Torna «Contessa» Scoppia la polemica di Maurizio Tropeano
Torna «Contessa» Scoppia la polemica «Guerra» tra cantautori sull'inno del '68 Torna «Contessa» Scoppia la polemica «Compagni dai campi e dalle officine/prendete la falce e impugante il martello/scendete giù in piazza e picchiate con quello/ scendete giù in piazza e affossate il sistema». 1968 e dintorni, il ritornello di «Contessa» una sorta di «inno ufficiale della protesta» risuonava dai cortei in tutta Italia. Parole dure, che incitavano alla violenza, all'.azione diretta, a punire i traditori: «Se il vento fischiava ora fischia più forte/le idee di rivolta non sono mai morte/se c'è chi lo afferma non statelo a sentire/è uno che vuole soltanto tradire/ se c'è chi lo afferma sputategli addosso/la bandiera rossa ha gettato in un fosso». Le ha firmate Paolo Pietrangeli, oggi regista del Maurizio Costanzo show. Ventisei anni dopo, alla vigilia di quello che molti prevedono come un nuovo autunno caldo, l'Unità lancia nelle edicole una nuova iniziativa editoriale: un Lp che raccoglie le sue canzoni di protesta e non. Una riedizione con polemiche. Ivan della Mea, presentando l'iniziativa sul giornale diretto da Veltroni scrive: «Contessa è rimasta ed è colonna sonora del '68. Tocca cantarla anche oggi, sempre... Questa canzone, piaccia o non piaccia all'autore, è sinonimo di Paolo Pietrangeli. Io così l'ho conosciuto e mi è caro questo ricordo». Che succede? Davvero Paolo Pietrangeli ha rinnegato quella canzone, quelle parole di battaglia scritte nel 1967 dopo la morte di uno studente? «Beh, ci sono stati certi periodi - replica Pietrangeli - in cui non ne potevo veramente più, l'ho cantata troppo. Poi ho ripreso, di recente l'ho suonata anche alla festa dell'Unità di Modena. Certo però che i tempi sono cambiati non è facile scordare che dopo Contessa sono venuti gli Anni di piombo. Io non ho mai rinnegato nulla del mio passato, non mi sono mai pentito di quello che ho fatto e scritto. Ma una riflessione su quel periodo storico è senza dubbio necessaria». Ivan delle Mea getta acqua sul fuoco: «Mi spiace che il mio articolo sull'Unità sia stato interpretato come un attacco a Pietrangeli. Contessa di fatto era e rimane la canzone simbolo, una sorta di "inno ufficiale" del '68. E' normale che dopo un certo periodo uno si stufi di cantarla. E' vero anche che si è passati da un'esortazione generica della violenza alla sua applicazione. Comunque Paolo ha sicuramente avuto momenti di perplessità su quella canzone, su quel periodo, perplessità che venivano fuori anche dal suo film». Perplessità che Pietrangeli non nega: «Allora avevo vent'anni, la canzone era stata scritta in un contesto di lotte, di piazze piene, di manifestazioni. Adesso ho 50 anni e guardo le cose con più distacco. Comunque quelle parole, quella canzone mi appartengono idealmente». Già, lui adesso lavora per la Fininvest, dall'altra parte della barricata. Pietrangeli riscriverebbe quella canzone? «Voglio precisare che io non sono sdraiato sulle posizioni del Presidente del Consiglio e della sua maggioranza. Ho un lavoro che cerco di fare bene e anche qui cerco di tener duro e di fare le cose in cui credo». E quella canzone? Quell'«impugnate il martello e picchiate con quello» lo riscriverebbe? «Sì, il senso di quella canzone lo riscriverei, forse non con le stesse parole». Maurizio Tropeano Il regista Paolo Pietrangeli autore della canzone Contessa: «Non ho mai rinnegato quello che ho scritto»
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