Haiti disordini e primi morti di Foto Reuter

Haiti, disordini e primi morti La polizia uccide 2 manifestanti a favore del governo in esilio mentre continua lo sbarco Usa Haiti, disordini e primi morti Aristide respinge l'accordo con i golpisti WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Brutti segni. Mentre le truppe americane continuavano ieri senza colpo ferire la loro tranquilla occupazione di Haiti, la polizia del regime ha più volte caricato manifestanti a sostegno di JeanBertrand Aristide. Ci sono già stati due morti. Altri sviluppi della situazione promettono un futuro aggravamento della tensione. Il compromesso raggiunto drammaticamente domenica scorsa da Jimmy Carter mentre l'invasione era praticamente già cominciata rivela ogni giorno di più le sue contraddizioni. Se Aristide, con un risentito comunicato, ha annunciato la sua intenzione di non rispettare un compromesso che deplora (lamenta in particolare il mancato disarmo dei golpisti che «sono accusati di atroci violazioni dei diritti umani e vanno ancora in giro armati»), il suo nemico, il generale Raoul Cedras, ha fatto sapere che non ha nessuna intenzione di lasciare Haiti. Anzi, nel dare questa notizia, il suo amico Charles David, ministro degli Esteri, si è spinto molto oltre. Ha anticipato che, oltre a non lasciare il Paese, Cedras spera di avere in futuro «un ruolo politico». Di più ancora: secondo David, Cedras neppure si dimetterà se prima il Parlamento haitiano non avrà votato l'amnistia. Il testo dell'accordo stipulato parla di dimissioni appena l'amnistia verrà votata e, comunque, anche in assenza di questo voto, non oltre il 15 ottobre. La questione del Parlamento, poi, è molto ingarbugliata. Il governo americano lo ha definito «illegale» da quando Cedras ha fatto celebrare nuove elezioni per riempire i seggi dei parlamentari fedeli a Aristide e fuggiti dopo il golpe. Non si capisce quale Parlamento voterebbe l'amnistia. Ma la questione più seria è quella posta dall'intenzione di Cedras di costruirsi un futuro politico in vista delle elezioni del '95, mentre Aristide, tornato in patria, potrebbe cercare di vendicarsi. Sarebbe la guerra civile. Nemmeno all'Onu il compromesso piace: ieri l'inviato speciale di Ghali, Dante Caputo, si è dimesso affermando che gli ameri- cani non lo hanno nemmeno consultato sull'accordo, col quale «i golpisti hanno ottenuto tutto quello che chiedevano». Lo stesso Ghali ha ricordato ieri che la risoluzione 940 su Haiti prevede che i golpisti lascino il Paese. Il compromesso di domenica parla solo di «onorevoli dimissioni» di Cedras e compagni, non di esilio. Ma il Segretario di Stato Warren Christopher aveva dichiarato di essere certo che i militari golpisti lasceranno sponta¬ neamente Haiti: «Non è scritto nell'accordo per permettere loro di salvare la faccia, ma me lo ha detto Carter che se ne andranno». «Puro nonsenso - ha ribattuto seccamente Carter -. Non l'ho detto e non avrei potuto, perché costringere un individuo all'esilio costituisce una violazione dei suoi personali diritti». Si è saputo che, quando il negoziato stava per saltare, Carter, in un ultimo appassionato intervento, ha confessato a Cedras di «provare vergogna per la politica condotta dal mio Paese verso Haiti». Dal contesto si capisce che Carter intende soprattutto riferirsi all'embargo, che ha così duramente provato la popolazione haitiana. Infatti, adesso, anche sulla questione dell'embargo le contraddizioni esplodono. Sembrava che l'accordo indicasse come data per la sua cessazione quella del ritorno al potere di Aristide. «Niente affatto - ha detto Carter -. L'Onu devo cominciare subito a discutere sulla sua cancellazione». Ma, dietro la «vergogna» provata da Carter, sembra esserci dell'altro: un giudizio su Cedras diverso da quello che l'amministrazione Clinton si era formata. Del resto, meno di una settimana fa, Clinton aveva definito i golpisti «una banda di criminali responsabile del più grosso bagno di sangue avvenuto nel nostro emisfero», ma i militari resteranno al governo per un altro mese, saranno amnistiati, se ne andranno «con onore» e forse un giorno potranno tornare al potere. La contraddizione è evidente. Ma si è saputo che Carter ha dipinto a Clinton Cedras come un militare pieno d'onore, preoccupato per il suo Paese. Cedras - ha raccontato Carter - non voleva il golpe e, in realtà, e stato colui che ha salvato la vita di Aristide. Il parlamentare democratico Tom Harkin, candidato alle ultime presidenziali, lia commentato acidamente: «Siamo andati a Haiti dalla parte di Aristide e adesso ci restiamo dalla parte di Cedras». Il Congresso ha ratificato il compromesso, ma le mozioni hanno precisato che in quel modo si intendeva solo approvare il mancato intervento, non la politica che l'aveva quasi fatto scattare. Il Congresso, inoltre, chiede che le truppe ritornino «il più presto possibile». Ma John Shalikashvili, capo di tutti gli stati maggiori, ha anticipato che il contingente americano rimarrà a Haiti fino a dopo le prossime elezioni, almeno fino al febbraio del '96. Negli Stati Uniti serpeggia il terrore che Haiti diventi come la Somalia: niente «g nemici, ma 11 troppi morti, [p.p.] Cedras: «Io resto sull'isola, e voglio un ruolo politico» Carter gli ha detto «La nostra politica verso di voi mi fa vergognare» Si dimette l'inviato dell'Orni: «L'accordo equivale a una resa» Soldati della I0a divisione dell'Us Army sbarcano dall'elicottero all'aeroporto internazionale di Port-au-Prince Qui sopra un altro G.l. osserva i dintorni [FOTO REUTER]