« All'Italia fa bene il calore del Sud »
« A Giovanni Paolo II a Lecce improvvisa: col vostro entusiasmo si costruisce il futuro « All'Italia fa bene il calore del Sud » Il Papa lancia l'allarme disoccupazione C'è Buttiglione, D'Alema assente si scusa LECCE DAL NOSTRO INVIATO Da Lecce il Papa lancia l'allarme disoccupazione e - improvvisando - un messaggio di unità al Paese. «Grazie per questa accoglienza calorosa - ha detto in piazza Sant'Oronzo ieri sera - si sente che siamo in Meridione. Dal Nord al Sud le temperature cambiano, anche da Roma a Lecce. Sono convinto che si deve camminare spesso verso il Sud per trovare l'entusiasmo, per costruire il futuro di tutta l'Italia. L'Italia è privilegiata da questa sua estensione dal Nord al Sud e dalla complementarità delle due tradizioni. Qui siamo in Magna Grecia - ha continuato fra gli applausi della folla entusiasta - ma siamo in Italia, grazie a Dio! Questo è importante anche per il Papa. Spero di poter ritornare, e di riportare da qui a Roma molte nuove energie». Un ritorno alla grande, nella prima visita italiana dall'incidente dell'aprile scorso; il Pontefice è parso in forma migliore rispetto a Zagabria: è sceso senza bastone dall'«executive» atterrato nell'aeroporto di Galatina, per essere ricevuto da un ministro di Alleanza Nazionale, Adriana Poli-Bortone, che si è genuflessa a baciargli la mano. E naturalmente a Lecce c'è anche - è terra sua - il segretario del Partito Popolare, Rocco Buttiglione. In spirito, infine, anche il deputato di Gallipoli, nonché segretario del pds, Massimo D'Alema, trattenuto a Modena dalla Festa nazionale dell'Unità. «La prego di volermi scusare per quest'assenza - ha scritto D'Alema «profondamente dispiaciuto» a monsignor Cosmo Ruppi, vescovo di Lecce - che non è in alcun modo mancanza di considerazione per lo straordinario valore di questo evento». Giovanni Paolo II è stato accolto con grande entusiasmo, nella «Firenze del barocco» salentina, e ha fatto del suo meglio per ricambiare. Rispetto a Zagabria sembrava un altro uomo: sorrideva, alzava le braccia in gesto di saluto, si guardava intorno come alla ricerca di una battuta, di uno spunto per avvincere la folla. Quasi come ai vecchi tempi; quasi, perché il Pontefice sembra cominciare ad accettare l'idea di doversi dare dei ritmi più quieti. E ieri la giornata è stata davvero quieta. Il Pontefice è giunto in piazza, si è seduto sulla poltrona barocca del palco, e ha ascoltato il saluto - in stile con l'architettura della città - del sindaco Corvaglia, ex de, la cui voce sembrava quasi spezzarsi in un singhiozzo mentre denunciava «l'emarginazione, le situazioni irrisolte di giustizia e di bisogno, il disinteresse verso i problemi del Meridione, dei giovani, della disoccupazione, della criminalità». E' la grande preoccupazione di qui. Il vescovo di Lecce ricorda i centomila disoccupati, di cui trentamila diplomati e laureati: «Chiedono che solidarietà non sia solo una parola. La verità è che del milione di posti di lavoro promessi dal nuovo governo non ne abbiamo visto neppure uno, qui a Lecce e nella nostra regione». Giovanni Paolo n non tocca i temi della nostra politica, ma ha sottolineato «il crescente fenomeno della violenza e della criminalità organizzata, che investe soprattutto i giovani, vittime non di rado dei terribili lacci della droga». Stato, magistratura e forze dell'ordine fanno molto, ma non basta: «A ragione - ha detto il Pontefice - rilevate anche che la principale causa dell'aumento delia criminalità è la sfiducia suscitata nelle giovani generazioni dalla mancanza di lavoro e di concrete prospettive per l'avvenire. Come chiudere gli occhi su tale evidenza? E come non ascoltare il lamento di tante famiglie provate dal bisogno e angosciate dalla precarietà occupazionale?». E subito dopo l'appello: «Fin da questo primo incontro desidero dar voce a tanta sofferenza, chiedendo che tutte le forze sociali si impegnino attivamente e concordemente a trovare soluzioni adeguate a questo problema. Da qui infatti dipende il superamento di tante difficoltà, con cui la vostra comunità deve misurarsi». Da questo sperone nell'Adriatico non poteva, il Papa, non lanciare uno sguardo aldilà del mare: «Penso all'amata Albania, giovine nella sua ritrovata democrazia; alla Grecia, faro di civiltà e sorella nella fede; alle travagliate regioni dei Balcani, e in special modo a Sarajevo città martire di questo ultimo scorcio di millennio». Marco Tosarti «Ascolto il lamento di tante famiglie angosciate per la mancanza di lavoro» Un saluto anche all'amata Albania alla Grecia a Sarajevo «martire» Papa Giovanni Paolo II in visita a Lecce accolto dal ministro Adriana Poli Bortone
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