sacco di Mùnzenberg e di Otto Katz. Ma non poteva bastare. Per ostacolare i sicari di Stalin che lo stavano tenendo d'occhio, Mùnzenberg doveva rendersi molto visibile, e pensò di riuscirci fondando a Parigi, nel '38, una rivista culturale e politica che con sorprendente ironia, date le circostanze, citiamo Die Zukunft, il futuro. Ci scrivevano i fratelli Mann, la dirigeva Koestler, ci scorrazzava Otto Katz. Fu un bello scudo, finché Hitler non attaccò la Francia. Willi Mùnzenberg fu intentato con Babette Gross, insieme agli altri esuli tedeschi nel campo di Chambarran, una base militare vicino a Lione, dove incontrò un altro grande editore tedesco, Kurt Wolff. Da lì, il 21 giugno 1940 un gruppo di persone, tra cui proprio Wolff, partì in autobus per il Sud, e un altro, con Mùnzenberg, marciò verso Sud Est in direzione del campo di Le Cheylard. Kurt Wolff arrivò a New York dove fondò la Pantheon Books, che ancora oggi pubblica tra i libri più interessanti d'America. Willi Mùnzenberg, mvece, lasciò con due uomini la sua colonna per andare a Montagne, a cercare una macchina con cui fuggire in Svizzera. Cinque mesi dopo lo ritrovarono strangolato sotto una quercia. Livia Manera Spia e intellettuale, sedusse tutti: da Mann a Hemingway a Koestler i Kim Philby, uno degli intellettuali che subirono l'influenza della spia Willi Mùnzenberg. Sotto, Lenin Sopra, John Dos Passos e Dashiell Hammett, anche loro «vittime» dell'agente segreto