Una polveriera dimenticata dallo Stato

Una polveriera dimenticata dallo Stato Una polveriera dimenticata dallo Stato In duemila vivevano senza luce, acqua e servizi igienici PROVINCIA D'AFRICA NAPOLI ILLE lire per una cassetta di pomodori: ore e ore passate nei campi inseguendo il sogno di un vero lavoro e di una vera casa. E se per un ingaggio bisogna obbedire ai caporali, se invece di un letto alla sera c'è un lercio giaciglio, poco importa. Per quel sogno sono arrivati a migliaia, un'invasione che ha cambiato la faccia di Villa Literno. Hanno occupato casolari e costruzioni abusive, scheletri di cemento senza neppure le pareti. Poi si sono ritrovati chiusi in un recinto di catapecchie e rifiuti, quello che senza vergogna si chiama «Ghetto», il ghetto senza niente degli africani. Era lì da quattro anni. Tre ettari di terra attorno ad una vecchia masseria in via delle Dune, tra la provinciale che arriva al mare e una stradina di campagna che confina con un canneto. La storia comincia agli inizi del 1990, quando i primi si sistema- no nei ruderi di quelle che furono stalle che adesso non hanno il tetto. Dopo, attorno alle camerate in muratura, si sono accampati gli altri: roulottes sgangherate, baracche in legno e lamiera, un agglomerato che si è esteso sempre di più. Da poche cen¬ tinaia, sono diventati mille, quasi duemila a primavera, alla vigilia del raccolto. Vengono dai Paesi dell'Africa occidentale, con una presenza prevalente di immigrati del Bourkina Faso e della Costa d'Avorio, le due comunità forti tra nuclei di nige¬ riani, ghanesi e immigrati del Togo. Abbandono e degrado hanno segnato per mesi la cittadella dei disperati: là non arriva l'acqua, non c'è luce, la fogna è un rigagnolo di acqua putrida che scorre al centro del campo. Ma quella gente, per gli altri, non esisteva. Ad organizzarsi hanno pensato da soli: «ristoranti», negozietti ricavati nelle catapecchie, una baracca per pregare, rappresentanti per ogni gruppi e nazionalità. E con il tempo la baraccopoli è diventata un centro di smistamento: nel Casertano là coltivazione del pomodoro è in crisi, i neri arrivano ad ondate, si fermano, ripartono per la provincia di Foggia, tornano alla fine della stagione del raccolto. Eppure, che Villa Literno fosse diventata una polveriera, lo si era capito ancor prima che il ghetto nascesse sotto la spinta di un flusso inarrestabile. C'era voluta la morte di Jerry Masslo, un profugo sudafricano assassinato per quattro lire da una banda di balordi. Era il 24 agosto del 1989. Ma dopo le marce, dopo i comizi, di quel paese di 10 mila abitanti stravolto dall'arrivo degli extracomunitari si sono scordati tutti, nonostante il lavoro e gli appelli delle associazioni di volontari, nonostante l'impegno della Chiesa. Nel frattempo, l'accampamento di via delle Dune cresceva e con esso le tensioni. Spacciatori, malavitosi, si mescolano a chi va nei campi. Un mese fa nel ghetto parte una spedizione punitiva contro un immigrato della Costa d'Avorio accusato dagli altri di smerciare droga: lo pestano a sangue. E ancor prima, arriva il segnale del rifiuto: le roulottes sistemate dalla Charitas vicino al cimitero per un centro di accoglienza vengono incendiate nella notte. Ma soltanto quest'estate lo Stato si accorge del ghetto di Villa Literno. E'lì che a luglio si incontrano i «sette piccoli della terra», per il contro-vertice del G7. E' lì che il vescovo di Caserta, Raffaele Nugaro, lancia il suo appello per cancellare quella vergogna. Ed è lì che le associazioni di volontariato si danno appuntamento per un forum antirazzista. Ad agosto il problema esplode con l'arrivo di una delegazione della commissione Affari sociali della Camera: i parlamentari descrivono una situazione da brivido. Bisogna fare qualcosa. E un mese è il ministro Antonio Guidi a visitare il ghetto e a ordinare interventi immediati. Arriva un gruppo elettrogeno dei vigili del fuoco, arrivano le autobotti della Protezione civile, arrivano i gabinetti, viene installato un presidio medico. Per Guidi è necessario, prima di ogni cosa, fornire servizi elementari a uomini vissuti come bestie. Ma non è finita. La Regione Campania dà il via alle polemiche e si batte, senza vie di mezzo, per lo smantellamento immediato del campo. A cancellare il ghetto, però, invece delle ruspe, ci ha pensato il fuoco. Mariella Cirillo Un ghetto nel mirino degli abitanti e degli amministratori Dalla Chiesa gli unici soccorsi Da 4 anni il Ghetto di Villa Literno era diventato il rifugio per 2000 neri

Persone citate: Antonio Guidi, Dalla Chiesa, Guidi, Jerry Masslo, Mariella Cirillo, Raffaele Nugaro