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Fa il lavavetri per protesta «Rovinato dalPantiracket» Negoziante fallito dopo la denuncia, Sos a Maroni Fa il lavavetri per protesta «Rovinato dalPantiracket» VARESE. In piazza a lavare i vetri come un «vu' cumprà», nella città del ministro dell'Interno. E così, l'ultima provocazione di Paolo Bocedi, commerciante, impegnato da tre anni in prima fila contro estorsione e usura, si è trasformata in un incontro con Maroni. «Il mio dovere l'ho fatto, ora tocca allo Stato», dice mentre pulisce i vetri al semaforo di piazza Monte Grappa, in pieno centro. Gli automobilisti lo guardano allibiti, lui distribuisce copie di «Pizzo amaro», il libro che parla della sua storia: un commerciante di Saranno, vittima del racket e fondatore di «Sos Impresa». Nel '91, dopo aver denunciato i suoi estorsori, ha perso tutto: il negozio di mobili in via Leopardi, la casa di famiglia, il conto in banca, la tranquillità. Gli hanno anche messo una bomba sótto casa, ma lui è andato avanti con la crociata. Ieri è sceso in piazza armato di bottiglia piena d'acqua, spugna e spazzola, nel traffico dell'ora di punta. «Sono ridotto come un marocchino, ma non mi piegheranno. Ho con me tutti i commercianti italiani, vittime dei taglieggiatori e degli usurai. E la solidarietà di Tano Grasso, Pino Arlacchi e Violante». Ma Paolo Bocedi è a Varese perché «questa è la città di Roberto Maroni, è lui, adesso, che deve aiutarmi». Quello che Bocedi auspicava, accade alle 12,30. Il ministro dell'Interno, in jeans, è a pochi metri, sotto i portici a fare compere, con moglie e figli. Bo :edi gli è addosso in un attimo: «Ministro, non so spiegare, ho paura. A ottobre escono di galera i miei estorsori, sono solo. La mia famiglia è in pericolo». Vuole ottenere il fondo di solidarietà che spetta alle vittime dell'usura. «Se ne ha diritto - risponde Maroni - allora lo avrà. Me ne occuperò lunedì», [o. p.]