Ma «lo squalo» se l'è cavata patteggiando una pena mite

Ma «lo squalo» se l'è cavata patteggiando una pena mite Ma «lo squalo» se l'è cavata patteggiando una pena mite LA LEGGE INGIUSTA VINCENZO Sibilia, 60 anni, originario di Noto, soprannominato «lo squalo» nel mondo della mala e degli usurai, ha saldato ieri uno dei suoi conti con la giustizia patteggiando davanti al pretore un anno e undici mesi di reclusione e tre milioni di multa. Gli resta da saldare un conto più pesante in Procura, dove è aperta un'altra inchiesta. E' improbabile che riesca ancora a sfuggire il carcere perché, nel frattempo, le norme che puniscono l'usura sono cambiate e prevedono pene più pesanti, da uno a cinque anni. Il pretore Giorgio Semeraro ha sollevato un conflitto di competenza ma la Cassazione gli ha restituito il procedimento affermando che l'imputato doveva essere giudicato in base alla vecchia normativa. Sibilia, difeso dagli avvocati Anetrini e Mirate di Asti, ieri mattina non si è presentato in aula. I legali hanno presentato un certificato: «Il nostro cliente è gravemente ammalato, ma non si oppone alla celebrazione del processo perché intende patteggiare». Al processo non si sono presentate nemmeno le uniche due coppie che si erano costituite parte civile tra le quarantaquattro persone vittime degli astronomici tassi praticati dallo «squalo»: da un minimo del 20 per cento a un massimo del 200. Con il consenso del pm Parodi il pretore ha concesso il patteggiamento informando il pm della Procura Marcello Tatangelo dell'esito del procedimento. Nel certificato penale di Sibilia c'è la storia di un uomo che si è fatto dal nulla: prima qualche denuncia per contrabbando di sigarette, poi per assegni a vuoto, ricettazione ed infine per usura. Mentre era già inquisito dal pretore, Sibilia ha continuato imperterrito la sua attività di usuraio con le sue finanziarie, la «Se. Fin», con sede in via Gottardo 101, e la «Torino 90», ufficio in via Leinì 51, sede legale in via Monte Rosa 79. La procura ha ordinato una perquisizione: gli agenti hanno trovato nei dischetti del computer la documentazione relativa ai «clienti» con le prove dei tassi praticati. Sarebbero più di cinquanta le persone danneggiate. Quando il cliente non riusciva a far fronte agli interessi dava in cambio titoli, in qualche caso cedeva un immobile, che veniva acquistato da un amico dello squalo. L'usuraio risulta proprietario di una quindicina di appartamenti, a Torino, Vercelli, Mango di Cuneo, San Maurizio Canavese, e di terreni per un valore di 15 miliardi. Nel luglio scorso, per Sibilia sono scattate le manette. Gli agenti sono andati a prelevarlo all'ospedale Gradenigo dove èra ricoverato. L'usuraio, dopo 40 giorni di carcere, ha ottenuto gli arresti domiciliari nella sua abitazione a San Maurizio Canavese, via Ceresole 17. Claudio Cerasuolo Vincenzo Sibilia al momento dell'arresto Ora l'attende un altro processo ma la legge è cambiata e rischia da I a 5 anni di carcere

Luoghi citati: Asti, Cuneo, San Maurizio Canavese, Torino, Vercelli